Padre Timoteo Astradi è morto sabato 18 novembre all’età di 91 anni a Galliate, in provincia di Novara, dove era stato trasferito nelle ultime settimane della sua malattia. Martedì scorso ad Alessandria si sono celebrati i funerali nel Santuario del Sacro Cuore di Gesù, la Chiesa dei frati cappuccini di Alessandria. La salma è stata sepolta nel cimitero di Castano Primo (Milano) dove padre Timoteo era nato il 28 ottobre 1926.
Abbiamo chiesto a padre Piercarlo Vallegra, frate cappuccino da poco tornato ad Alessandria, di raccontarci il “suo” padre Timoteo.
Padre Piercarlo, chi era padre Timoteo? «Io l’ho conosciuto nel 1997, qui in convento ad Alessandria. Era un frate cappuccino, entrato in seminario da ragazzo, come “fratino”. Ed è stato frate per tutta la vita!».
Quali erano le sue caratteristiche peculiari? «Ho sempre visto in lui una grande disponibilità verso il prossimo, soprattutto verso i laici che venivano in Chiesa. La sua è stata una vita passata nel consolare, nel consigliare… ma soprattutto nell’ascoltare, per poi dare un aiuto a ciascuno secondo il bisogno. Per questo potrei dire che è stato anche un po’ psicologo. In lui ho colto un certo livello di santità: ascoltare gli altri è una grande carità, anche nel dare le risposte giuste».
Confessione e accompagnamento spirituale… «L’accompagnamento spirituale oggi è una cosa che sceglie la persona. È una compagnia alla persona».
Ricorda qualche episodio, in particolare? «Padre Timoteo aveva una grande disponibilità nei confronti miei e degli altri frati e partecipava al dialogo in comunità, anche se era un po’ sordo. Era uno che si dava da fare… Una cosa importante che riguarda la confes- sione è questa: nella nostra chiesa ad Alessandria in questi 22 anni c’è stato un impulso nelle confessioni, grazie alla sua presenza e alla sua sapienza, anche divina. È stato un segno molto importante».
E adesso? «Adesso siamo in quattro a confessare: i frati ci sono!».
A lei che cosa ha insegnato padre Timoteo? «A me ha insegnato il valore della preghiera e la fede nel Signore che non abbandona. Non l’ho mai visto disorientato, l’ho visto sempre sereno. Questo è un segno di fede, e la fede non viaggia da sola: è sempre accompagnata da speranza e carità».
Come vede la situazione della Chiesa attuale? «Vedo che negli ultimi 50 anni c’è stato un calo sensibile nel trasmettere i valori umani e cristiani, un calo di fede. Già al tempo di Paolo VI il papa diceva che tende a diminuire, ma quei pochi che ci sono devono avere una fede eroica per andare controcorrente. Oggi è difficile».
Questa può essere anche una possibilità? «Una possibilità, sì, per avere meno idolatria nel denaro e nel potere. Bisogna vedere se sapremo cogliere questa opportunità. Se i ricchi non entreranno nel regno dei Cieli è perché i poveri sentono di più il bisogno di Dio, e questa povertà dovrebbe far crescere nella fede».
Padre Timoteo in una parola? «Un frate cappuccino: povero, umile e semplice».
Andrea Antonuccio