Prosegue il percorso alla scoperta delle persone e delle storie dietro al pellegrinaggio diocesano a Lourdes. Sei giorni, una preparazione lunga un anno fatta non di solisti ma di un grande lavoro di squadra, corale.
Il futuro dell’Oftal non è un dopo lontano, ma c’è già e ci appartiene, coinvolge tutti, dame, barellieri e ammalati. «Chi crede nella Pasqua coltiva la speranza» (Giorgio La Pira), e la speranza dell’Oftal è rappresentata dalla brigata con pettorina verde da «tirar su bene». Sono gli adolescenti che vengono a Lourdes, provano il servizio e vivacizzano il pellegrinaggio regalando freschezza ed entusiasmo. Rosalba Malta maestra alla scuola primaria Angelo Custode, è tra i giardinieri che curano il vivaio Oftal, con l’aiuto di Maria, Carlotta, Maurizio e Giuliano.
Da quanto tempo sei nell’Oftal?
«Sono quasi 10 anni».
Che servizi hai svolto in pellegrinaggio?
«Sono stata qualche anno in refettorio e adesso con i ragazzi della Green Car».
Che cosa è per te la Green Car?
«La Green Car è un servizio che definisco speciale. Si prepara il «semenziere» per far sì che le persone ed i ragazzi si innamorino di Lourdes. Ogni anno, quando incominci a prepararti al pellegrinaggio, speri sempre che scatti qualcosa in loro. Quello che ottieni è un avvicinamento di questi ragazzi che sono alla ricerca, li accompagni in questo cammino di ricerca… I giovani sono sempre molto ricettivi e sensibili all’esempio. Armando una volta mi disse che noi «grandi» dobbiamo ricordarci che siamo sempre in servizio e che anche quando stiamo facendo cose che non riteniamo importanti, dobbiamo farle bene perché i ragazzi ci guardano, e ci prendono da esempio. Loro sono solo alla ricerca di una strada e ci guardano per capire».
Secondo la tua esperienza personale come educatrice a scuola e anima del «Contastorie» sempre insieme ai bambini, e dopo aver vissuto il servizio in Green Car, che caratteristiche dovrebbe avere il responsabile ideale?
«Innanzitutto deve essere una persona «risolta», avere già superato i propri dubbi ed incertezze per essere testimone credibile. In quei giorni ognuno di noi deve rispettare il proprio posto. Siamo un riferimento. E poi ci vuole tanta voglia di stare con i ragazzi!».
Come vi preparate al pellegrinaggio? Vi vedete durante l’anno?
«In realtà abbiamo rinunciato a preparare il gruppo prima… Le intenzioni sono sempre le migliori ma poi è difficile riunire lontano da Lourdes tante persone da ambienti così diversi».
Che cosa ti fa dire che il pellegrinaggio «è andato bene»? Qual è il risultato che tu speri sempre di ottenere?
«Guarda, mi auguro solo che l’esperienza di Lourdes la portino nei loro ambienti, a casa, in famiglia, tra i loro amici».
Patrizia Astore