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Voci dall’Oftal – Accogliere a Lourdes

Continuiamo nel viaggio alla scoperta delle persone e delle storie dietro ai sei giorni del pellegrinaggio diocesano a Lourdes. Sei giorni, una preparazione lunga un anno fatta non di solisti ma di un grande lavoro di squadra.

Dal 1874, nell’Accueil Saint Frai, la congregazione delle Figlie di Notre-Dame des Douleurs esercita il servizio di accoglienza di migliaia di ammalati e anziani che si recano a Lourdes da tutto il mondo. Durante il pellegrinaggio Oftal, un centinaio di persone vi alloggiano assistite dai nostri volontari in un clima evangelico di condivisione famigliare. Per gli alessandrini, la figura di riferimento di questo luogo è Leila Raiteri. L’aspetto da ragazzina non fa intuire i 40 pellegrinaggi ed i 29 anni di stage: ha 54 anni e Lourdes ha impregnato la sua esistenza già prima che venisse al mondo.

«Ho mosso i miei primi passi al Saint Frai all’età di cinque anni. Mio papà ha dato tutta la sua vita a Lourdes e noi eravamo sempre là, quindi è stato semplice decidere di fare stage al Saint Frai. Per me era casa».

Quanto di Lourdes c’è nella tua vita?
«Lourdes è la mia vita, tutti giorni! Per me gli stage durano ormai quasi un mese all’anno. Ho fatto una settimana ad aprile e ora tornerò per tre settimane quando ci sarete anche voi in pellegrinaggio. Ma ho contatti con le mie suore del Saint Frai quasi ogni giorno, come se fossimo una grande famiglia, e poi con le hospitalière e le stagière che provengono da tutta Italia».

Che cosa caratterizza il Saint Frai?
«Al di là di essere una famiglia, la casa è gestita dalle suore dell’ordine di Marie Saint Frai che ne è stata la fondatrice. In questa casa, che ricevono in donazione da Madame de Vogue subito dopo le apparizioni, iniziano ad accogliere gli anziani. La congregazione è presente in Francia, Libano ed Egitto con case di riposo. Questa di Lourdes si è aperta ai pellegrinaggi. La loro vocazione è l’accoglienza con la carità e la preghiera ed è questo ciò che mettiamo in pratica. Nel mio ruolo faccio l’accoglienza della stagière, le chiedo un servizio per la settimana, ma soprattutto cerco di farla sentire a casa, parte di noi, che è importante il suo contributo e che lei, lì in quel momento, è molto utile».

Come può una struttura di questo tipo, moderna e funzionale, ospitare le persone facendo pagare una spesa contenuta?
«La struttura dispone di 400 posti letto e quindi è impensabile mandarla avanti solo con stipendiati. Il volontariato è fondamentale. La responsabile dei piani è una suora dell’ordine, una per piano. Una suora è responsabile delle due cappelle. Poi c’è la direttrice generale del Saint Frai. Questa è anche la loro casa e per questo noi ci diversifichiamo molto dal Notre Dame, come servizio e come gestione interna. Avendo le suore lì con noi, viviamo insieme a loro momenti spirituali, formativi e conviviali. Il lunedì abbiamo un goutier, un momento con tutte le stagière e le suore per fare conoscenza. Il martedì c’è il rosario e il giovedì la messa nella cappella con le suore».

Patrizia Astore

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