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In salute – Capelli in caduta libera

Si può vivere tranquillamente anche senza, ma spesso la perdita di una quantità significativa di capelli rappresenta un problema dalle importanti ripercussioni psicologiche e sociali per chi ne soffre. La calvizie può essere di varia natura e si definisce alopecia androgenetica quando è condizionata dagli ormoni maschili, mentre in altri casi è influenzata da disturbi legati per esempio allo stress, ad una dieta drastica, all’anemia, all’assunzione di specifici farmaci.

“Diventa quindi essenziale farsi visitare dal dermatologo per ottenere una corretta diagnosi e individuare il trattamento più adeguato”, spiega il professor Steven Nisticò, specialista in dermatologia. “Se all’origine non c’è un motivo androgenetico si possono utilizzare lozioni a base di antiossidanti integrati da una supplementazione per via sistemica (ad esempio vitamina E, B6, acido folico, acido pantotenico) per favorire il normale trofismo dei capelli. Se la causa è di tipo ormonale, invece, l’unico principio la cui efficacia è stata scientificamente dimostrata è il minoxidil, un vero e proprio farmaco in lozione, disponibile sotto prescrizione medica, che induce vasodilatazione aumentando così l’apporto dei nutrienti al follicolo pilifero”. In alternativa al minoxidil associato a integratori, può essere prescritto finasteride, un farmaco orale che arresta la caduta favorendo anche la ricrescita e il rinfoltimento dei capelli che si erano miniaturizzati. Non tutti i pazienti sono tuttavia eleggibili alla terapia con finasteride poiché la molecola interviene sugli ormoni maschili, inibendo la trasformazione del testosterone in diidrotestosterone.

“Esistono poi trattamenti ambulatoriali disponibili in caso di diradamento come le iniezioni di prp (plasma autologo arricchito di piastrine)”, spiega Luca Paolelli, specialista in chirurgia generale, in medicina e chirurgia estetica alla Salutati Clinic di Milano, “ottenuto da un prelievo di sangue del paziente da cui sono estratti i fattori di crescita allo scopo di stimolare l’attività proliferativa del bulbo. Un trattamento che deve essere effettuato una volta al mese per tre mesi e poi ripetuto con un richiamo a distanza ogni sei mesi. Nel caso dell’alopecia androgenetica l’unica via risolutiva è però rappresentata dall’autotrapianto di capelli e talvolta può essere necessario ripeterlo una seconda volta”. Due le tecniche disponibili: una è la fue (follicular unit extraction), che prevede la trazione del bulbo e il prelievo diretto dell’unità follicolare dall’area del capo donatrice alla zona dove è necessario reimpiantarla. Con la tecnica fut (follicular unit transplantation), invece, si rimuove una losanga di cute e capelli dall’area donatrice, solitamente dietro alle orecchie, e poi le diverse unità follicolari sono suddivise e reimpiantate nell’area che lo necessita.

Elena Correggia

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