IL VANGELO E LA BIRO
La fede s’incarna
Nell’Antico Testamento il mare è descritto come popolato da mostri impressionanti e, pertanto, nella mentalità degli israeliti questi è simbolo di morte. Per un popolo fatto principalmente di pastori, abituati a vivere in zone desertiche, il mare evoca, quindi, senso di paura e di minaccia. Non c’è da stupirsi se la vista di Gesù che cammina sulle acque lasci i suoi discepoli ancor più sgomenti. “I discepoli, a vederlo camminare sul mare, furono turbati e dissero: «È un fantasma» e si misero a gridare dalla paura” (Mt 14,26). Camminare sulle acque è però segno della potestà di Cristo sulla morte e quindi un annuncio di risurrezione.
Per noi è la garanzia che il Risorto ci raggiunge nel mare delle nostre angosce e le domina. Il Mare Mediterraneo, ci ha ricordato recentemente il Papa, si sta trasformando in un luogo di morte. Qualcuno nega ma i dati dell’Unhcr attestano che in quel mare i morti, nel solo 2019, sono stati 316. Ci sono volontari, che solcando quelle acque agitate su navi di soccorso, cercano di proclamare la forza della vita salvando tutti. Per questo loro impegno sono stati trattenuti fuori dai porti, denunciati, sbeffeggiati. La recente missione di don Mattia Ferrari (nella foto), giovane prete della Diocesi di Modena, per qualche settimana a bordo della nave “Mediterranea”, ci ha testimoniato lo stile di una Chiesa in uscita che, come Pietro, ha risposto sì all’invito del Maestro: “Vieni!” (Mt 14,29). La fede si testimonia incarnandola e non sventolando su una piazza simboli religiosi.
Roberto Massaro