IL PUNTO DI VISTA
Il treno della vita!
Un treno avanza lentamente sui binari. Ferma, al passaggio a livello chiuso, lo guardo e penso alla vita che passa… Dai vetri delle vetture intravvedo volti di persone e anche una bambina in piedi mentre osserva il paesaggio d’intorno. La saluto e lei ricambia. Il treno della vita che inizia, si sa, quando e dove; poi finisce, non si sa, quando e dove… Ogni viaggiatore porta con sé la sua valigia, piena di ricordi. Ecco quella della bimba che mai più rivedrò… Immagino tutto… Nasce come una bella rosa nel mese di maggio ed è accolta con gioia da tutti. Per lei anni di cure e attenzioni particolari… L’orsacchiotto preferito, la bambola con le treccine bionde, il libro delle favole, i libri della scuola un po’ strapazzati, tanti disegni, passione per i paesaggi: mare, colline, montagne, ma la campagna le piace di più, con cani, gatti, galline, uccelli, alberi e frutti. Gli anni passano, la vita è ancora lunga, la sua valigia si riempirà… Io la lascio con un po’ di nostalgia per i miei verdi anni passati.
Ed ecco quel giovane, alto, barba nera sul mento e sulle guance, pantaloni con strappi qua e là, camicia verde militare, amico di tanti. Viaggia molto, sale e scende dai treni, ma un maledetto giorno scende definitivamente. Ha dato fastidio a qualche mafioso che vuole dominare tra la gente del suo paese con la legge del più forte e così lo attende un fi ne vita imprevedibile, assurdo: una pallottola dritta al cuore lo stende a terra. Ecco la donna con gli occhiali, 40 anni o poco più, vestita modestamente, mentre legge un libro; tutti i giorni alla stessa ora da una città all’altra. Insegna ai ragazzi adolescenti, alcuni rispettosi del prossimo, altri “bulli”, indisciplinati e crudeli. È urgente lavorare per portare questi ultimi sulla retta via e lei, piccola donna, diventa grande nel suo desiderio di bene. C’è anche un vecchio claudicante che s’appoggia al bastone, qualche passo nel corridoio, poi stanco torna indietro. Nella valigia la sua gioventù. La seconda guerra mondiale e le sue nefandezze… Sopravvissuto al lager di Auschwitz. Perché non si può vivere in pace in questo mondo che potrebbe essere bellissimo se visto con gli occhi dell’Amore? No! Gli uomini continuano a farsi male, sempre, e dimenticano. In un lunedì nero, con cielo tempestoso e pioggia scrosciante, lui scende dal treno e se ne va verso l’ignoto. Nessuno lo cerca. In quel treno ci sono anch’io, con la mia valigia piena di ricordi belli e brutti. Quanto durerà il mio viaggio?
Vorrei tanto ancora perdermi nell’immensità del mondo in cui vivo… Guardare l’alba e il tramonto, le montagne innevate, le nuvole bianche e quelle grigie, le foglie degli alberi che danzano al ritmo del fresco venticello, gli splendidi girasoli, le bionde spighe di grano con qualche invadente rosso papavero e pur bello, là, in mezzo al campo, baciato dal sole. Sì, vorrei ancora contemplare l’arcobaleno dopo la tempesta, stupendo segno dell’alleanza tra cielo e terra; abbracciare, baciare e parlare con le persone care, guardare gli occhi dei bimbi sorridenti, quel cane ansioso di giocare con il suo giovane amico, la mamma gatta che allatta i suoi piccoli; sentire il profumo e gustare la piadina romagnola fatta in casa. Oh, sì! Vorrei ancora tuff armi nelle limpide acque del mare per trovare ristoro nella calura d’estate, camminare sulla battigia e sognare di volare come il gabbiano Jonathan. Troppe cose ancora vorrei… ammirare i dipinti, rivedere la Primavera del Botticelli, la Cappella Sistina con il Giudizio Universale, sentire la musica che affascina, le quattro stagioni di Bach… Non mi stanco di desiderare perché questa vita, bene o male, mi piace e vorrei non finisse mai. Ma un giorno scenderò anch’io dal treno e saluterò il mondo che mi ha ospitato. Nel momento dell’abbandono, credo, si svelerà il mistero.
Adriana Verardi Savorelli