Un Santuario in cui (quasi) tutti siamo stati, magari portati dai nonni in gita o per altre devozioni. Un Santuario che è impresso nella mente di molti piemontesi, e non solo. Il prossimo 30 agosto, sul capo della Madonna nera e su quella del Bambin Gesù, verrà posta per la quinta volta, dopo 100 anni, una corona aurea. Scopriamo insieme i passi del cammino verso questo appuntamento, che segna non la fine, ma l’inizio di un percorso. E in queste occasioni, come spesso accade, vediamo una fede che si fa tangibile, che si può toccare con mano. Perché, forse, un po’ ne abbiamo tutti bisogno.
Salirà a 150.000 il numero dei fedeli che il 29 agosto 1920 assisteranno sul piazzale della Chiesa Nuova alla Quarta Incoronazione, reduci ora da quella Guerra Mondiale “inutile strage e suicidio dell’Europa civile” come nella condanna di Benedetto XV. Difficoltà e incognite ad ogni Incoronazione: ad ogni Incoronazione imponenza di partecipazione e di realizzazioni. Quel Santuario povero e celato tra i monti si arricchirà via via di sempre nuove costruzioni, edifici, gallerie, porticati, ristoranti, negozi, piazzali, affacciandosi sulla pianura dopo lo spianamento a metà ‘700 del colle di S. Francesco. Eminenti cultori di storia hanno di volta in volta raccontato con minuzia e dottrina le Incoronazioni e ogni loro possibile risvolto. Un ulteriore libro a riassumere ora? Potrebbe valere la pena tentare un approccio alternativo. Il racconto di testimoni oculari, ad esempio. Non personaggi già promossi dalla storia, ma altri da quella stessa storia trascurati o perché di modesto rilievo o per incuria. Narrerà così la Prima Incoronazione, padre Giacomo («di cui non abbiamo notizie» ammette lo storico di Oropa Mario Trompetto) tuttavia predicatore dell’Incoronazione a fianco del più celebre Fedele da San Germano. Per la Seconda Incoronazione, il pittore Giovanni Galliari, la cui fama è velata da quella dei più celebri figli, in particolare Bernardino. Per la Terza Incoronazione, poiché nessuna casa regnante fu mai presente all’evento, perché non farne testimone, invece, una modesta domestica di Corte, napoletana e per la prima volta a Oropa?
Il compositore don Pietro Magri racconterà la Quarta Incoronazione, reduce da successi internazionali e autore del superbo Oratorio “La Regina delle Alpi”, il cui spartito oggi è introvabile, come purtroppo introvabile è il nome dello stesso Magri sulle correnti storie della musica. Quattro testimoni, oscuri o oscurati, delle quattro Incoronazioni: questi i quattro narratori di La Regina delle Alpi. Oropa: secoli e corone.
Pier Francesco Gasparetto
Il manto avrà una parte esterna di tessuto prezioso, mentre la parte interna è un patchwork realizzato con migliaia (oltre settemila) di pezzetti di stoffa inviati da tantissima gente uniti a un breve messaggio, un’intenzione di preghiera. Sul profilo Instagram @oropaduemilaventi se ne possono leggere svariati.
Tutti carichi di amore e devozione verso la Madonna, sono parole profonde che ringraziano per un dono ricevuto o per il sostegno in un momento di difficoltà e timore. Tutti questi piccoli pezzi di stoffa sono storia vissuta, trasformano il manto in un grande ex-voto dell’uomo e della donna di oggi. L’ideatrice è Alessandra Alberto, biellese, studi all’Accademia di Brera, un lavoro nell’ambito tessile e un legame fortissimo con il Santuario di Oropa. Ricorda ancora il momento in cui ha avuto l’idea di questo manto, «Avevo in mente la Madonna della Misericordia con tutti sotto il suo manto e mi sono domandata come possiamo esserci tutti?». Da qui in poi è stato un continuo affidarsi alla provvidenza, e la sua idea ha camminato con l’aiuto e il sostegno di tanti. Fino ad arrivare a chi lo sta realizzando materialmente. A chi ha detto «Sì» un semplice sì a un’impresa enorme. La grande mole di pezzetti di stoffa sono ora nelle mani sapienti delle monache dell’isola di San Giulio. Il prestigioso laboratorio di restauro sotto la direzione di suor Maria Lucia Ferrari ha accettato il compito di dare anima a questo progetto. Con una lettera pubblica le suore raccontano l’avventura titanica che stanno affrontando per questo manto che dovrà essere pronto per agosto.
«Non nascondiamo» hanno scritto «che ogni frammento di tessuto che passa fra le nostre dita ha per noi una voce arcana, un messaggio silenzioso e vibrante, al punto da crearci un senso di sofferenza nel prendere le forbici per ritagliare tessere più piccole del tessuto arrivato». Tutto il lavoro viene realizzato a mano con il cuore orante, perché affermano: «Desideriamo cucire le tessere non solo al tessuto ma anche, attraverso la preghiera, al cuore di Dio».
Chiara Genisio
Il tempo dell’attesa nel quale sono stati preparati gli eventi di questo speciale anno mariano è giunto alla sua conclusione e ora si entra nel vivo delle celebrazioni per l’Incoronazione della Madonna.
L’8 dicembre nella basilica antica del Santuario di Oropa ove è conservata l’effigie della Madonna Bruna, nell’antico sacello, di fondazione eusebiana, si aprirà simbolicamente la porta del giubileo mariano che si concluderà il 27 settembre 2020, ultima domenica del mese.
Lo speciale anno Mariano con apertura della porta santa che simbolicamente rappresenta il giubileo corrisponde al dono della perdonata, della preghiera, della devozione. È attestato che già prima dell’Incoronazione del 1620, mossi da fiducia verso la Madre di Dio, al Santuario di Oropa accorressero i fedeli dalle chiese del Piemonte e da tutta Italia. Il Popolo cristiano ha espresso questa singolare devozione alla Vergine Maria, venerata con il titolo di Regina del Monte d’Oropa, ha adornato l’effigie sacra di preghiere e di opere di carità e di fede fino a chiedere al Vescovo mons. Giacomo Goria nel 1620 di incoronare l’effigie, secondo l’usanza ormai entrata nel cuore del popolo cristiano predicata dal frate cappuccino fra Girolamo da Coboli di Forlì.
E così in occasione dei cento anni dell’ultima incoronazione avvenuta nel 1920 la prossima incoronazione che si svolgerà domenica 30 agosto 2020 richiamerà ad Oropa migliaia di pellegrini in varie occasioni e per le celebrazioni giubilari. Il Santo Padre Francesco, al quale va tutta la nostra riconoscenza, ha concesso il dono dell’indulgenza plenaria in forma giubilare con gli stessi ingenti benefici spirituali.
Roberto Farinella
vescovo di Biella