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Cosa vuol dire “curare”

La pediatra risponde di Sabrina Camilli

Ricordo che anni fa entrò in studio un mio paziente di 3 anni che mi disse con fare deciso: «Oggi non mi curo»…

Ovviamente non voleva spogliarsi e farsi visitare. Ma cosa vuol dire oggi curare? Molti chiedono cure, ma in realtà tutti hanno bisogno di qualcuno che si prenda cura di loro. E proprio a partire dal mio lavoro di pediatra, mi accorgo di quanto i bambini e gli adolescenti di oggi in particolare, abbiano bisogno di cure, cioè di persone che gli osservino e operino con saggia responsabilità e amore nei loro confronti. Curare non è prescrivere o somministrare farmaci. Curare è ascolto, è attenzione, è dedicare del tempo, è educare, è consigliare, è insistere con autorevolezza se la situazione lo richiede, è accompagnare, dando il meglio di sé sia come adulti che come genitori, come professionisti, ecc.

La cura dell’altro ci porta a decentrarci, a preoccuparci meno di noi stessi, ma di più degli altri. È domandarci cosa è necessario per lui, per lei: un oggetto, un dolce, un tablet o la mia attenzione, un mio pensiero, un mio sorriso, o magari un “no” detto per il suo bene. Il Bambino che nasce, ancora oggi, in una povera capanna ci ricorda proprio che dobbiamo prenderci cura dei più piccoli, degli indifesi, degli ultimi, lottando contro l’indifferenza e l’egoismo. Quindi, da questo Natale in poi prendiamoci cura e facciamolo con il cuore. Auguri!

Per fare una domanda alla dottoressa redazione@lavocealessandrina.it oppure pediabimbumbam.altervista.org.

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