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Campionato italiano: si gioca, anzi no…

“La testa e la pancia” di Silvio Bolloli

Tra polemiche e porte chiuse

Quante cose ci sarebbero da dire dopo l’ultimo turno in Serie A e la quasi surreale vittoria di una, comunque fortissima, Juventus contro l’Inter non ancora matura (per lo meno a mio avviso) per ambire nuovamente il titolo di Campione d’Italia!

A parte le polemiche sul Ministro Spadafora, accusato di aver fatto una cosa in Consiglio dei Ministri e di averne detta un’altra alla stampa il giorno successivo, e a parte la divisione tra calciatori e giornalisti che si è conseguentemente manifestata, mi sono a lungo domandato se giocare fosse giusto o meno.

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Inizialmente ero per il sì, non solo tenuto conto del fatto che i giocatori sono certamente sottoposti a controlli medici molto più stringenti rispetto a quelli delle persone cosiddette normali, ma anche per la grande efficacia sociale della Serie A quale fattore di distrazione e svago di un popolo ormai costretto, dalle Alpi alle Piramidi, a rimanere quasi in regime di detenzione domiciliare.

Quando però ho meglio riflettuto sulle possibili conseguenze di contaminazione anche da parte degli atleti che, negli inevitabili contrasti fisici ricorrenti ad ogni partita, potrebbero contagiarsi e quindi, a cascata, contaminare i propri familiari e quanti sono a contatto con questi ultimi, ho pensato che probabilmente lo stop non fosse così ingiustificato, fermo restando che un provvedimento emanato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri deve ovviamente essere rispettato per ragioni di legalità che lo si condivida o meno.

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Ma nell’universo pallonaro c’è sempre un però: già, perché se tutta la Serie A e anche i Campionati minori restano al palo, lo stesso non vale per le competizioni continentali (Champions League ed Europa League) che vedono impegnate diverse compagini italiane le quali non soltanto scenderanno in campo (a questo punto poco importa se a porte aperte o chiuse) per sfidare le dirette antagoniste europee ma dovranno naturalmente sostenere adeguati allenamenti (per definizione comportanti contrasti e contatti fisici tra i giocatori) proprio in previsione dei suddetti incontri.

Insomma, ancora una volta si va verso la via di mezzo e noi non possiamo neppure chiamare in causa gli antichi vizi del Bel Paese perché, questa volta, il palcoscenico è di dimensioni continentali.

Silvio Bolloli

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