Intervista alla pediatra Sabrina Camilli
Dottoressa, riprendiamo il discorso sul bullismo (leggi qui la prima parte): può essere attivato anche in epoca di distanziamento sociale?
«Certamente. Una variante oggi molto frequente e tecnologica del bullismo è il cyber-bullismo, che di recente è stato definito una violazione dei diritti umani. Un rapporto del 2016 del Censis fa emergere che più del 50% degli studenti tra gli 11 e i 17 anni nel corso dell’anno ha subito comportamenti offensivi, irriguardosi o violenti da parte dei coetanei. L’accesso precoce e non controllato ai device, come smartphone o tablet, apre ai preadolescenti la porta sulle diverse piattaforme social: questo pone a rischio le ragazzine soprattutto per quanto riguarda lo sfondo sessuale. In questo caso parliamo di “sexting”. Fin dagli 11 anni, infatti, si registra una tendenza dei preadolescenti a scattarsi selfie intimi e a inviare immagini in video e chat: i ragazzi sottovalutano il pericolo e spesso i loro genitori sono disattenti, non monitorano i loro comportamenti in rete e non si informano».
E quali potrebbero essere le ripercussioni?
«Questi atteggiamenti possono portare all’incontro del cosiddetto “lupo cattivo” in rete, capace di attivare comportamenti di violenza che vanno dal ricatto all’intimidazione, passando per minacce e calunnie, fino ad arrivare alla richiesta di incontri dal vivo e al vero e proprio stalking. Questo argomento è molto scottante ma ritengo che i genitori e gli adulti in generale debbano essere consapevoli di questa realtà, che la legge oggi definisce bullismo telematico (legge Ferrara 71/2017, ndr). Talvolta i genitori presi dagli impegni lavorativi e dalle problematiche quotidiane demandano al computer una sorta di “babysitteraggio digitale”: ma entrare in rete è come aprire la porta a qualsiasi cosa, a qualsiasi tipo di contenuto senza controllo. Parliamo sia di immagini, che possono essere eccessivamente violente e aggressive, ma anche di contatti con persone che possono approfittare della fragilità degli adolescenti».
Cosa possono fare gli adulti per prevenire ed evitare queste situazioni?
«Il genitore deve vigilare a distanza ma cercando di instaurare sempre un rapporto di dialogo con il proprio figlio o figlia. Si tratta di un compito indubbiamente molto difficile, che richiede molta pazienza, anche perché in genere proprio gli adolescenti seguono sempre meno l’esempio dei genitori in quell’età e per sentirsi grandi e autonomi scelgono altre vie. Ma bisogna ricordare che abbandonarli per molte ore o permettere che si chiudano in camera loro da soli è un rischio molto grande per l’incolumità psico emozionale dei propri figli. Ovviamente bisogna iniziare questo lavoro paziente e continuo fin dai primi giorni di vita: potrebbe sembrare eccessivo ma è così. Una delle prime regole da mettere in campo con i figli è essere “credenti e credibili”, come dico spesso».
Un volume utile da leggere per i genitori su questo tema è “Ciripò, bulli e bulle: Storie di bullismo e cyberbullismo” edito da Erickson e a cura di Giuseppe Maiolo e Giuliana Franchini, psicoterapeuti dell’età evolutiva, che hanno creato una mappa semplice e accattivante per comprendere meglio e affrontare con solidi strumenti teorico-pratici i fenomeni del bullismo e del cyberbullismo. Il libro affronta sotto forma di avventure del gatto Ciripò gli insidiosi pericoli nascosti dietro una delle più grandi risorse del nostro tempo: la navigazione in Internet.