“La testa e la pancia” di Silvio Bolloli
“Pazza Inter” è l’espressione giornalistica invalsa negli ultimi anni per descrivere il cammino di troppe stagioni della gloriosa compagine nerazzurra caratterizzato da alternanza di eroiche vittorie e penose sconfitte così da sconcertare la tifoseria e dare poca continuità ai risultati ma, soprattutto, mi verrebbe da dire, così da allontanare le prospettive dei successi più importanti che, a parte la quasi irripetibile epoca del post Calciopoli, sono effettivamente latitati un po’ nel corso degli ultimi decenni.
Scendendo di un paio di categorie, il pensiero non può che correre all’Alessandria di questo avvio di campionato capace di un rendimento degno delle migliori montagne russe che, obiettivamente, impedisce, anche ai più smaliziati addetti ai lavori, di averne un’esatta percezione del valore sportivo (nella foto il presidente Luca Di Masi). Già, perché, in queste prime dodici giornate di campionato, eccettuati due pareggi, i Grigi hanno collezionato cinque sconfitte (numero decisamente elevato) ed altrettante vittorie così legittimando una posizione medio-alta di classifica ma scontentando un po’ troppe volte chi la segue e la sostiene.
È evidente che, in situazioni del genere, i commenti si sprecano e ogni scuola di pensiero trae linfa vitale per sostenere le proprie argomentazioni che, alla fin fine, possono comunque ricondursi a due filoni principali: i sostenitori della scarsità dell’organico (a loro dire ampiamente sopravvalutato), anzitutto dai giornalisti in estate, e i teorici dell’inadeguatezza e dell’incapacità dell’allenatore. Lungi da me l’idea di fare da arbitro di una simile contesa.
Vorrei però limitarmi ad un’osservazione: i Grigi, contrariamente a quanto avvenuto nel corso delle ultime stagioni, sono ricchi di elementi di esperienza con alle spalle molti campionati in Serie B e, in qualche caso, perfino di Serie A ma, ciononostante, si sono comportati come una squadra che deve difendere tenacemente il risultato e che magari versa in condizioni di netta inferiorità al cospetto di una quasi matricola quale il Renate, peraltro denunciando la reiterazione di croniche lacune sul piano della gestione della fase difensiva. Con queste premesse mi pare che, prima di pensare di effettuare importanti rivoluzioni, bisognerebbe forse cercare di far meglio rendere il materiale umano-tecnico già a disposizione.