Libertà religiosa nel mondo: è allarme
Qui sotto troverete le parole di Asia Bibi, cristiana del Pakistan che era stata condannata a morte per blasfemia, durante la presentazione del Rapporto. Poi diamo spazio alla nostra intervista al direttore della sezione italiana di Acs, Alessandro Monteduro, con cui siamo andati oltre ai dati, per comprendere quali sono le motivazioni alla base di queste violenze.
Infine, un focus sui numeri di questo documento: cifre che dovrebbero interessare (e preoccupare) tutti, anche noi occidentali. Perché questa emergenza, che a noi sembra così lontana, oggi risuona nel mondo come un forte grido d’allarme. Perché, come ci spiega al telefono Monteduro, «il 21° è il secolo nel quale dirsi cristiani non è mai stato così pericoloso».
Asia Bibi: le sue preziose parole di testimonianza
Alla presentazione del XV Rapporto di Acs era presente in collegamento anche Asia Bibi (in foto qui sotto), la pakistana cristiana che nel 2009 è stata condannata a morte per blasfemia e poi giudicata innocente dopo diversi anni in carcere (dal 2010 al 2018). Collegata dal Canada, dove oggi vive con la famiglia, la 50enne ricorda l’isolamento a cui è stata sottoposta e la tortura, anche psicologica, di stare lontano dalle sue figlie.
Ha poi chiesto alla comunità internazionale e alle autorità in Pakistan di «far rispettare il diritto alla libertà religiosa. Altrimenti continueranno a esserci tante Asia Bibi». Ricordando «il sacrificio» di Shahbaz Bhatti, il ministro pakistano per le minoranze religiose ucciso dopo averle fatto visita in carcere, Asia Bibi parla della legge sulla blasfemia come di una «spada nelle mani della maggioranza del Paese, composta per il 95 percento da musulmani».
Per questo, ha aggiunto, «noi cristiani siamo perseguitati da questa legge del codice penale pakistano». La cristiana ha denunciato come in Pakistan «ragazze minorenni, di età tra i 9 e 14 anni, vengono convertite a forza all’Islam dopo essere state rapite da ragazzi musulmani, violentate e date in matrimonio ai loro rapitori. Lo stesso giorno del rapimento e della violenza sessuale succede la conversione».
Ha voluto poi puntare i riflettori la situazione di Humma Yunes, «ragazza di 14 anni rapita, convertita all’Islam e fatta sposata forzatamente con il rapitore, che non è ancora stata ritrovata e il caso è presso l’Alta Corte di Karachi». Ma, Asia Bibi sottolinea anche «casi di attacchi a persone maggiorenni, come le accuse di blasfemia a Tabitha Nazir Gil o quelle recenti a due infermiere, una delle quali quasi uccisa». Infine, l’appello a papa Francesco e al pontefice emerito Benedetto XVI: «Spero di poter venire a Roma presto, vorrei incontrare i due Papi che hanno fatto un appello e hanno pregato per me».
I numeri del Rapporto di Acs
-
5 miliardi e 200 milioni
Il 67% della popolazione mondiale (ovvero 5,2 miliardi) vive in Paesi in cui si verificano gravi violazioni della libertà religiosa. Di questi, 416 milioni sono cristiani. Si tratta di 62 Stati, sui 196 totali del mondo, in cui non è garantita la libertà di fede: quasi una nazione su tre (31,6%).
-
3 miliardi e 900 milioni
Sono 3,9 miliardi le persone che vivono nei 26 Paesi del mondo in cui, secondo Acs, è in corso una persecuzione legata alla fede. Sono, invece, 1 miliardo e 200 milioni le persone che vivono nelle 36 nazioni in cui, conferma il Rapporto, non è possibile professare liberamente la propria fede.
-
12 in Africa, 2 in Asia
Sono 12 gli Stati africani e 2 gli asiatici in cui sono in corso indagini per possibili genocidi. In Cina e in Myanmar, si registrano 30,4 milioni di musulmani (inclusi uiguri e rohingya) che subiscono gravi persecuzioni. Mentre in 9 nazioni per la prima volta si aggiungono alla liste per violenze religiose (7 in Africa e 2 in Asia).
-
23 Paesi africani
In 23 dei 54 Paesi del continente africano (pari al 42% del totale) si registrano violazioni della libertà di culto. E, in 12 Stati, la situazione è estrema: in questi territori, infatti, si sta consolidando una rete islamista transnazionale. Tra le Nazioni più interessate Burkina Faso e Mozambico.
-
626 milioni di occhi
Sono 626 milioni le telecamere di sorveglianza attive nella Repubblica popolare cinese utilizzate per monitorare le minoranze religiose. Queste telecamere sono potenziate dall’intelligenza artificiale, secondo le disposizioni del Partito comunista cinese.
L’obiettivo della ricerca è tenere costantemente accesi i riflettori sugli ostacoli incontrati da quanti intendono vivere pubblicamente e pacificamente la propria fede. Oltre a dedicare la necessaria attenzione alle vittime, il Rapporto approfondisce le cause della persecuzione o della discriminazione, denuncia l’identità dei responsabili e anticipa nella misura del possibile le tendenze del prossimo futuro. Per leggere interamente il Rapporto visare la pagina del sito: acs-italia.org/rapportolr.
Leggi anche:
-
Claudio Didero, missionario in Iraq: «Qui da noi chi è cristiano lo è sul serio, non per finta»
-
Nicolò Carcano, capomissione Avsi in Congo: «Luca Attanasio, un uomo che ha lasciato il segno»
Leggi anche le interviste di Voce:
-
Parla Maria, la mamma di Michele Ruffino, vittima di bullismo: «Se lo avessero menato sarebbe stato meglio»
-
La storia di Fabio Cantelli ex «tossico da strada» ed ospite di San Patrignano
-
Francesca e Beatrice: madre e figlia insieme nella battaglia quotidiana contro l’epilessia
-
Storie sull’autismo: «Noi non chiediamo miracoli, ma la forza per dare ad Alberto un futuro migliore»
-
Alex Zanardi ci sta insegnando che la vita è una sfida
-
Astutilllo Malgioglio: il portiere che aiutava i ragazzi disabili