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Medjugorje, a quarant’anni dalla prima apparizione

24 giugno 1981 – 24 giugno 2021

Sono trascorsi esattamente 40 anni dalla prima apparizione della “Gospa” (Madonna, in lingua croata) a Medjugorje. Era il 24 giugno 1981: alcuni giovani di Medjugorje, uno sperduto villaggio della Bosnia Erzegovina, vedono sulla collina del Podbrdo una figura femminile luminosa con in braccio un bambino.

Sono Ivanka Ivanković (15 anni), Mirjana Dragićević (16 anni), Vicka Ivanković (16 anni), Ivan Dragićević (16 anni) (quattro dei sei attuali veggenti), più Ivan Ivanković (20 anni) e Milka Pavlović (12 anni), che dopo quel giorno non vedranno più la Madonna. Fin da subito, i veggenti capiscono che si tratta di Maria: anche se inizialmente la figura luminosa non parla, li invita ad avvicinarsi. Ma i ragazzi, impauriti, scappano via. Nei giorni seguenti sono invece Marija Pavlović (16 anni) e Jakov Čolo (10 anni) a vedere la Vergine.

Le apparizioni vanno avanti, cresce l’interesse dei fedeli, che in migliaia si dirigono in preghiera sul Podbrdo. Ma aumentano anche i dubbi delle autorità. Dopo le prime apparizioni, i sei giovani vengono sottoposti a esami psichiatrici, che daranno esito negativo. Nel sesto giorno di apparizioni, tra la folla c’è anche un bambino di 3 anni, Danijel Šetka, gravemente malato di setticemia, ormai incapace di parlare e camminare. I genitori chiedono l’intercessione della Madonna per guarire il piccolo: Lei acconsente, chiedendo a tutti preghiera, digiuno e una fede autentica. Le condizioni di Danijel migliorano progressivamente, e per la fine dell’estate il bambino torna a camminare e parlare. Si tratta della prima di una lunga serie di guarigioni miracolose, nel corso di questi primi 40 anni.

Da allora la devozione per Medjugorje è aumentata in maniera esponenziale: ogni anno centinaia di migliaia di persone, tra fedeli e semplici curiosi, visitano quei luoghi. Quegli stessi luoghi, e quelle apparizioni, sulle quali la Chiesa però si è pronunciata con prudenza e discrezione, affidandosi sempre alla premurosa attenzione della Madre. E proprio per fare chiarezza, nel 2010 Benedetto XVI ha creato una Commissione internazionale d’inchiesta, all’interno della Congregazione per la Dottrina della Fede, composta da 17 tra cardinali, vescovi, teologi ed esperti, sotto la presidenza del cardinale Camillo Ruini. I lavori durano quattro anni, alla fine dei quali viene formulata una relazione conclusiva, mai pubblicata ufficialmente, consegnata a papa Francesco.

Nel 2018 lo stesso Bergoglio nomina l’arcivescovo polacco Henryk Hoser “Visitatore apostolico a carattere speciale”: un incarico esclusivamente pastorale, in continuità con la missione di inviato speciale della Santa Sede per la parrocchia di Medjugorje, affidata sempre a monsignor Hoser l’anno precedente, e ormai conclusa. «La missione del Visitatore apostolico – ha spiegato la Sala Stampa vaticana – ha la finalità di assicurare un accompagnamento stabile e continuo della comunità parrocchiale di Medjugorje e dei fedeli che vi si recano in pellegrinaggio, le cui esigenze richiedono una peculiare attenzione».

Poco più tardi, un altro segnale di apertura: quando, nel 2019, papa Francesco autorizza i pellegrinaggi a Medjugorje, che da quel momento in poi possono essere ufficialmente organizzati dalle diocesi e dalle parrocchie, e non più soltanto in forma privata come accadeva prima. Tra apparizioni, pellegrinaggi e conversioni, a Medjugorje c’è un altra realtà che vale la pena raccontare.

Uno dei frutti più belli maturati in quei luoghi è la Comunità Cenacolo di Suor Elvira (in foto), una realtà comunitaria che ha ridato speranza a migliaia di giovani che si erano perduti nel mondo della droga. Tutto inizia nel 1983, quando suor Elvira Petrozzi, in una casa abbandonata e ormai diroccata che le era stata messa a disposizione dal Comune di Saluzzo, in provincia di Cuneo, fonda il Cenacolo. Una comunità che rappresenta un luogo di accoglienza, speranza e rinascita per i molti giovani che si perdono nel mondo dell’emarginazione, della droga e della solitudine. La casa di Saluzzo inizia a non bastare, le richieste di aiuto aumentano.

Nascono così diverse case della Comunità, prima in Italia, poi in Europa e in altri continenti: attualmente le fraternità sono oltre 60, presenti in circa 20 paesi del mondo (una di queste si trova nella nostra diocesi, a Montecastello). E proprio a Medjugorje ci sono due importanti comunità, una per ragazzi e una per ragazze. La casa è stata aperta il 1° giugno 1991 e vive esclusivamente grazie ai doni dei benefattori. Nell’edificio che accoglie la comunità maschile c’è un anfiteatro coperto, dove quotidianamente i giovani portano le loro testimonianze ai gruppi di pellegrini in visita a Medjugorje.

«Come avrei potuto io inventare una storia così? Tutto è avvenuto senza che io me ne accorgessi: mi sono tuffata nella Misericordia di Dio e mi sono rimboccata le maniche per amare, amare, amare… e servire! Sono io la prima a sorprendermi continuamente di quello che è avvenuto e che sta avvenendo nella vita della Comunità Cenacolo, che è opera di Dio, dello Spirito Santo, di Maria».

Così madre Elvira spiega questa incredibile realtà, che va avanti con la premurosa attenzione della Madre del Cielo. Quella stessa attenzione, quello stesso sguardo amoroso, che Maria dedica a Medjugorje e ai suoi fedeli, da 40 anni.

Leggi anche l’intervista al vescovo su Medjugorje:

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