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«Sappiamo che Dio perdona sempre. E ci invita a fare lo stesso con gli altri…»

Papa Francesco

Clicca qui per leggere l’Angelus di papa Francesco di domenica 27 febbraio.

Dopo l’Angelus

Cari fratelli e sorelle,

In questi giorni siamo stati sconvolti da qualcosa di tragico: la guerra. Più volte abbiamo pregato perché non venisse imboccata questa strada. E non smettiamo di pregare, anzi, supplichiamo Dio più intensamente. Per questo rinnovo a tutti l’invito a fare del 2 marzo, Mercoledì delle ceneri, una giornata di preghiera e digiuno per la pace in Ucraina. Una giornata per stare vicino alle sofferenze del popolo ucraino, per sentirci tutti fratelli e implorare da Dio la fine della guerra.

Chi fa la guerra dimentica l’umanità. Non parte dalla gente, non guarda alla vita concreta delle persone, ma mette davanti a tutto interessi di parte e di potere. Si affida alla logica diabolica e perversa delle armi, che è la più lontana dalla volontà di Dio. E si distanzia dalla gente comune, che vuole la pace; e che in ogni conflitto è la vera vittima, che paga sulla propria pelle le follie della guerra. Penso agli anziani, a quanti in queste ore cercano rifugio, alle mamme in fuga con i loro bambini… Sono fratelli e sorelle per i quali è urgente aprire corridoi umanitari e che vanno accolti.
Con il cuore straziato per quanto accade in Ucraina – e non dimentichiamo le guerre in altre parti del mondo, come nello Yemen, in Siria, in Etiopia… –, ripeto: tacciano le armi! Dio sta con gli operatori di pace, non con chi usa la violenza. Perché chi ama la pace, come recita la Costituzione Italiana, «ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali» (Art. 11).

Ieri, a Granada, in Spagna, sono stati proclamati Beati il sacerdote Gaetano Giménez Martín e 15 compagni martiri, uccisi in odium fidei nel contesto della persecuzione religiosa degli anni Trenta del secolo scorso in Spagna. La testimonianza di questi eroici discepoli di Cristo possa suscitare in tutti il desiderio di servire il Vangelo con fedeltà e coraggio. Un applauso ai nuovi beati.

Saluto tutti voi, romani e pellegrini! Saluto in particolare las niñas Quinceñeras di Panamá; i giovani universitari della diocesi di Porto; i fedeli di Mérida-Badajoz e di Madrid, in Spagna; quelli di Parigi e della Polonia; i gruppi di Reggio Calabria, della Sicilia e dell’Unità Pastorale Alta Langa; i cresimandi di Urgnano e i ragazzi di Petosino, diocesi di Bergamo.

Un saluto speciale a quanti sono venuti in occasione della Giornata delle Malattie rare, che ricorre domani: incoraggio le diverse associazioni dei malati e dei familiari, come pure i ricercatori che operano in questo campo. Vi sono vicino! Saluto i popoli qui presenti… Vedo anche tante bandiere dell’Ucraina! (In ucraino) Sia lodato Gesù Cristo! A tutti auguro una buona domenica. Per favore, non dimenticatevi di pregare per me. Buon pranzo e arrivederci.

Cayetano Giménez Martín e i suoi 15 Compagni

La situazione politico-sociale, esistente in Spagna nel periodo della guerra civile (1936–1939), è storicamente nota, come pure il clima di persecuzione che i miliziani repubblicani instaurarono nei confronti di tutti coloro che si professavano membri della Chiesa cattolica, fossero essi consacrati o laici. La Causa in parola tratta del presunto martirio di 14 sacerdoti diocesani, un seminarista e un laico, la cui morte avvenne nel 1936. Essi sono:

  • 1. Cayetano Giménez Martín, sacerdote (nel tondo). Nato il 27 novembre 1868 ad Alfornón (Spagna). Ordinato nel 1892, svolse il ministero in Alboloduy e Loja. Fu di fede semplice e profonda, austero e caritatevole, di grande zelo apostolico e profondamente devoto della Vergine Maria. Con lo scoppio della guerra civile, conservò calma e fiducia in Dio, rifiutando anche la possibilità di fuggire. Quando fu bruciata la chiesa parrocchiale, trovò rifugio presso una famiglia per 15 giorni, finché non fu arrestato e trasferito al carcere municipale, insieme ad altri sacerdoti e fedeli. Morì fucilato a Loja l’8 agosto 1936, all’età di 64 anni, gridando “Viva Cristo Rey”.
  • 2. Manuel Vázquez Alfalla, sacerdote. Assassinato all’età di 65 anni.
  • 3. Ramón Cervilla Luis, sacerdote. Fu assassinato ad Almuñécar il 17 agosto 1936, mentre perdonava i suoi persecutori.
  • 4. Lorenzo Palomino Villaescusa, sacerdote. Assassinato il 9 agosto 1936, avendo pregato d’essere ucciso lui e non il cugino che era padre di famiglia.
  • 5. Pedro Ruiz de Valdivia Pérez, sacerdote. Assassinato il 30 luglio 1936 mentre aveva in mano il crocefisso.
  • 6. José Frías Ruiz, sacerdote. Ucciso il 30 luglio 1936.
  • 7. José Becerra Sánchez, sacerdote. Strangolato con una corda al collo e buttato in mare.
  • 8. Francisco Morales Valenzuela, sacerdote. Ucciso ad Alhama il 1° agosto 1936.
  • 9. José Rescalvo Ruiz, sacerdote. Assassinato il 29 settembre 1936, perdonando ai suoi nemici.
  • 10. José Jiménez Reyes, sacerdote. Ucciso il 2 agosto 1936 a Loja.
  • 11. Manuel Vílchez Montalvo, sacerdote. Ucciso il 17 marzo 1936.
  • 12. José María Polo Rejón, sacerdote. Assassinato ad Arenas del Rey.
  • 13. Juan Bazaga Palacios, sacerdote. Assassinato l’11 agosto 1936.
  • 14. Miguel Romero Rojas, sacerdote. Costretto a scavare la sua fossa, poi seppellito vivo tranne la testa e il braccio destro, infine, fu calpestato in testa da un cavallo. Mentre subiva le vessazione, rimase in profonda preghiera. Aveva 25 anni.
  • 15. Antonio Caba Pozo, seminarista. Ucciso il 21 luglio 1936, mentre pregava il rosario. Aveva 22 anni.
  • 16. José Muñoz Calvo, laico. Presidente dei giovani dell’Azione Cattolica. Per aver rifiutato di negare la sua appartenenza all’Azione Cattolica, fu ucciso il 30 luglio 1936.

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