La guerra è il terremoto degli uomini

Editoriale

Care lettrici,
cari lettori,
il titolo di copertina di questo numero di Voce è drammatico e provocatorio allo stesso tempo: “L’ira di Dio?”. Sgombriamo il campo dagli equivoci: non vogliamo dire che il terremoto che ha colpito Turchia e Siria sia necessariamente un “castigo di Dio”. Non ce lo meriteremmo anche noi, allora? Siamo forse più “innocenti” di quelle povere popolazioni? Il senso del titolo è diverso, e sta in quel punto interrogativo finale. Che apre una domanda forte, potente, sul dolore del mondo: quello che alcuni uomini infliggono ad altri uomini (pensiamo al conflitto in Ucraina, o alle altre guerre che ammorbano il nostro pianeta); o quello, umanamente inspiegabile, provocato come in questo caso da una devastazione naturale che non guarda in faccia a nessuno. Dal neonato alla donna incinta, sotto le macerie ci sono finiti tutti. Senza pietà, Dio mio. Non so com’è per voi, ma a me pensare che il Padreterno voglia (o permetta) queste cose non va proprio giù. Anche il rifugiarsi in un cordoglio un po’ peloso, mentre si pensa “meno male che non è capitato a noi”, non spegne l’esigenza di senso e di giustizia che ho nel cuore. Anzi! Eppure, anche con questa domanda (aperta e non risolta) continuo a sperare. Innanzitutto, che da una immane tragedia possa nascere qualcosa di positivo. Tra le nazioni che stanno portando il loro aiuto ci sono infatti anche Russia e Ucraina. C’è da augurarsi che di fronte all’orrore di ciò che vedranno si rendano conto che anche il loro assurdo conflitto in fondo è un inutile terremoto… e quando finirà, non lascerà in piedi niente e nessuno. Sotto le macerie, delle case, delle chiese e dell’umano, ci finiranno tutti. Anche voi, signori della guerra: davanti agli occhi, in Turchia e in Siria, avete il risultato di ciò che state tenacemente “costruendo” a casa vostra. Il terremoto della guerra non conosce vincitori. Ma solo vinti.

direttore@lavocealessandrina.it