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L’ira di Dio?

Tra domenica 5 e lunedì 6 febbraio un tremendo sisma ha colpito Turchia e Siria

Dolore e lacrime. Sono immagini drammatiche e piene di sofferenza quelle che da giorni arrivano dalla Turchia e dalla Siria. Nella notte tra domenica 5 e lunedì 6 febbraio un forte terremoto, di magnitudo 7.9, ha colpito la zona tra l’Anatolia meridionale e il nord ovest della Siria. L’epicentro della prima scossa è stato a Pazarcik, nella provincia turca di Kahramanmaras; la seconda scossa ha colpito Gaziantep, a circa 90 chilometri dal confine siriano. Le autorità turche affermano che circa 13,5 milioni di persone sono state colpite dal terremoto, e che l’impatto è stato avvertito in un’area che si estende per circa 450 km: da Adana a ovest a Diyarbakir a est, e 300 km da Malatya a nord a Hatay a sud. La situazione è ancora più drammatica in Siria: a essere colpita da sisma è la zona a nord, ovvero una delle aree del Paese più devastate da 12 anni di conflitto. Così la distruzione causata dal terremoto si somma a quella ancora presente a causa dei bombardamenti.

Vittime e dispersi. Migliaia le vittime, che aumentano di ora in ora. E tra queste anche un sacerdote: si chiamava don Imad Daher, ed è morto nel crollo della residenza dell’arcivescovo emerito dei greco-cattolici melchiti di Aleppo, in Siria. Al momento in cui andiamo in stampa le cifre parlano di 11.700 persone ritrovate senza vita (tra queste, oltre 2.500 in Siria). Ma il numero, come conferma anche l’Organizzazione mondiale della Sanità, è sottostimato e destinato a salire nelle prossime ore. Tanti anche i dispersi, e tra loro un italiano che domenica ha avuto l’ultimo contatto con la sua famiglia: è Angelo Zen, 60enne residente a Martellago (Venezia) ma originario di Saronno, che si trovava in Turchia per lavoro. Oltre a vittime e dispersi, con il sisma migliaia di edifici sono crollati, nelle decine di città di entrambi i Paesi. Tra essi, anche luoghi di culto e storici.

La preghiera e il dramma. «Sono vicino con tutto il cuore alle persone colpite dal terremoto in Turchia e Siria. Continuo a pregare per quanti hanno perso la vita, per i feriti, i familiari, i soccorritori. L’aiuto concreto di tutti noi li possa sostenere in questa immane tragedia»: questo il messaggio di cordoglio di papa Francesco, pubblicato martedì 7 febbraio sul suo profilo Twitter. Una vicinanza che il Santo Padre ha fatto sentire anche durante l’udienza di mercoledì 8 febbraio: «Preghiamo insieme perché questi nostri fratelli e sorelle possano andare avanti davanti a questa tragedia e chiediamo alla Madonna che li protegga». Poi il Papa ha recitato una Ave Maria.

Tante le testimonianze che vengono riportate dai diversi media italiani. «Ci sono macerie ovunque. Le prime notizie che abbiamo qui parlano di almeno 36 palazzi completamente distrutti con gente rimasta sotto le macerie. La parrocchia latina dove sono ha avuto anch’essa dei danni ma al momento non registriamo altre criticità». Così ha dichiarato al Sir padre Bahjat Elia Karakach, frate della Custodia di Terra Santa e parroco latino di Aleppo, subito dopo il tragico evento.
Un dettagliato racconto di ciò che sta accadendo in queste ore, sempre ad Aleppo, arriva dal delegato ispettoriale di Mor (Medio Oriente) per la comunicazione sociale, don Pier Jabloyan: «In questa drammatica situazione, abbiamo aperto le nostre porte. Abbiamo prontamente accolto tutti coloro che ne hanno bisogno. Sono già più di 300 le persone accolte e aiutate dai Salesiani, dai collaboratori e da tutta la Famiglia salesiana di Aleppo. Stiamo cercando di fare il possibile, nonostante le sfide e le difficoltà. Questo, in Siria, è un periodo particolarmente freddo e l’inverno è rigido. Nevica, manca la corrente e mancano i combustibili. La popolazione sta vivendo davvero un momento difficile».

Con un messaggio sintetico anche il vescovo Paolo Bizzeti, vicario apostolico dell’Anatolia e presidente della Caritas in Turchia, descrive questi tragici momenti: «La situazione di ora in ora è sempre più drammatica. Si attendono nuove scosse forti. Cattedrale Iskenderun crollata. Edifici episcopio e accoglienza devastati. Vescovo e collaboratori tutti vivi. Ma migliaia di morti nelle città della zona. Ospedali crollati o inagibili. Manca elettricità e quindi pochi collegamenti telefonici o via Internet. Grazie per la vostra preghiera e aiuto».

Solidarietà. Dopo il sisma è arrivata l’immediata solidarietà di molti. A partire dall‘Unione europea, che ha attivato il proprio “meccanismo di protezione civile” per far fronte alla situazione, annunciando anche l’invio di squadre di soccorritori. Anche l‘Italia si è subito attivata, inviando una delegazione di Protezione civile e di Vigili del Fuoco. «Si tratta di un dramma devastante. Ci aspettano giorni impegnativi in una area con temperature particolarmente rigide» ha dichiarato all’Ansa il capo della Protezione Civile, Fabrizio Curcio. Tanti, dunque, i Paesi che hanno fatto partire il loro sostegno alle popolazioni colpite dal sisma. Gli Stati Uniti hanno inviato in Turchia due squadre di ricerca e soccorso di 79 persone per sostenere le operazioni. Nonostante il conflitto bellico russo-ucraino sia ancora aperto, anche questi due Paesi si sono messi a disposizione. La Russia di Vladimir Putin è intervenuta in soccorso della Turchia: circa 100 tra soccorritori e medici sono atterrati all’aeroporto di Adana. Anche Volodymyr Zelensky, premier dell’Ucraina, si è detto pronto a intervenire in aiuto del popolo colpito dal terremoto.

Cei e Caritas. È arrivata una prima forma di aiuto anche dalla Conferenza episcopale italiana che ha stanziato 500 mila euro dall’8xmille, i fondi che i cittadini destinano alla Chiesa cattolica. «A nome della Chiesa che è in Italia esprimo profondo cordoglio e vicinanza alla popolazione provata da questo tragico evento, assicurando preghiere per le vittime, i loro familiari e i feriti. Mentre ci stringiamo a quanti sono stati colpiti da questa calamità, auspichiamo che la macchina della solidarietà internazionale si metta subito in moto per garantire una rapida ricostruzione» afferma il cardinal Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Cei.

Al lavoro su tutti i fronti anche la Caritas Italiana: impegnata da anni nei due Paesi, è in costante contatto con le Caritas locali e la rete internazionale per offrire aiuto e sostegno. Il direttore, don Marco Pagniello, fa appello a «un’attenzione solidale da parte di tutti verso aree del mondo già segnate da conflitti dimenticati e da povertà estrema». È possibile sostenere gli interventi di Caritas Italiana per questa emergenza, utilizzando il conto corrente postale n. 347013, o donazione on-line tramite il sito www.caritas.it, o bonifico bancario specificando nella causale “Terremoto Turchia-Siria 2023” tramite:
Banca Popolare Etica, via Parigi 17, Roma – Iban: IT24 C050 1803 2000 0001 3331 111
Banca Intesa Sanpaolo, Fil. Accentrata Ter S, Roma – Iban: IT66 W030 6909 6061 0000 0012 474
Banco Posta, viale Europa 175, Roma – Iban: IT91 P076 0103 2000 0000 0347 013
UniCredit, via Taranto 49, Roma – Iban: IT 88 U 02008 05206 000011063119
Anche ad Alessandria la Caritas diocesana, come ci ha confermato il direttore Giampaolo Mortara, raccoglie fondi da destinare alle due zone terremotate. Per donare è possibile recarsi direttamente in Caritas, in via delle Orfanelle 25, ad Alessandria.

Alessandro Venticinque

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