Collezionare per credere
Le periferie non dovrebbero solo essere sinonimo di degrado, ma di tanta voglia di riscatto e di collezionismo! Lo sanno bene il prof. Alessandro Borgoglio, che si sta impegnando a riqualificare il periferico “Centro Dea” al rione Cristo, e la scrittrice di Torino Valeria Amerano, di cui propongo l’incipit del sesto capitolo “in periferia”, cui si aggiunge “in campagna”, all’interno dell’autobiografico “In pugno alle stelle” (2004). Ritengo quest’ultimo il viatico ideale per esprimere sia la grande passione che aleggia fra i collezionisti, sia quella socialità “da periferia” che si rischia davvero di perdere nell’era attuale, anche se molto si sta facendo per salvare l’ennesima barriera corallina. “Una figurina di Sivori ne valeva due di Haller e di Pizzaballa. Era l’idolo di quegli anni. Ci arrotolavamo le calze alla caviglia per assomigliargli e giocavamo a tirare in una porta marcata da due mattoni. Ogni gruppo aveva un campo spelato, delimitato da un fosso. Quando il nostro pallone colorato e leggero finiva nel campo di un altro gruppo, qualcuno ce lo rimandava. Anche da noi arrivava ogni tanto il pallone di cuoio dei grandi, e allora un maschio dei piccoli era fiero di rilanciarlo di là… Sulle biglie di bachelite c’era la faccia di Anquetil… È un’anonima periferia di Torino che crescerà, diventerà un quartiere spocchioso; ma per ora è un paesaggio ibrido e surreale che abbraccia una cascina attiva, palazzi solitari sbocciati dai prati come campanili, file di orti curati dai pensionati, bialere, pantani primordiali, un pugno di case popolari, negozietti orfani di storia e, visibile da tutti i balconi del borgo nascente, il Monviso. Era il tempo felice degli aquiloni, delle ortiche e del sambuco. Pensavo che sarebbe durato sempre, e che saremmo diventati adulti su quello sfondo e in quello spirito. Invece le scavatrici conclusero barbaramente la nostra infanzia. I campi di calcio- dei grandi, dei piccoli, senza differenza- sparirono in una polvere da creazione del mondo, I piani dei palazzi salivano inarrestabili fra noi. Presto fu un labirinto di muri che razionavano il sole. Noi fanatici di Sivori, cowboy, indiani, sceriffi, agenti segreti e banditi, ci cercavamo ancora, prigionieri dei balconi”. Periferie seducenti, quasi “da caccia al tesoro”, per quegli impavidi collezionisti che setacciano i negozietti sperduti e quindi molto promettenti.
Mara Ferrari