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Apre la mostra su don Milani

Fede e cittadinanza

La Diocesi di Alessandria, la Città di Alessandria e l’Istituto per la storia della resistenza, in collaborazione con l’Azione Cattolica, il Movimento ecclesiale di impegno culturale e il Centro di cultura-gruppo operatori dell’Università Cattolica, in occasione dei cento anni dalla nascita del priore di Barbiana (27 maggio 1923) allestiscono una mostra didattica sulla figura del prete fiorentino e sul suo metodo educativo.
Don Milani, è ben noto, è stato uno di quegli uomini che, per le sue scelte nette e coerenti, il linguaggio tagliente e preciso, la sua logica stringente nel ragionare, attirava facilmente grandi consensi ma anche vaste critiche, con schieramenti che hanno spesso offuscato il suo vero valore.

Su di lui è stato detto e scritto molto, persino opere teatrali e anche film, ma resta ancora molto da scoprire di lui, soprattutto della dimensione religiosa, che è l’aspetto fondamentale di tutta la sua vita e delle sue opere, l’ispirazione profonda di tutto il suo agire e parlare.
Non è possibile capire appieno don Lorenzo e i motivi delle sue scelte se, quando ci si avvicina a lui, non si tiene presente che era un prete, che aveva deciso di servire Dio nel modo più radicale, dopo che da giovane si era convertito alla fede: a 20 anni, infatti, abbandonò il mondo borghese, raffinato e colto a cui apparteneva la sua famiglia ed entrò in seminario, diventando sacerdote nel 1947.
Per lui, prete che aveva lasciato gli agi e i privilegi della classe borghese, la cultura e il mondo, per un’altra scelta di vita, l’ingiustizia sociale e l’emarginazione dei poveri erano un male che andava combattuto senza tregua, perché offendeva Dio e umiliava gli uomini, creati a sua immagine.

È stato proprio per i suoi giovani, già contadini o operai in giovanissima età, che don Lorenzo organizzò una scuola, prima a Calenzano e poi a Barbiana. Secondo la sua concezione, infatti, solo la scuola era lo strumento adatto per rialzare gli emarginati della società moderna, per ridare la parola ai poveri, perché diventassero più liberi, più uguali e integrati.
Nella sua casa raccoglieva ragazzi che al mattino lavoravano in stalla o in fabbrica e al pomeriggio ascoltavano da lui una parola che cercava di elevarli e sostenerli. Della scuola e dei suoi ragazzi don Milani diceva: «La scuola mi è sacra come un ottavo Sacramento… Devo tutto quello che so ai giovani operai e contadini cui ho fatto scuola. Quello che loro credevano di stare imparando da me, son io che l’ho imparato da loro».

“Lettera a una professoressa”, che fu pubblicata nel 1967, soltanto un mese prima della sua morte (26 giugno 1967), come epilogo e coronamento di tutta la sua vita di educatore, è certamente lo scritto più famoso di don Milani e della sua scuola.
Il testo, dura accusa alla scuola italiana di non svolgere il proprio compito con chi più ne aveva bisogno, i poveri e gli esclusi, è al centro anche della mostra, che in 43 pannelli didattici ripercorre la vita e il pensiero di don Milani.
Il percorso sarà visitabile dal 2 al 13 maggio prossimi, presso la Galleria Guasco (via Guasco 49, Alessandria), con i seguenti orari: martedì, mercoledì e giovedì dalle 9 alle 13 e dalle 14,30 alle 18,30; venerdì dalle 9 alle 13; sabato dalle 10 alle 13. Per informazioni: didattica@isral.it.

don Stefano Tessaglia

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