L’editoriale di Andrea Antonuccio
Care lettrici, cari lettori,
su questo numero abbiamo chiesto ad Alessandro Capra, un amico che frequenta il seminario di Alessandria, di raccontarci la sua particolare Veglia di Pentecoste, sabato 27 maggio, in cui ha ricevuto dal Vescovo il ministero del Lettorato. L’intervista è bella e profonda, vale il prezzo del biglietto. E come promesso, nel Paginone troverete un approfondimento sull’alluvione che ha colpito l’Emilia-Romagna, provocando danni e ferite incalcolabili.
Vi segnalo la testimonianza di Gabriele Cesari, ex presidente dell’Ordine dei geologi di quella regione, che ci ha raccontato non solo il dramma vissuto in diretta (Cesari è di Imola) o i motivi che hanno portato a tanta devastazione; ma anche, e io dico soprattutto, quella che Cesari chiama «l’umanità delle persone». Una solidarietà incredibile «che testimonia la grande voglia di ripartire. […] All’apparenza sembra tutto perso, ma non è così, c’è sempre un qualcosa che spinge a rimboccarsi le maniche e ripartire. L’origine di questa “spinta“, per non soccombere, può essere l’aspetto umano. Ma dietro c’è la fede. Senza dubbio».
La fede, dice lui: bisogna aver visto qualcosa di grande per fare un’affermazione del genere, in mezzo al fango e al dolore… Nella stessa intervista (è a pagina 8, non perdetela), Alessandro Venticinque si è fatto raccontare quello che a Lugo, comune colpito pesantemente dall’alluvione, un novantenne ha risposto quando gli hanno detto che aveva perso ogni cosa: «Ho conservato la mia vita e la mia fede. Ho tutto» (come ci ha detto lo stesso Cesari, «dalle parole e dalla fede di quell’anziano dobbiamo ripartire»). Chiediamoci se anche noi avremmo dato la stessa risposta: è la vera cartina tornasole della fede, più di tante nostre giaculatorie.
Ed è proprio la coscienza di “avere tutto” che noi di Voce auguriamo di cuore al nostro amico Alessandro, nuovo Lettore della Diocesi.