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L’officina del Nuovo Testamento. Retorica e stilistica

“La recensione” di Fabrizio Casazza

Il Nuovo Testamento (NT) «è un arcipelago con diverse isole nello stesso mare. Lo Spirito è l’acqua che irrora e attraversa le isole del NT». Con questa immagine i biblisti Antonio Pitta e Francesco Filannino introducono L’officina del Nuovo Testamento. Retorica e stilistica, appena pubblicato da Gregorian & Biblical Press (pp 475, euro 45).

Come in una sorta di dizionario vengono esposte le diverse figure retoriche, ad esempio metafora, iperbole, simbolo, segno, allegoria, etc, con i brani della Scrittura in cui esse emergono. L’opera che presentiamo è insomma di alto livello accademico, come ci si aspetta dal curriculum dei due autori, entrambi pugliesi. Monsignor Antonio Pitta, in passato vicario generale della sua diocesi di Lucera-Troia, è Pro Rettore della Pontificia Università Lateranense in Roma, mentre presso la Santa Sede è consultore del dicastero per l’evangelizzazione nella sezione per le questioni fondamentali dell’evangelizzazione del mondo e consultore del dicastero per la dottrina della fede; è ritenuto tra i massimi esperti mondiali sull’opera di san Paolo.

Francesco Filannino, giovane presbitero dell’arcidiocesi di Trani-Barletta-Bisceglie, ha conseguito il dottorato presso il Pontificio Istituto Biblico di Roma, dove attualmente insegna come docente invitato; specializzato in particolare sul vangelo di Marco, è anche docente incaricato nella Pontificia Università Lateranense in Roma.

La parola Bibbia come noto deriva dal greco e significa libri. In effetti essa è composta da una serie di libri, suddivisi in due grandi parti il cui spartiacque è la persona di Gesù Cristo: l’Antico Testamento e il Nuovo Testamento. Quest’ultimo è caratterizzato da una retorica senza orpelli: quando gli autori sacri, ispirati dallo Spirito Santo, utilizzano una particolare figura retorica non lo fanno semplicemente per abbellire il testo o fornire prove di abilità dialettica. «Piuttosto ricorrono a una figura o a un sistema argomentativo per trasmetterne i contenuti». Ecco perché è importante il lavoro di approfondimento dei due esegeti.

Tre sono i perni degli scritti del NT (che comprendono i Vangeli, gli Atti degli Apostoli, le lettere di Paolo, di Giacomo, di Pietro, di Giovanni, di Giuda, agli Ebrei, l’Apocalisse): la croce, le comunità e l’oralità. La morte e la risurrezione di Gesù costituiscono l’apice della rivelazione, che viene trasmessa in un orizzonte ecclesiale perché, ben prima del testo scritto, essa fu veicolata oralmente nelle assemblee. Lo studio della Bibbia dovrebbe diventare quindi sempre più capillare per farla parlare ancora alle persone del nostro tempo, per guidare la comunità cristiana ai vari livelli nelle scelte pastorali, per comunicare l’immenso e indicibile amore di Dio per l’umanità, manifestata in sommo grado nella donazione di Cristo sulla croce.

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