Intervista a Giampaolo Mortara, direttore Caritas
Ogni giorno il Banco alimentare recupera eccedenze alimentari per distribuirle a strutture caritative, nel nostro territorio e in tutta Italia, che offrono pasti o pacchi alimentari a persone che vivono in difficoltà. Accanto all’operosa attività quotidiana, ogni anno a novembre viene indetta la Giornata nazionale della Colletta alimentare. La Colletta 2023, giunta alla 27a edizione, sarà sabato 18 novembre e vedrà coinvolti 14 mila supermercati italiani aderenti all’iniziativa. La modalità per donare è duplice: partecipare come volontari (per dare la propria disponibilità su Alessandria e provincia: Davide – cell. 349 648 0094); oppure fare la spesa per chi è in difficoltà (i beni di cui c’è più necessità sono olio, verdure o legumi in scatola, polpa o passata di pomodoro, tonno o carne in scatola e alimenti per l’infanzia). Ma non solo. La Colletta è anche il gesto con il quale la Fondazione Banco Alimentare aderisce alla Giornata Mondiale dei Poveri 2023 indetta da papa Francesco, in programma il giorno successivo alla raccolta, ossia il 19 novembre. Giampaolo Mortara (nel tondo), direttore della Caritas diocesana, ci aiuta a capire il senso di questi due gesti.
Giampaolo, Colletta alimentare sabato e Giornata mondiale domenica: la povertà si può sconfiggere?
«Direi di no, i poveri li avremo sempre con noi, come dice Gesù nel Vangelo. Ma dobbiamo stare attenti a non considerare come “povertà” solo la mancanza di beni, di soldi o di cibo…».
Puoi spiegarci meglio?
«Ci sono altre povertà, che purtroppo intercettiamo quasi sempre troppo tardi. Sono povertà più “profonde”, che si manifestano come solitudine, o come mancanza di relazione: sono tantissime le persone in questa condizione, e noi riusciamo ad accorgerci di loro solo quando esprimono un bisogno materiale. È meno umiliante dire “non riesco a pagare l’affitto” che riconoscere davanti a un altro di essere da soli. E poi ci sono anche condizioni di salute che vanno valutate».
Per esempio?
«Penso a persone che portano con sé diverse sofferenze psicologiche, come chi viene da un Paese lontano e non riesce ad avere relazioni normali con gli altri. C’è chi fa fatica a integrarsi, per cultura o per usanze differenti dalle nostre, e rimane da solo. O chi ha avuto percorsi familiari infelici: matrimoni sfasciati, donne o uomini rimasti soli con i figli da accudire e spese insostenibili… sono povertà profonde, che emergono solo quando la situazione diventa “estrema”: quando non c’è più da mangiare, o si finisce in mezzo alla strada. Ci sono persone consumate, fisicamente e moralmente: il ruolo di ognuno di noi dovrebbe essere quello di accorgersi di queste situazioni. Perché l’attenzione ai poveri non si esercita per “delega”, attraverso la Caritas o altre realtà associative. È innanzitutto personale».
La Colletta di sabato 18 aiuta tantissime attività caritative, tra cui la Caritas. Ci dai un motivo valido per donare?
«Guarda, è lo stesso motivo per cui venire a fare il volontario anche in Caritas… Oltre ad aiutare i bisognosi, è l’occasione per aiutare noi stessi. Per liberarci dall’egoismo che ci portiamo addosso e che ci “imprigiona” la coscienza. Questi gesti ci dovrebbero insegnare a fare tutto con amore, anche la spesa per un bisognoso. E, da lì, guardare con più profondità quello che ci accade. Per imparare uno sguardo diverso sulle cose».
Andrea Antonuccio