Care lettrici,
cari lettori,
apriamo Voce con la bella intervista di Zelia Pastore a Carlotta Testa, direttrice del Collegio Santa Chiara. Come vi abbiamo già raccontato altre volte, prima di essere un “fornitore” di posti letto il Santa Chiara vuole essere un luogo educativo. Attenzione, però: che cosa intendiamo con “educativo”? Andiamo all’etimologia di “educare”: dal verbo latino “educĕre”, “trarre fuori”, cioè valorizzare tutte le componenti che costituiscono l’umano. Educazione, dunque, non come imposizione di un proprio schema, ma come «introduzione alla realtà totale», secondo la definizione (insuperata) di quel grande educatore che risponde al nome di don Luigi Giussani. Il quale, in una conferenza del 1985 che si trova facilmente su Internet (“Introduzione alla realtà totale – Il rischio educativo”) diceva: «Il problema educativo è il problema capitale in una società che abbia una consapevolezza civile minimamente evoluta. Io mi ricordo che i primi anni in cui facevo religione, spesso, negli alterchi e nella dialettica in classe, dicevo: “Per favore, mandateci in giro, noi clero, nudi per le strade, toglieteci tutto, ma non toglieteci la possibilità di educare”». Chi di noi andrebbe in giro nudo per le strade, per affermare la possibilità di educare? E con quale proposta? Ci aiuta ancora una volta don Giussani, con affermazioni di una profondità e modernità impressionanti: «Senza una proposta, il rapporto con la realtà è puramente reattivo, sarebbe come se cominciasse sempre da capo, sempre da zero, pura reattività – istintiva o d’opinione -, ma non sarebbe mai una conoscenza nel senso pieno del termine. Insisto con i giovani nell’uso del termine, della formula scientifica, “ipotesi di lavoro”, perché un uomo conosce solo in base ad una ipotesi di lavoro. La genialità dell’uomo sta nel reperimento d’una ipotesi di lavoro più adeguata». Al Collegio Santa Chiara questa ipotesi c’è. E può essere verificata.
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