Home / Paesi / Attualità / In Ucraina una guerra senza fine. E una pace ancora lontana

In Ucraina una guerra senza fine. E una pace ancora lontana

Il nuovo libro di Graziano Canestri “Ucraina. La crisi geopolitica”: «Per capire
le motivazioni, anche storiche, che hanno portato allo scoppio del conflitto»

Dopo l’uscita del primo libro “Jugoslavia. Il tragico mosaico” (nel 2023), l’alessandrino Graziano Canestri, esperto della “questione balcanica”, ha dato alle stampe un nuovo lavoro, presentato al Salone del Libro di Torino nel mese di maggio di quest’anno. Il titolo del suo secondo lavoro è “Ucraina. La crisi geopolitica”: un approfondimento, a due anni dall’inizio del conflitto russo-ucraino, per cercare di comprendere le ragioni storiche e culturali che stanno dietro a una guerra che continua a lasciare sul campo morte, distruzione e rabbia. Nel cuore dell’Europa, e davanti agli occhi di tutti.

Canestri, da dove parte il suo volume?

«Parte dal 2021, quando i servizi segreti americani e britannici portarono alla luce notizie, fondate, di movimenti di truppe russe nei pressi del confine ucraino, in preparazione di una possibile invasione. Il libro vuole offrire uno “spaccato” di tutte le motivazioni, anche storiche, che hanno portato allo scoppio di questa guerra. Che non è partita dal 2021, ma diversi anni prima. C’è chi fa iniziare il conflitto nel 2014 con la questione del Donbass, ma già da tempo le regioni filorusse del Donetsk e Lugansk avevano avuto tensioni con le forze ucraine. E di questo, da noi, non si è mai parlato. In un capitolo del libro cerco di fare un excursus storico per comprendere bene le motivazioni, ripercorrendo gli avvenimenti più importanti accaduti in Ucraina dal 2014 al 2022. Le informazioni che ho preso sono tratte da siti ministeriali ucraini di pubblico accesso, a cui chiunque può accedere».

Questa crisi ha radici storiche, quindi.

«Sì, e ho provato a identificare i periodi più significativi. A partire dal 1244 i discendenti di Gengis Khan arrivarono in quei territori e misero a ferro e fuoco Kiev, mentre Mosca rimase intatta. Per arrivare, secoli dopo, al periodo dell’Holodomor (dal russo “morire di fame”, ndr): con la collettivizzazione delle terre e la politica agricola, Stalin aveva prosciugato le riserve di grano della popolazione ucraina, facendo morire di fame in un anno oltre 5 milioni di persone. Queste cose le sottolineo per far capire che è un conflitto partito da tempo, e bisogna risalire alle cause di una crisi che c’è sempre stata. Parlando di tempi recenti, credo che le avvisaglie siano partite dalla crisi georgiana del 2008, quando Putin invase la Georgia per rivendicare i diritti dell’Ossezia del Sud e dell’Abkhazia. Una guerra durata pochi giorni, ma l’Europa si sarebbe dovuta rendere conto già allora dell’intenzione russa di espandersi altrove. Nessuno erogò sanzioni, questa situazione venne lasciata andare. E così siamo arrivati alla guerra di oggi».

Quali sono le responsabilità dell’Europa?

«Alla luce di questi conflitti, già dal 2014 si poteva prevedere dove saremmo arrivati. Nel libro ho usato la metafora di una autostrada con diverse uscite secondarie: in questa situazione non sono state nemmeno considerate, si è deciso di andare avanti».

Nel libro lei parla anche del ruolo della Nato.

«Ho dedicato diversi capitoli alla Nato, un’alleanza difensiva che poi è diventata offensiva. Certamente, per comprendere le cause della guerra è importante conoscere il ruolo della Nato. Per questo si può fare un collegamento con il mio primo libro: nel 1999 il bombardamento della Serbia poteva già essere considerato il primo passo di un probabile allargamento della Nato a Est, e quindi un inizio di accerchiamento della Russia. Con l’intenzione di arrivare agli immensi giacimenti di petrolio del Mar Caspio e del Caucaso. I cosiddetti “corridoi europei”, dove sarebbe transitato il gas russo».

Qual è la partecipazione italiana nella crisi ucraina?

«A partire dall’Euromaidan (manifestazioni filoeuropee in Ucraina tra la fine del 2013 e l’inizio del 2014, ndr) gli italiani erano sul fronte di guerra, con la presenza di mercenari sia dal lato ucraino sia da quello russo. C’erano italiani che si combattevano l’uno contro l’altro… Non siamo stati solo spettatori, ma abbiamo partecipato attivamente».

Questo non è l’unico conflitto che infuoca il mondo.

«Citando le parole di papa Francesco, stiamo assistendo una Terza guerra mondiale a pezzi. L’Ucraina è solo la punta dell’iceberg: penso al Kosovo con la Serbia, alla Corea del Nord con gli esperimenti nucleari, alla situazione di India e Pakistan o di Cina e Giappone. Tutte polveriere, pronte a esplodere. Il conflitto non è circoscritto solo all’Ucraina, è evidente».

Si arriverà a una pace?

«La vedo dura, onestamente. Se continuiamo a fornire armi all’Ucraina, la guerra non finirà mai. Per una pace duratura servirebbe lasciare alla Russia la Crimea e garantire i diritti degli ucraini nelle regioni di Donbass e Donetsk. Soluzioni, a dire il vero, ce ne potrebbero anche essere, ma la pace è lontana. Siamo ancora in un vicolo cieco».

Alessandro Venticinque

Check Also

Elezioni 2024: vincitori e vinti

Il Piemonte riconferma Alberto Cirio che ha la meglio su Gianna Pentenero. In Europa, exploit …

%d