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Siamo forse noi quelli dei “trucchetti”? – L’editoriale di Andrea Antonuccio

Care lettrici,

cari lettori,

innanzitutto vi auguriamo di aver iniziato bene (in senso cristiano) l’anno 2025. Su questo numero trattiamo diversi argomenti, legati sia alla Chiesa locale (leggete l’intervista a don Beppe Bodrati sulla Peregrinatio Mariae) sia a quella universale.

Nel Paginone abbiamo riportato i dati salienti del rapporto Censis del novembre 2024, “Italiani, fede e Chiesa”, realizzato in occasione del Cammino sinodale che coinvolge la Chiesa italiana. La ricerca è di oltre 50 pagine, non potevamo pubblicarla interamente: abbiamo scelto allora tre percentuali significative, almeno per noi, da considerare anche alla luce dell’intervista al professor Franco Nembrini realizzata dalla collega Gigliola Alfaro del Sir, l’agenzia d’informazione della Federazione italiana settimanali cattolici e della Conferenza episcopale italiana.

In estrema sintesi, che quadro emerge da questa ricerca? Intanto, che gli italiani che dal punto di vista religioso si definiscono “cattolici” sono il 71,1%; il 15,3% della popolazione si definisce praticante, il 34,9% dice di partecipare solo occasionalmente alle attività della Chiesa e il 20,9% si definisce “non praticante”. Il principale motivo per cui molti che si definiscono cattolici non frequentano la Chiesa è, per il 56,1%, rappresentato dalla formula “Vivo interiormente la mia fede”. Il 40,1% degli italiani ammette di non riconoscersi nella Chiesa italiana attuale, mentre il 39,4% dichiara che non andrebbe mai a farsi consigliare da un prete (e noi?).

Sempre nel Paginone, il professor Nembrini, uno che di fede, educazione e giovani (altro tema “caldo” per la Chiesa) un po’ se ne intende, ha dato un giudizio preciso sulle percentuali, in certi casi impietose, che descrivono la situazione attuale della Chiesa. Cito questo passaggio, il resto lo lascio a voi: «Soprattutto, testimoniare con la vita il Maestro per eccellenza, Gesù […] senza ricorsi a trucchetti o a pratiche apparentemente aggreganti, come troppo spesso abbiamo fatto negli oratori, nella vita delle comunità cristiane, scimmiottando un po’ tecniche psico-pedagogiche che lasciano il tempo che trovano e che vanno bene per bambini sempre più piccoli e che perdiamo dopo la cresima». Non nascondiamoci: quelli dei “trucchetti per bambini” siamo noi. Avremo il coraggio di riconoscerlo, nelle nostre comunità?

Andrea Antonucciodirettore@lavocealessandrina.it

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