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L’interVista a Massimiliano Tubani, direttore di Aiuto alla Chiesa che soffre (Acs) Italia

«Peggiora la condizione dei cristiani nel mondo»

I cristiani sono perseguitati e la loro condizione è peggiorata in tutto il mondo. È questo il drammatico quadro che emerge dal rapporto “Perseguitati più che mai – Rapporto sui cristiani oppressi per la loro fede 2022-24”, realizzato da Aiuto alla Chiesa che soffre (Acs). Il periodo di riferimento è compreso tra l’estate 2022 e quella del 2024; i Paesi analizzati in totale sono 18, dal Nicaragua in America Latina al Myanmar in Estremo Oriente e al Burkina Faso in Africa occidentale. Dati, numeri, storie che raccontano come la persecuzione dei cristiani sia aumentata in modo significativo. Abbiamo chiesto a Massimiliano Tubani (nella foto  con Shagufta Kausar, cristiana perseguitata in Pakistan a motivo della sua fede), direttore di Acs Italia, di aiutarci a comprendere meglio ciò che sta accadendo nel mondo e in quale situazione vivono milioni e milioni di nostri fratelli nella fede.

Dottor Tubani, il rapporto “Perseguitati più che mai” che quadro ci presenta? Quali sono le principali criticità?

«Il quadro delineato dal Rapporto è quello di un peggioramento generalizzato delle condizioni dei cristiani nel mondo. Tra le varie criticità emerse c’è lo spostamento del fulcro dell’islamismo radicale dal Medio Oriente al Nord Africa, con un impatto transnazionale che determina sia l’inasprimento delle persecuzioni verso i cristiani sia l’incremento della pressione migratoria dai Paesi in cui queste sono in atto verso le nazioni destinatarie dei flussi».

Perché i cristiani continuano a essere perseguitati? C’è una motivazione in particolare?

«La fede cristiana include e promuove un nucleo di giustizia che ostacola quanti perseguono fini immorali. Si tratti di piccoli gruppi o di intere comunità politiche, la buona battaglia condotta per instaurare la giustizia non viene tollerata e chi ne fa le spese sono le comunità cristiane, specie se minoritarie. In secondo luogo, in molti Paesi i cristiani vengono percepiti come solidali con l’odiato Occidente, e di conseguenza vengono repressi».

Dal rapporto i dati relativi ai regimi autoritari sono molto significativi. Questi regimi tendono a combattere tutte le religioni o, in particolare, il cristianesimo?

«I regimi autoritari, la cui azione si basa su un’ideologia politica avversa al fenomeno religioso, tendono a violare la libertà religiosa di tutte le confessioni riluttanti ai tentativi di asservimento attuati dalla burocrazia statale. E i cristiani ordinariamente sono il gruppo maggiormente colpito».

I cristiani vengono perseguitati fino allo sfollamento e all’esilio. Quali sono le zone più critiche, da questo punto di vista?

«Attualmente l’Africa occidentale e subsahariana rappresenta l’area più critica. Ciò non toglie tuttavia che in Medio Oriente siano in atto le conseguenze di due fattori: gli effetti di lungo periodo del pluriennale conflitto innescato dai jihadisti dell’Isis, e la persistente ideologia politico-religiosa che, al contrario dei miliziani del sedicente Stato Islamico, non può essere sconfitta militarmente, perché si pone sul piano delle idee».

Cambiamo continente. Ci può parlare della situazione in Nicaragua?

«La situazione in Nicaragua è peggiorata negli ultimi due anni. Le iniziative del governo per reprimere la Chiesa cattolica includono l’espulsione di membri del clero, la chiusura delle associazioni religiose e numerose restrizioni imposte alle attività. Molte organizzazioni cattoliche hanno perso la personalità giuridica e i loro beni sono stati confiscati. La sorveglianza sui consacrati e i fedeli cattolici è aumentata in tutto il Paese».

Quali sono le altre persecuzioni, quelle per così dire non visibili e non tracciabili?

«Secondo il Pew Research Center, dati del 2021, i cristiani hanno subito una qualche forma di molestia più o meno grave in 160 Paesi nel mondo, un dato più che triplicato in meno di dieci anni. Le nazioni analizzate nel nostro Rapporto sono quelle in cui la situazione dei cristiani suscita particolare preoccupazione. Vi è poi la persecuzione culturale, che si manifesta in particolare nelle nazioni occidentali attraverso il relativismo etico e la secolarizzazione».

In questa situazione, quali sono i principali progetti di Acs, già attivati o in programma?

«Acs ogni anno finanzia oltre 5.000 progetti in quasi 140 nazioni grazie alla generosità di circa 360 mila benefattori privati sparsi nel mondo. Le iniziative sono sia pastorali sia umanitarie: si va dal sostegno ai religiosi alla costruzione di scuole, parrocchie e altri luoghi di culto; dalle borse di studio per sacerdoti e seminaristi all’acquisto di mezzi di trasporto per raggiungere aree remote e impervie; dalla celebrazione di Messe secondo le intenzioni dei benefattori a opera di sacerdoti perseguitati o poveri fino agli aiuti umanitari per le comunità cristiane sfollate, e ancora molti altri progetti. In Palestina negli ultimi mesi abbiamo finanziato alcuni programmi per la formazione professionale di coloro che sono stati colpiti anche economicamente dalla guerra scaturita dagli attacchi del 7 ottobre».

Per lei, e per la sua fede, che cosa significa essere direttore di Acs Italia?

«I cristiani perseguitati, che testimoniano la fede in contesti estremi a rischio della propria vita, offrono un grande esempio, soprattutto per chi come me vive in una nazione occidentale. I benefattori della nostra fondazione, che con straordinaria generosità donano per aiutare fratelli che vivono e soffrono a migliaia di chilometri distanza e che non incontreranno mai, dimostrano una feconda carità. Io sono costantemente edificato dall’esempio degli uni e degli altri».

Ma noi che andiamo a Messa e professiamo il nostro credo senza alcun rischio, come possiamo comprendere ciò che avviene ai cristiani di altri Paesi? Come è possibile immedesimarsi in chi rischia la propria vita anche solo per uscire di casa e andare alla celebrazione domenicale?

«Un modo semplice per immedesimarsi è leggere le loro storie. Per questo Acs diffonde la rivista “L’Eco dell’Amore” e altre pubblicazioni che includono esempi di vita cristiana in terre di persecuzione. Queste testimonianze sono ordinariamente ignorate dai grandi organi di informazione, i quali si occupano solo delle vittime “di Serie A”, cioè quelle delle aree in cui si concentrano gli interessi politico-economici dei maggiori attori internazionali. Per le vittime “di Serie B” c’è la Provvidenza, che passa anche attraverso le mani generose dei nostri benefattori».

a cura di Alessandro Venticinque

Il caso di Suleman: ucciso in Pakistan perché cristiano

Il 29 dicembre Suleman Masih, cristiano di 24 anni, è stato aggredito a Kot Saadullah, Rahawali, Gujranwala, in Pakistan. E, a causa delle ferite riportate, è morto il 1° gennaio. A riferirlo è Acs, che riporta quanto affermato da un sacerdote pakistano, il francescano padre Lazar Aslam. Il 29 dicembre Suleman è stato brutalmente aggredito e colpito, riportando gravi danni ai reni. Un’altra persona, anch’essa ferita nell’incidente, ha inizialmente rilasciato una falsa dichiarazione, sotto la pressione della polizia. Testimoni oculari hanno tuttavia rivelato che Suleman è stata la vittima innocente di un attacco deliberato. Quattro dei cinque aggressori sono stati arrestati, mentre il principale accusato rimane in libertà. Esponenti della Commissione cattolica nazionale per la giustizia e la pace (Ncjp), partner dei progetti che Acs realizza nel Paese asiatico, hanno visitato la famiglia della vittima dopo l’incidente. Dopo aver accertato i fatti, la Ncjp ha concluso che l’incidente rappresenta «un caso di discriminazione religiosa».

Fonte: AgenSir

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