La rinascita del santuario di Solero
Una cerimonia importante ma soprattutto emozionante quella svoltasi nel pomeriggio di domenica 18 maggio a Solero, dove dopo anni di abbandono, è stato restituito alla comunità, il santuario della Madonna del Poggio, risalente al 1520 e sorto per volontà della gente del paese come ringraziamento alla Beata Vergine per aver salvato il paese dalla devastazione delle truppe francesi di Luigi XII nel 1499.
Importante dicevamo poiché il santuario è stato oggetto di un lungo e impegnativo restauro, nonché oggetto di diverse iniziative affinché si potessero trovare i fondi per i lavori necessari: merende sinoire, donazioni, pesche di beneficenza, la partecipazione ai Luoghi del Cuore del Fai nel 2008, donazioni, nonché fondamentali contributi europei, hanno permesso di riportare alla sua antica funzione questa chiesetta campestre, poco fuori dall’abitato, molto cara ai solerini che erano soliti visitare, per una preghiera o una passeggiata.
All’inaugurazione hanno partecipato moltissime persone tra cui l’ultimo nato nella foresteria del Poggio, Luciano Fascio. Gli interventi sono stati aperti dal sindaco Andrea Toniato, emozionato nel regalare ai presenti i suoi ricordi di bambino che sul trattore col nonno passava spesso davanti al santuario. Ospite anche il presidente della Provincia, nonché sindaco della vicina Quargnento, Luigi Benzi, Carlo Gallia, storico solerino che ha voluto ricordare anche il lavoro di un altro storico, Gian Piero Pagano che ha trascritto e pubblicato un manoscritto di Padre Ruggiero Abbaneo, preziosa testimonianza proprio sul santuario. Da sottolineare che sia l’intervento di Luciano Mariano, presidente della Fondazione Cassa di Risparmio, che del delegato vescovile Luciano Orsini, hanno focalizzato l’attenzione da un lato su quanto importante sia il risultato conseguito da don Mario Bianchi e dai suoi parrocchiani, visto il gran numero di chiesette campestri in rovina e la scarsità di fondi, e spesso di interesse, nel recuperarle; dall’altro la tenacia del parroco e la volontà della sua gente per arrivare a riaprire il santuario e di conseguenza non perdere un bene artistico prezioso con tutta la storia, i ricordi, la devozione e l’affetto popolare che questo luogo custodisce. “Qui si vede il cuore, l’impegno di un’intera comunità. Solero è un bell’esempio”, ha detto il presidente Mariano.
“Mi piacerebbe trovare il modo per poter clonare il vostro don Mario – ha invece scherzosamente affermato Luciano Orsini – perché così potremmo essere tranquilli che molte altre chiesette sarebbero recuperate e, più in generale, molti progetti affidati a lui andrebbero a buon fine”.
Ai tecnici coinvolti a vario titolo nel recupero dell’edificio, il compito di illustrare le varie fasi dei lavori a cui hanno contribuito con grande impegno i fratelli Rocca. L’architetto Alberto Giordano, il geometra Antonio Penna, la rappresentante della Sovrintendenza, architetto Francesca Lupo e la restauratrice Francesca Regoli hanno spiegato i delicati passaggi che hanno ridato nuova vita a questo luogo, “un posto dove – ha detto la Regoli – era bello venire a lavorare. Non solo per l’importanza stessa dell’intervento, ma perché giorno per giorno ho potuto vedere quanto le persone ci tenessero a riavere questo santuario. Don Mario in primis certo ma poi anche i tanti volontari che appunto in ogni momento mi hanno accompagnata per arrivare tutti assieme a questa bella e importante giornata”.
E con la celebrazione della messa, animata dal coro, il rinfresco, con tanto di biscotti a forma di santuario, il ringraziamento a tutti coloro (varie associazioni, alpini, protezione civile) che hanno contribuito al recupero della chiesetta e alla riuscita della giornata, il pomeriggio si è concluso. Alla Madonna del Poggio verrà d’ora in poi celebrata la messa ogni 8 del mese, tutto maggio sarà recitato il rosario e si potranno effettuare visite guidate gratuite (telefonando allo 0131/486771), avendo così anche la possibilità di ammirare l’altorilievo ligneo policromo seicentesco rappresentante la nascita di Maria.
Pieranna Bottino