«Grazie Signore per il dono di Max»

Diego e Larives ricordano l’amico Massimiliano Monticone

 

Nello scorso numero di Voce vi abbiamo raccontato la drammatica vicenda di Simona e Massimiliano Monticone, 18 e 49 anni, vittime di un tragico incidente a fine agosto nelle campagne del Vercellese. Su questo numero ricordiamo in particolare Massimiliano, che insieme con la moglie Elisa accompagnava i fidanzati nel percorso di preparazione al matrimonio a Spinetta Marengo e faceva parte dell’Équipe Notre-Dame. Abbiamo chiesto a Diego Lumia e Larives Bellora, responsabili dell’ufficio famiglia della Diocesi, di ricordare il loro amico.

Diego, Larives, chi era Massimiliano e come lo avete conosciuto?

«Abbiamo conosciuto Massimiliano ed Elisa, sua moglie, nell’ambito delle attività della pastorale familiare diocesana, perché conducevano i percorsi di preparazione al matrimonio insieme a don Giuseppe Biasiolo a Spinetta. Di Massimiliano ci ha colpito fin dall’inizio, l’entusiasmo, il desiderio di annunciare ai nuovi sposi la “Gioia dell’amore” proprio come dice l’esortazione apostolica “Amoris Laetitia” di papa Francesco, per dire loro, che questa gioia è possibile, anche ai nostri giorni, anche nella quotidianità, anche nelle difficoltà della vita familiare. Dobbiamo dire che lui, insieme a Elisa, questa gioia la viveva e la trasmetteva non solo a parole, ma soprattutto con la sua vita e con la sua testimonianza. E inoltre trasmetteva questa gioia anche quando parlava del suo lavoro, delle sue passioni, in cui davvero riversava non solo il suo entusiasmo, ma anche il suo impegno, il senso di responsabilità, la serietà. Massimiliano era di quelli che quando partecipava agli incontri proposti dall’Ufficio Famiglia, capivi che aveva in sé una forte consapevolezza della missione a cui lui e sua moglie erano stati chiamati, anche se questo impegno richiedeva tempo, studio, dedizione, partecipazione. Questo lo abbiamo visto in loro nella preparazione delle coppie al matrimonio. Quando il lavoro e i vari impegni familiari permettevano loro di ritagliarsi qualche giorno di tempo, partecipavano volentieri agli incontri di formazione sulla pastorale familiare proposti dal nostro ufficio, dopo i quali spesso ci confrontavamo condividendo ciò che più ci aveva colpito, e le idee nuove che scaturivano. Tra le esperienze più significative vissute insieme ci ricordiamo il weekend sui “Percorsi di Betania” del marzo scorso e il weekend a Verbania guidato da monsignor Bernardino Giordano. Quando pensiamo a Massimiliano, sentiamo un forte senso di riconoscenza per l’esempio che ci ha dato di impegno e di serietà ma anche per l’entusiasmo coinvolgente che trasmetteva, e soprattutto per l’amore e la dedizione che nutriva per la sua famiglia».

Dove vedete la presenza di Dio in una tragedia come questa?

«In questo evento così doloroso ci siamo resi conto che la nostra vita è in Dio e il tempo che ci viene dato è nelle Sue mani. E non sempre comprendiamo i Suoi disegni, che a volte sono davvero difficili da accettare, ma abbiamo visto la presenza di Dio nella fede di Elisa e Matteo e nell’amore della comunità che si è stretta intorno a loro. Nella sofferenza c’è la presenza del Signore risorto che, come nel Cenacolo dei discepoli in lutto, entra là dove trova una comunità unita nel Suo nome. Questo affetto della comunità è il frutto di tutto l’amore e la fede che Massimiliano e Simona hanno seminato intorno a loro. Noi crediamo che, nella comunione dei santi, siamo uniti ai nostri cari nella preghiera e soprattutto, nella Santa Messa e che “non si perdono mai coloro che amiamo, perché possiamo amarli in Colui che non si può perdere” (S. Agostino, Conf.4,9,14)».

Diego, un ricordo di Massimiliano?

«Qualche giorno prima dell’incidente l’ho incontrato, e mi sono rimasti impressi i suoi occhi che esprimevano la sua amicizia. Ma non avrei mai immaginato che, con quello sguardo, mi avrebbe salutato prima di essere chiamato dal Signore. Credo che ora ci guardi e preghi per i suoi amici dal Cielo. Ringraziamo il Signore per averci fatto dono di incontrare una persona speciale come Max».

Alessandro Venticinque

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