Un centinaio di giovani della Diocesi all’incontro di Pasquetta con il Santo Padre
A metà pomeriggio del giorno di Pasquetta, lunedì 18 aprile, erano 80 mila gli adolescenti italiani in Piazza San Pietro per incontrare papa Francesco. Un importante momento di festa e di riflessione, per i ragazzi dai 12 ai 17 anni giunti da tutta Italia seguendo lo slogan dell’incontro: “#Seguimi“. Anche la nostra Diocesi si è mossa alla volta di Roma, con circa un centinaio di giovani. A una settimana da questo evento, abbiamo chiesto a chi ha partecipato di raccontarci quello che è accaduto. E che cosa è rimasto dopo aver ascoltato le parole di Francesco.
Partiamo da Edoardo Camponeschi (nella foto a sinistra il Gruppo scout Alessandria 2), 22 anni, capo scout del gruppo Alessandria 2. «Il nostro gruppo scout era composto da 22 ragazzi, più quattro capi accompagnatori. Insieme, in vista di questo incontro, abbiamo deciso di metterci in cammino e incontrare papa Francesco» comincia a raccontare Edoardo, che poi commenta l’incontro con il Papa: «Su tutto, mi ha colpito la saggezza di quell’uomo che, nonostante gli acciacchi e il caldo, era calmo e tranquillo. Ha parlato con un’incredibile serenità e apertura del cuore e della mente. Le sue parole dirette, concise e incisive hanno toccato il cuore di tutti». Parole che sono riecheggiate nel cuore anche dopo questo evento: «Sul pullman, nel viaggio di ritorno, abbiamo chiesto la cosa più emozionante di questi giorni. I nostri ragazzi hanno tutti apprezzato il Papa, ma ovviamente è rimasto impresso anche Blanco (sorride). In generale è rimasta impressa l’esperienza in sé, un insieme di emozioni incredibili. Andare a Roma, prepararsi per incontrare il Santo Padre, arrivandoci dopo una giornata trascorsa in coda, in piedi e al caldo. Siamo stati ad ascoltare quelle parole così importanti, che ci hanno rasserenato… e la stanchezza è passata di colpo». Edoardo conclude commentando una delle frasi del Papa durante l’incontro di Pasquetta («Voi non avete l’esperienza dei grandi, ma avete qualcosa che i grandi alle volte hanno perduto, voi avete il fiuto della verità»): «Molte volte gli adulti hanno delle strutture mentali tali da non far vedere certe cose, o se riescono a vederle, poi, non possono dire nulla. Mentre per noi giovani è diverso, certe cose le vediamo o non abbiamo problemi a dire delle cose vere. E, sì, ha ragione il Papa: non abbiamo esperienza, ma abbiamo fiuto per la verità!».
Andiamo avanti con Cecilia Mazzucco (nella foto a destra), 15 anni, secondo anno di liceo al Volta. È partita per Roma insieme al gruppo delle parrocchie di Quargnento e Solero. «Eravamo una ventina di ragazzi, più animatori e accompagnatori, tra cui il nostro parroco, don Mario Bianchi» ci dice Cecilia. «In generale, mi ha colpito il senso di comunità e di amicizia che si percepiva. Mi rimarranno nel cuore le nuove conoscenze che ho fatto». E sul Santo Padre, aggiunge: «Sicuramente pensavo fosse molto più “serio”, e che parlasse un linguaggio più complesso. Invece è arrivato subito al punto con semplicità, senza fare giri di parole. È stato davvero disponibile e il suo discorso è stato toccante, così come le varie testimonianze dei ragazzi. Nel viaggio di ritorno qualcuno è stato chiamato a parlare dell’esperienza e ci siamo scambiati diverse riflessioni. Tutti abbiamo in mente la frase del Papa sul fiuto dei giovani verso la verità e la realtà. È arrivato subito al cuore dei ragazzi».
Concludiamo con Carlotta Testa (nella foto, a destra, nel viaggio verso Roma) figura di riferimento per la Pastorale giovanile e vocazionale della Diocesi di Alessandria, che ha accompagnato i giovani della nostra Diocesi nella Capitale. «Sicuramente due elementi mi hanno colpito. Il primo, ripreso anche dalle parole del Papa, è questo forte bisogno di uscire da un digiuno di relazioni e di socializzazione. Si respirava una gran voglia di incontro e di festa, nei ragazzi è emersa proprio questa necessità. E credo che Piazza San Pietro, con un bellissimo colpo d’occhio, lo abbia dimostrato bene: ci si aspettava un totale di 40 mila pellegrini, eravamo intorno agli 80 mila. Il secondo aspetto che mi porto a casa, per me e i ragazzi, è il sapore di una Chiesa viva. Una Chiesa che desidera incontrare i giovani, parlare il loro linguaggio e desidera stare con loro» sottolinea Carlotta.
Ma quello di Roma è stato un importante cammino anche per la nostra Chiesa. «Un’esperienza profondamente diocesana. C’erano vari gruppi di diversi oratori, gruppi scout, tre sacerdoti e anche laici accompagnatori. Un’esperienza, vissuta insieme al nostro Vescovo, che ci aiuta a essere Chiesa. Ci aiuta a crescere come comunità, stando insieme e vivendo un percorso di comunione. Ma grande gratitudine anche per i tanti sacerdoti d’Italia che, dopo la Settimana Santa, si sono prodigati a seguire i giovani a Roma». E i ragazzi? «Tra loro ho visto giovani, davvero giovani, che non avevano mai fatto un’esperienza del genere. Il Covid, lo sappiamo, ha interrotto bruscamente le attività e non ha dato l’opportunità a questi ragazzi di fare percorsi di questo tipo. Alla partenza erano un po’ dubbiosi: “Chi è che ci invita a Roma? Il Papa, sì… E arrivati là che cosa ci attende?”. Proprio per questo mi ha colpito la voglia di mettersi in gioco, e una particolare attenzione verso tutto ciò che è stato detto. Nel viaggio di ritorno, abbiamo avuto un confronto tra i vari pullman, e le parole del Santo Padre erano ancora vive nella mente e nel cuore. Mi ha colpito questo mettersi in relazione da parte di gruppi diversi. Ma anche la voglia di mettersi in gioco, affrontando un’esperienza non di certo comoda, in stile Gmg». E proprio la prossima Gmg è la meta: «Questo è stato un assaggio della prossima Giornata mondiale della Gioventù che si svolgerà a Lisbona nel 2023, in cui speriamo di accompagnare tanti giovani. Ci contiamo tanto anche perché è una Gmg vicina, europea ed economicamente accessibile. Un cammino che riparte oggi e che prosegue fino al 2023. Con questo spirito e con questo entusiasmo».
Alessandro Venticinque