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Uniti nel dono – La nostra Diocesi festeggia la Giornata ecumenica del Creato

Don Di Luca: «Un’opportunità per ripensare il nostro stile di vita. Fermiamoci e ragioniamo sulle pratiche quotidiane in ottica cristiana» 

La Giornata ecumenica del Creato giunge alla seconda edizione nella nostra diocesi. Anche quest’anno la parrocchia del Cuore Immacolato di Maria (in via Monteverde ad Alessandria) sarà sede dell’evento domenica 24 novembre. Abbiamo chiesto qualche informazione in più a don Giuseppe di Luca (nel tondo), responsabile diocesano dell’Ufficio per la Conversione ecologica, che ha organizzato l’incontro insieme all’Ufficio per l’Ecumenismo e il Dialogo interreligioso e alla Chiesa metodista.

Don Giuseppe, come si svolgerà la Giornata?

«La celebrazione di questo appuntamento è stata pensata come un incontro tra la preghiera e la proposta di contenuto. Inizieremo in chiesa con un momento di preghiera alle 18, tenuto da me e dal pastore della Chiesa evangelica metodista alessandrina Gregorio Plescan. A seguire, un momento conviviale con apericena agile».

Ci sarà un tema attorno a cui ruoterà la preghiera?

«Sì, abbiamo scelto il tema dell’acqua, sulla linea del trentennale dell’alluvione. Rifletteremo su alcuni testi biblici inerenti, si tratta di un tema trasversale alla Sacra Scrittura. A fine celebrazione faremo un gesto simbolico per stimolarci a pensare al valore dell’acqua».

Ci dai qualche cenno storico sulla nascita di questa Giornata? Perché la celebriamo il 24 novembre nella nostra diocesi?

«La Giornata ecumenica del Creato è una ricorrenza della Chiesa mondiale che cade il 1° settembre e inaugura il Tempo del Creato, che dura fino al 4 ottobre. Quest’anno si festeggia la diciannovesima. Noi abbiamo scelto questa data, il 24 novembre, per motivi logistici. Nella nostra diocesi, la celebrazione è nata lo scorso anno dopo la creazione dell’Ufficio per la Conversione ecologica».

Qual è lo scopo della Giornata ecumenica del Creato?

«Si tratta di un momento utile a ricordarci che siamo Creazione di Dio, viviamo nel Creato e dobbiamo ringraziare per questo dono, anche se non sempre il nostro approccio al Creato è nello stile delle origini. Il problema è che travisiamo il concetto di “custodia”: il compito che ci ha dato Dio non è sfruttare il Creato, ma proteggerlo. La prospettiva è quella dell’ecologia integrale umana citata da papa Francesco nella “Laudato si’”: la Giornata ci vuole sensibilizzare a questa visione. Il tutto tenendo ben presenti i problemi ecologici che caratterizzano questi tempi: non siamo chiamati a fare le analisi scientifiche sulla situazione del mondo, ma a sviluppare una percezione veramente cristiana su questi problemi».

A cosa serve un Ufficio per la Conversione ecologica diocesano?

«La creazione di un ufficio specifico è stata voluta dal Papa con l’obiettivo di trasferire sul territorio la finalità di aiutare i credenti a comprendere che lo sfruttamento delle risorse non genera solo problemi biologici ma anche problemi sociali, politici, umanitari. L’ecologia è veramente un contenitore integrale, che si intreccia con i problemi specifici locali».

Ma perché la Chiesa si deve occupare del tema dell’ecologia?

«Intanto, la Chiesa si occupa del problema ecologico da sempre. Si può usare la cornice ecologica per riflettere su temi che non sembrano ecologici a prima vista: tornare a casa dal lavoro non stressati è ecologico, o educare le nuove generazioni alla semplicità è ecologico. La Dottrina sociale della Chiesa ha questo taglio molto umanistico, ben riflesso nella “Laudato si’”. Il punto concettuale è che la conversione ecologica non richiede solo un focus sulla tecnica, ma anche sullo spirito. Si tratta comunque ancora di un tema nuovo, anche teologicamente parlando».

Hai qualche idea sulle prossime attività dell’Ufficio per la Conversione ecologica che presiedi?

«Sarebbe bello fare qualcosa sulla “Laudato si’” in primavera, magari leggerla insieme e coinvolgere l’università. Ci penseremo».

Perché dovremmo esserci il 24 novembre?

«È un appuntamento a cui tutti possono partecipare. Potrebbe essere un modo per ripensare il nostro stile di vita. Ci fermiamo un’ora e ragioniamo sulle pratiche quotidiane in un’ottica cristiana. Lo facciamo anche con la comunità metodista, che è molto attenta a queste pratiche sul territorio nazionale».

Marco Lovisolo

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