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La Shoah raccontata tra i banchi di scuola

«Io? Io sono un povero pensionato…». Esordisce così, con un sorriso e un pizzico di ironia, il professor Agostino Pietrasanta, 79 anni, già preside al Saluzzo-Plana di Alessandria e figura molto nota in città e in diocesi. Oltre al suo impegno in politica (lo ricordiamo vicesindaco nella giunta Scagni, dal 2002 al 2004), il professor Pietrasanta è stato anche presidente diocesano dell’Azione Cattolica all’epoca di monsignor Almici, moderatore del consiglio pastorale diocesano dai tempi di monsignor Maggioni fino a monsignor Versaldi, e presidente della consulta diocesana delle aggregazioni laicali. E dal 2013, con don Giampiero Armano, è referente del progetto per la Giornata della Memoria nelle scuole in provincia di Alessandria. «Dopo la morte di don Giampiero io volevo smettere, ma don Stefano Tessaglia mi ha esortato a continuare» racconta Pietrasanta. «E mi ha fatto cambiare idea». Partiamo da qui, allora: dal progetto sulla Giornata della Memoria dedicato alle scuole di Alessandria e provincia.

Professor Pietrasanta, quali sono gli obiettivi del progetto?
«L’idea di fondo è questa: superare le celebrazioni istituzionali, pur senza escluderle, intervenendo su singoli capitoli delle persecuzioni poste in essere dal nazismo in Europa».

Qualche esempio?
«Un anno abbiamo trattato il tema della musica nei lager; un altro anno lo sport nei lager; un altro anno ancora i religiosi nei lager. E proprio da questo argomento è iniziata la mia collaborazione con don Armano, nel 2013».

Quanto ignorano, e quanto sanno, gli studenti che incontra nelle scuole?
«Di solito devo inquadrare storicamente la vicenda, perché con il programma scolastico questi ragazzi non sono ancora arrivati alla Seconda guerra mondiale. Ho la percezione netta di un’attenzione decisamente superiore alla media, e la mia impressione è che costituisca una novità, anche perché, ormai, la memoria diretta è finita. Adesso siamo quasi arrivati alla conclusione del nostro ciclo nelle scuole, che culminerà nella serata del 24 gennaio a Cultura e Sviluppo».

Parliamo di questa serata, allora. Innanzitutto a chi è rivolta?
«Si rivolge a tutta la cittadinanza. L’inizio è alle ore 19, con gli interventi di don Stefano Tessaglia, che tratterà della reazione alla Shoah delle Chiese riformate, con specifico riferimento alla Chiesa confessante di Bonhoeffer. Poi seguirà il mio intervento sulla reazione della Chiesa cattolica, sia per quanto attiene alle denunce, sia per l’attività di protezione umanitaria dei perseguitati. Nella seconda parte dell’incontro, dalle 21 in poi, ci sarà un ricordo di don Giampiero Armano, articolato in tre interventi: don Giorgio Guala, Maria Rita Rossa e Daniele Borioli, nuovo presidente dell’associazione “Memoria della Benedicta”. I tre interventi si alterneranno all’esecuzione di brani musicali legati alla Shoah ed eseguiti dall’orchestra del liceo Saluzzo-Plana, diretta dal professor Enrico Pesce».

Secondo lei la storia, quella storia in particolare, potrebbe ripetersi?
«Non in quella forma. Potrebbe però ripetersi una intolleranza basata non solo sulle idee, ma anche sulla concezione razziale del diverso. Penso, per esempio, alla reazione nei confronti dei rifugiati, che, per quanto lo si neghi, finisce per promuovere una concezione razziale, a volte anche al di là delle intenzioni. La deriva, il cosiddetto “piano inclinato”, mi sembra non sia così lontano. E mi pare che da parte della Chiesa ci sia una compatta coscienza di questo pericolo».

Papa Francesco si è espresso molto chiaramente…
«Mi auguro possa essere di esempio non soltanto per le sue idee, ma anche per i suoi comportamenti».

Andrea Antonuccio

 

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