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Voci dal corso per operatori pastorali/2

L’intervista a Tommaso Brondolin

L’annuncio passa sempre da testimoni credibili

«Una delle immagini che mi ha più colpito l’ha data padre Elia: prima la chiesa era vista come un transatlantico, in grado di solcare qualunque mare, ora come una barchetta a remi che fa acqua da tutte le parti. Cinquant’anni fa era un punto di riferimento fondamentale, mentre attualmente è un’opzione tra tante».

Tommaso Brondolin ha 28 anni e frequenta la laurea magistrale di lettere classiche all’Università di Genova. In parrocchia a Sant’Alessandro è catechista e animatore del gruppo post cresima.
Insieme ad altri operatori pastorali ha frequentato il corso Annunciare Cristo in una società multiculturale, per imparare come affrontare la sfida esemplificata da padre Elia.

Tommaso, che cosa ti porti a casa da questo convegno?
«Tutti gli interventi mi hanno arricchito, in particolare mi sono rimasti impressi alcuni esempi che ha fatto padre Elia. Uno riguarda il racconto di un padre gesuita che è stato in missione in Africa e che quando usciva di casa era solito chiudere la porta. Un uomo del villaggio gli ha fatto presente che sua moglie era passata presso la sua dimora, ma aveva trovato chiuso. Da quel giorno il padre ha lasciato sempre l’uscio spalancato: ogni giorno al suo rientro trovava ad attenderlo prelibatezze di ogni genere. Terminata la sua missione, avrebbe voluto ringraziare queste donne, ma sempre il saggio uomo del villaggio gli ha aperto gli occhi: “loro non lo hanno fatto per te ma per Dio. Non c’è bisogno di ringraziare”. Mi sono chiesto se anche noi siamo capaci di una fede così autentica. Padre Elia ci faceva osservare che il cristianesimo è visto come la religione del perdono, ma noi stessi siamo capaci di perdonare? Alla fine la differenza nel nostro annuncio, quello che potrebbe portare le persone a scegliere l’opzione di Cristo è il fatto di trovare testimoni credibili, che vivono con lo stile di Gesù davvero e non pro forma».

E adesso, tornato nella tua parrocchia di Sant’Alessandro, come porti avanti l’annuncio?
«Un’altro punto importante sempre sottolineato da padre Elia è che il Vangelo va vissuto come Chiesa e non come singoli. Nella mia parrocchia io ho avuto la fortuna di trovarmi in una comunità dove esistono forti legami di amicizia: con loro riesco a vivere questa dimensione della comunità, imprescindibile per ogni annuncio. Nel concreto cerco di instaurare un dialogo con i ragazzi e di mantenere una relazione personale anche con chi si allontana dalla fede, in modo che si senta a casa qualora decidesse un giorno di ritornare».

Zelia Pastore

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