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Quel 4 maggio 2020…

“Il punto di vista” di Adriana Verardi Savorelli

Lunedì 4 maggio 2020: un giorno da ricordare… Dopo oltre due mesi di segregazione in casa, necessaria e stabilita dal governo per evitare il diffondersi del coronavirus, finalmente oggi mi preparo per la nuova uscita. Nel magnifico pomeriggio di sole mi organizzo. Apro l’armadio, tiro fuori alcuni capi di abbigliamento e faccio la prova…

Già, il problema è che la bilancia mi è diventata antipatica. No, non va bene. Tutta colpa della forzata clausura! Niente lunghe passeggiate su per la collina, per le strade del quartiere, salite e discese, curve e rettilinei, passi lesti come consigliano i medici, solo mini camminate nel giardino condominiale, avanti e indietro senza altre prospettive. Da oggi, però, sarà diverso. Esco in libertà, semi libertà… ma va bene lo stesso!

Mascherina, autocertificazione e distanza dai miei simili almeno un metro. Fatico a camminare, non sono più abituata, guardo i giovani in pantaloni corti, maglietta colorata, che corrono in fila indiana e il ragazzo che vola nella strada in discesa a bordo della sua bicicletta. Un bambino accompagna il nonno che porta il cane al guinzaglio, gesticola felice e parla all’uno e all’altro. Gli alberi delle acacie sono tutti addobbati a festa con i loro bianchi fiori e il profumo è inebriante.

Cammino, cammino e prendo vigore. Vado in visita a casa di mia sorella e delle mie nipoti, lontane fisicamente da più tempo, ma vicine quotidianamente con i nostri cellulari a conversare su questo e su quel fatto, ma soprattutto sull’argomento principale di ogni giorno, da tanti giorni, il coronavirus, (leggi anche La storia di Gianni) che incute ancora paura perché non è vinto. In tutto il mondo gli scienziati ricercatori studiano nuove terapie per sconfiggerlo e già si parla di un vaccino universale salva vita.

Finalmente posso guardare negli occhi i miei familiari, senza baci e abbracci, ma con tantissimi sorrisi! Per un po’ tolgo via la fastidiosa maschera dal volto. Con mia sorella… passeggiamo nel grande giardino, a regolare distanza. Ci fermiamo ad ammirare le rose, le pianticelle delle palle di neve e dei limoni, i girasoli che diventeranno bellissimi, gli oleandri che presto fioriranno, la bougainville che s’arrampica sul muro e già attira per il suo fascino, il bosco intorno con le querce secolari, gli alberi di alloro, il leccio, le acacie, gli abeti e lontano l’imponente monte dell’Ascensione. La frutta non mancherà: albicocche, pere, pesche, ciliegie, uva, fichi.

Uno sguardo all’orto casalingo con ortaggi vari ed erbe aromatiche molto utili in cucina e parliamo di ricette vecchie e nuove che, nel periodo di quarantena, hanno trionfato… Come impegnare il tempo a disposizione? Oltre alle solite pulizie giornaliere della casa, abbiamo letto, scritto, ascoltato musica, seguito interessanti programmi in tv e cucinato piacevolmente. È giunta l’ora del commiato. Saluto contenta e ritorno a casa. A domani! Lungo la strada telefono a un’amica che abita nelle vicinanze: «Affacciati al balcone, così parliamo un po’». E guarda caso parliamo di cucina, lei sta preparando il dolce preferito dei suoi figli.

Qualche passo in più e mi avvicino alla porta della chiesa Cuore Immacolato di Maria. Le gioiose relazioni umane sono l’essenza della vita e quando mancano scopriamo di averne assoluto bisogno!

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