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Tessitori di fraternità

Verso la Giornata Missionaria Mondiale del 18 ottobre

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Quest’anno serve uno sforzo per sostenere i missionari

«Quest’anno l’Ottobre missionario ha una caratteristica data dall’anno particolare che stiamo vivendo: tutti soffriamo per le difficoltà della pandemia e anche i nostri missionari soffrono delle stessa cosa. Però, in Paesi in cui le difficoltà erano già troppe, se n’è aggiunta un’altra, e questa complica tutto. Perciò, quest’anno credo che dobbiamo fare uno sforzo speciale per sostenere i nostri missionari». A parlare è il direttore della Fondazione Missio, don Giuseppe Pizzoli, che in una recente intervista rilasciata all’emittente Telepace per l’apertura dell’Ottobre missionario, ha esortato i fedeli a donare con ancora più slancio, per la Giornata Missionaria Mondiale, le cui offerte vengono raccolte la terza domenica del mese.

«Il tema di questo Ottobre missionario è stato ispirato dal messaggio di Papa Francesco, “Eccomi manda me”, un invito a creare fraternità fra tutti gli uomini – ha ricordato Pizzoli – Abbiamo scelto il tema della fraternità e con una provvidenza inattesa il Papa ha firmato l’enciclica sullo stesso tema». Il primo impegno, ricorda ancora il direttore della Fondazione Missio, «è quello di sostenere i missionari con la preghiera, che è il primo atto di solidarietà, ma il secondo impegno è un contributo concreto: cercare di mettere da parte qualcosa per sostenerli in tutti i lati del mondo, nella terza domenica del mese ogni parrocchia si disporrà a fare la raccolta delle offerte».

Tutte le offerte raccolte nella Giornata missionaria mondiale saranno inviate al Centro missionario diocesano, oppure si può contribuire tramite:
Bonifico bancario
Missio – Pontificie Opere Missionarie
Iban IT 03 N 05018 03200 000011155116
Banca Popolare Etica

Tramite bollettino postale
Missio – Pontificie Opere Missionarie
Via Aurelia 796 00165 Roma
Conto corrente postale n° 63062855. 

Tutti abbiamo una missione

Il messaggio di papa Francesco per la Giornata missionaria mondiale di quest’anno ha quale titolo: «Eccomi, manda me» (Is 6,8), e ci richiama al nostro mandato, ricevuto nel battesimo, dove è richiesto il lavoro paziente e quotidiano per “tessere fraternità”, per creare cioè legami fraterni. “Battezzati e inviati”, era il titolo del messaggio del 2019: la missione che Dio affida a ciascuno di noi ci fa uscire da noi stessi. Cristo fa uscire la Chiesa da sé stessa: noi ci rinnoviamo come cristiani “dimenticando” noi stessi e spendendoci per gli altri, fratelli e sorelle, amando come Gesù ci ha insegnato.

Qualcuno potrebbe fermarsi all’aspetto esteriore, a ciò che non è ancora la sostanza della vita cristiana, forse mettendo fra parentesi il mandato che conclude la celebrazione eucaristica: vai e porta Cristo agli altri, va e porta Pace. Elemento essenziale della religione non sono le cose sacre, ma la vita consacrata ai fratelli. Non viviamo qualcosa, bensì viviamo per Qualcuno, viviamo per Cristo. Ma come ci si “dimentica” di sé stessi? Mettendosi in una posizione diversa, perché noi non siamo il centro della nostra vita, gli altri non sono solo quelli che ci circondano, ma sono quelli che noi amiamo. Papa Francesco nel suo messaggio dice che «la vita umana nasce dall’amore di Dio, cresce nell’amore e tende verso l’amore». Vuol dire che solo se io amo, ascolto il fratello, perdono di cuore tutti, testimonio che Dio mi ama. È grave ed innaturale, soprattutto contradditorio per un cristiano, parlare dell’amore di Dio e non amare a sua volta i fratelli, eppure questo è più frequente di quanto si pensi. Scrive ancora Francesco nel suo messaggio: «Capire che cosa Dio ci stia dicendo in questi tempi di pandemia diventa una sfida anche per la missione della Chiesa».

Durante il lockdown ho sentito anch’io la mancanza delle relazioni sociali, della comunità, però ho apprezzato in questo tempo ascoltare la voce di amici e parenti lontani, ho compreso forse meglio l’importanza di ascoltarci. Io credo che abbiamo ascoltato un po’ di più, ci siamo accorti di quanto sia importante ascoltare, e di come sia questo il primo modo di accogliere gli altri. «La carità espressa nelle collette delle celebrazioni liturgiche della terza domenica di ottobre ha lo scopo di sostenere il lavoro missionario svolto a mio nome dalle Pontificie Opere Missionarie» afferma ancora il Papa. Sì, vivremo la solidarietà concreta oltre che pregare per tutti i missionari, malgrado gli scandali finanziari in Vaticano di cui abbiamo letto in questi giorni.

Certo, ogni scandalo ha delle conseguenza gravi che tutti ben conosciamo: diffidenza e sospetto. Mi sento di ribadire una cosa sola. Come le Pontificie Opere Missionarie raccolgono la solidarietà di tutte le comunità cristiane per i missionari, così quest’anno, in un clima di maggior fatica e di minor fiducia, è il momento per esprimere al Papa la nostra solidarietà, per non lasciarlo solo. Vogliamo seguirlo, prendere sul serio il suo invito alla preghiera e alla solidarietà. Buona giornata missionaria mondiale!

Don Valerio Bersano

Sabato 17 ottobre – ore 21
La Chiesa diocesana si raccoglie in preghiera insieme con il nostro vescovo monsignor Guido Gallese per i missionari sparsi per il mondo. Ma si può essere missionari anche vicino a casa, testimoniando la nostra fede nella vita di tutti i giorni. E rispondere anche noi «Eccomi, manda me». Appuntamento sabato 17 in Cattedrale, alle ore 21.

«I nostri benefattori hanno fiducia in ciò che facciamo»

«“Alessandria Missionaria odv” opera all’interno dell’Ufficio missionario diocesano, creata nel 2001. Il primo presidente dell’associazione è stato dottor Mario Bellora. L’associazione è composta da volontari, in totale 19, il direttore è don Valerio Bersano, il presidente è il dottor Federico Goggi, e poi ci sono tre consiglieri. Io, invece, sono una semplice volontaria». Questa “semplice” volontaria è Luigina Rastelli (nel tondo) che, dopo la pensione arrivata nel 2018, ha iniziato a collaborare per le missioni della Diocesi di Alessandria. Un servizio attivo che negli anni ha visto moltissimi benefattori e opere di bene, grazie a una fitta rete di contatti partita dalla nostra città e finita in ogni punta del mondo.

Luigina, quante adozioni a distanza abbiamo in Diocesi?
«Oggi le adozioni a distanza sono circa 116. Ma ricordo che erano tantissime quando è nata l’associazione: più di 400. Una forte rete era stata creata da padre Vincenzo Tolu, con le missioni in Madagascar. Dopo la sua morte sono subentrate delle suore e il vescovo locali che hanno preso in mano le gestione delle missioni».

Nello specifico di quali missioni stiamo parlando?
«Sono quasi tutte gestite da missionari che sono di Alessandria o che, in qualche modo, hanno operato qui. Abbiamo la missione in Kenya ideata da don Ezio Vitale. Due missioni in Nigeria e Sri Lanka, gestite da una delegazione di suore sordomute che erano ad Alessandria. Una piccola missione in India seguita dalle suore della “Michel”. Un’altra missione indiana: i rapporti sono gestiti da un gruppo di sacerdoti indiani che hanno studiato a Roma, e in qualche modo sono in contatto con la nostra Diocesi. Un’altra in Libano che aveva curato per prima suor Letizia Livio, morta da alcuni. Una missione in Brasile di padre Pasquale Forin, originario di Nizza, che viene a casa una volta all’anno. Una a Fatima che sta finendo proprio quest’anno: un progetto per bambini al di sotto dei 10 anni ideato da don Mauro Bruscaini. Concludiamo con una piccola missione in Congo, con cui aiutiamo un orfanotrofio. Questa è nata grazie a una collaborazione con un seminarista originario di quella nazione che spesso viene ad Alessandria».

Lei come è diventata volontaria?
«È stata una cosa causale: ho smesso di lavorare il 1° dicembre del 2018 e il presidente Bellora mi ha chiesto di aiutarlo solo per quel mese che è il più impegnativo dell’anno. E invece sono ancora qui (sorride). Non è una cosa impegnava, ho bel rapporto con i benefattori, anche di fiducia. Certe persone mi dicono “faccia lei” per la cifra da donare. Per me è un’esperienza gratificante, l’ho sempre fatto molto volentieri. Prima di diventare volontaria venivo qui a fare due adozioni. Sono stata due volte in Kenya a vedere le adozioni di don Ezio».

Ci racconta l’esperienza in Africa?
«Ho visitato un villaggio veramente povero, ma sono rimasta colpita perché ho trovato persone molto serene. Tutti hanno un ottimo rapporto con le suore, la popolazione locale le “difende”. I più poveri passano dalle missioni a prendere la razione di cibo giornaliera. E poi ci sono tutti questi bambini così gioiosi e allegri: contano molto sulla scuola perché dà loro il vitto e in caso di necessità anche l’alloggio».

È un calo, quello delle donazioni, che è destinato a scendere?
«Le missioni, purtroppo, si indeboliranno sempre più. Noto che non viene più tramandata in famiglia la volontà di fare questo tipo di beneficenza, e le nuove generazioni non faranno più donazioni. E poi c’è anche la crisi… Quest’anno una persona mi ha detto: “Ho preferito mandare la mia offerta alle vedove dei tre Vigili del Fuoco scomparsi a Quargnento”. Qualcun altro che ha deciso di donare per altre associazioni che reputano più utili. Noi non obblighiamo nessuno, ognuno è libero di fare come crede. A proposito di questo ho un aneddoto da raccontarvi…».

Prego.
«La nostra donazione base è di 200 o 250 euro all’anno. Una signora qualche mese fa, dopo che il figlio è rimasto disoccupato, mi ha detto: “La donazione la farò lo stesso, mettendo via 1 euro al giorno per tutto l’anno”. Questo per farvi capire quanto ci tengano davvero tanto i nostri benefattori».

Se chi ci legge è interessato come può contattarvi?
«Siamo nell’ufficio di via Vescovado 3, ad Alessandria. Ci potete contattare allo 0131 512222, tutti i giorni dal lunedì al venerdì dalle 10 alle 12».

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