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Dermatite atopica: come curarla

Intervista alla pediatra Sabrina Camilli

Inizia con zone di arrossamento e prurito: quando quest’ultimo aumenta può determinare lesioni da grattamento anche dolorose. Stiamo parlando della dermatite atopica, «la malattia cutanea più frequente nell’infanzia nei paesi occidentali», spiega la nostra pediatra di fiducia Sabrina Camilli. «Circa il 20% dei bambini in occidente ne soffre e l’incidenza di questa patologia è in forte aumento».

Dottoressa, che cosa provoca questa malattia cutanea?
«Sulla pelle in condizioni normali troviamo delle sostanze chiamate ceramidi. In chi soffre di dermatite atopica sono fortemente ridotte: questo rende “l’effetto barriera” della pelle meno efficace. Inoltre, sulla superficie cutanea risulta presente meno acqua del normale: la pelle dei soggetti colpiti è tendenzialmente molto secca. Alla base di questa patologia c’è un problema genetico, che si manifesta in modo diverso a seconda della sensibilità individuale. Un effetto negativo lo può giocare anche il clima, soprattutto quello secco, ventoso e freddo, che rende la pelle ancora più secca e ipersensibile. Stesso discorso vale per l’inquinamento, in particolare da PM10. Le cause sono da ricercare in una reazione allergica a livello della cute: la pelle reagisce in modo anomalo ed esagerato al contatto con sostanze come allergeni o parti di esse (schiume, detersivi ma anche componenti che si trovano negli abiti, ndr) che normalmente non danno alcuna reazione».

Ma come la riconosciamo?
«Può manifestarsi sin dai primi mesi di vita, la vediamo con certezza nei primi anni di età. La localizzazione in genere è, nei bambini piccoli, su caviglie e avambracci, nelle pieghe delle gambe o delle braccia o sui glutei. Inizia con un prurito a volte molto forte: l’epidermide secca e arrossata si copre di piccole squame, che successivamente si staccano. Per via del pizzicore intenso, il bambino inizia a grattarsi: questo può indurre a lacerazioni delle cute. Le ferite possono infettarsi con i batteri (come gli stafilococchi) sia con i miceti, funghi della pelle».

Può essere provocata da quello che mangiamo?
«In circa il 30-40% dei casi la dermatite atopica è secondaria ad allergie alimentari, che possono essere dei fattori causali concomitanti alla predisposizione cutanea. Se i test per le allergie alimentari non hanno esito positivo, si possono fare quelli di provocazione alimentare, per vedere se c’è un rapporto di causa-effetto tra l’alimento e il peggioramento della dermatite. Ovviamente vanno eseguiti in ambiente protetto, in ospedale».

Ci sono dei modi per prevenirla o almeno per tenerla a bada?
«Come prevenzione generalmente consiglio di portare il bambino al mare, per fargli fare dei bagni nell’acqua salata o in alternativa alle terme, dove ci sono acque sulforate adatte a favorire la sua esposizione al sole. Logicamente quest’ultima va fatta solo con le protezioni solari adeguate: esistono creme solari specifiche per i bimbi con dermatite atopica».

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