“Alessandria racconta” di Mauro Remotti
Sabato 14 giugno 1800, mentre si sta svolgendo la battaglia di Marengo che causerà perdite umane enormi da ambo le parti (le fonti parlano di circa 15 mila morti), nella Frascheta si registrano anche lieti eventi. Nasce proprio in quel giorno (o al massimo il giorno prima) a Castel Ceriolo – borgo attraversato dalle truppe austriache dirette verso Sale e da divisioni francesi inviate a San Giuliano Nuovo – Paolo Vittorio Carlo Antonio, figlio di Pietro Ignazio Montanari e Gerolama Silvani.
Come ricorda Antonino Ronco nel libro “Marengo vittoria di Bonaparte”: «Nel registro della parrocchia di San Giorgio il battesimo di quel neonato fu trascritto soltanto il 27 luglio; un ritardo notevolissimo per quei tempi in cui l’alta mortalità infantile faceva affrettare il più possibile l’abluzione purificatrice. Diligentemente il parroco si preoccupò di giustificare quel ritardo aggiungendo qualche riga di spiegazione all’atto di battesimo e un richiamo per i lettori più frettolosi: mentio certaminis ad Marencum». Se la venuta al mondo del piccolo Paolo Vittorio Carlo, che sarà poi un valente medico chirurgo, è documentata nei registri del parroco don Ivaldi (leggi anche l’intervista a Nino Ivaldi), altre nascite accadute nella giornata del celebre scontro sono avvolte nella leggenda.
Pare che anche Marie Tète de Bois, detta Maria Testa di Legno, una cantiniera al seguito delle truppe napoleoniche, moglie di un soldato della 62a mezza brigata, abbia partorito un maschietto durante i combattimenti a Marengo. Il bambino, che seguirà la madre nelle successive campagne, avrà purtroppo un destino diverso rispetto al suo coetaneo Montanari. “Le petit tambour de Marengo” rimarrà ucciso nel conflitto per la difesa di Parigi del 1814. La madre gli sopravviverà soltanto un anno, morendo a Waterloo nel Carrè des braves (il quadrato dei prodi) della Guardia Imperiale.
Infine, la notizia di un’altra bambina nata nel dì della battaglia di Marengo si trova nel racconto breve “L’imperatrice di Spinetta”, opera postuma (pubblicata nel 1981) dello scrittore tedesco Johann Ludwig von Heyse. Liberamente ispirata alle gesta del famoso bandito Mayno della Spinetta, la novella narra le vicende di Pia, che da bambina assiste alla rievocazione voluta da Napoleone nel maggio del 1805. Lo stesso Bonaparte la scorge tra il pubblico e la fa salire sul suo cavallo salutandola con un bacio sulla fronte. In seguito, la fanciulla si fidanza con Mayno, che deve darsi alla macchia a causa di una rissa scoppiata nel corso dei festeggiamenti prima del matrimonio. Qualche tempo dopo, Mayno e Pia riescono finalmente a sposarsi, e al termine della cerimonia il brigante, scimmiottando Napoleone, incorona se stesso imperatore e l’esterrefatta moglie imperatrice di Spinetta.
Questo surreale episodio, insieme ad altri fatti di sangue, ha però un effetto destabilizzante nei confronti della povera Pia che perde la ragione. Secondo la fantasia dello scrittore, la giovane donna sarebbe nata il 14 giugno 1800; data ideale rispetto alla trama, sebbene anacronistica. Infatti, appena sei anni più tardi, il 12 aprile 1806, il vero Giuseppe Mayno si ucciderà per evitare la cattura da parte dei gendarmi francesi.