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Il pontificato di Pio VI secondo Papa “alessandrino”

“Alessandria racconta” di Mauro Remotti

Dopo quattro mesi e nove giorni di conclave, il 15 febbraio 1775 viene eletto al soglio pontificio il cesenate Giannangelo Braschi, che assume il nome di Pio VI in omaggio a papa Antonio Michele Ghislieri (San Pio V) nativo di Bosco Marengo. In realtà, anche il nuovo pontefice, figlio del conte Marco Aurelio Tommaso, ha origini alessandrine. Infatti la famiglia Braschi (forse discendente dai Brasck o Brascke svedesi) si era stabilita dapprima ad Alessandria, proveniente da Milano, per poi spostarsi a Vicenza, Rimini e infine a Cesena nel 1520. Nella città romagnola si affermano due rami familiari contraddistinti dalle denominazioni delle contrade di residenza: “di Tavernelle” e “dei Servi” a cui appartiene Pio VI.

Le origini fraschettane del vicario di Cristo trovano testimonianza anche nella lunetta posta sopra il portale centrale della cattedrale di Alessandria dove si può ammirare un affresco, ad opera di Luigi Morgari, che ritrae i consoli Braschi (o de Brasca) e Ruffino Bianchi mentre giurano fedeltà e vassallaggio a papa Alessandro III offrendogli il sedime del primo duomo. Per esprimere compiutamente la gioia dell’intera cittadinanza, il Municipio di Alessandria incarica il proprio segretario, Urbano Rattazzi (lontano cugino dell’omonimo futuro presidente del Consiglio del Regno d’Italia), di redigere una dettagliata relazione che attesti la genealogia del nuovo eletto alla cattedra di Pietro. Il documento – datato 1° novembre 1780, e ora conservato presso l’Archivio di Stato – viene consegnato a Pio VI dal nobile abate Guasco.

Come ricorda Pietro Scagliotti nell’articolo “Pio VI oriundo alessandrino sulla cattedra di san Pietro”, pubblicato all’interno della rivista “La Provincia di Alessandria” nel 1986: «Il papa legge attentamente lo scritto, sorride ed infine pronuncia la famosa frase: dunque anche noi siamo Alessandrini». Giannangelo Braschi ricambia l’affetto dei fedeli mandrogni inviando una lettera di ringraziamenti e regalando un suo ritratto, dipinto da G.B. Bonfreni, che viene collocato nella sala consiliare accanto a quello di Pio V. Sulla cornice del quadro spicca la scritta: «Pio VI P.O.M. Caesenas oriundus alexandrinus”.

L’avvenimento è solennemente celebrato anche da un’adunanza straordinaria dell’Accademia degli Immobili mediante la lettura di poesie, tra cui una canzone di Giulio Cesare Cordara. Purtroppo il lungo pontificato di Pio VI si conclude con l’invasione di Roma da parte delle milizie francesi al comando del generale Louis Alexandre Berthier (che sarà a capo dell’armata di riserva nella battaglia di Marengo) e la proclamazione della Repubblica Romana. Costretto e a ritirarsi in Toscana, il Santo Padre viene poi condotto prigioniero a Briançon e infine nella cittadella di Valence, nel Delfinato, dove, logorato da patimenti fisici e morali, spira il 29 agosto 1799.

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