Pinuccia, Roberta e Stefano

L’Editoriale di Andrea Antonuccio

Care lettrici, cari lettori,

apriamo questo numero di Voce partendo dalla Giornata mondiale del malato di giovedì 11 febbraio, Festa di Nostra Signora di Lourdes. È passato un anno dal Covid-19: da quando un virus sconosciuto (e inizialmente sottovalutato) è entrato nella vita di ognuno di noi, costringendoci a fare i conti con una realtà imprevista, ostile e spesso dolorosa.

Tra di noi c’è chi si è ammalato e chi ha avuto amici e parenti in ospedale (o al camposanto). E c’è anche chi per lavoro si è trovato catapultato in una dimensione nuova, che ha messo a dura prova il fisico e lo spirito. Penso a quei medici, infermieri e operatori sanitari che da un giorno all’altro si sono ritrovati a operare in reparti Covid, quasi sempre “di emergenza”. Senza sapere bene quale fosse il nemico da combattere, e con quali armi.

Le loro storie, a un anno di distanza, ci parlano di umanità cambiate, di esistenze segnate e di lezioni imparate nella maniera più dura: quella sul campo. Ma ci dicono anche di soddisfazioni e di speranze, legate ai progressi nelle cure e ai vaccini. Nell’intervista su questa pagina ascolterete le “voci” di tre persone, Pinuccia, Roberta e Stefano, che hanno lottato (e continuano a lottare) contro il virus.

Con ognuno di loro ho incrociato sguardi di speranza e di delusione, di sollievo e di apprensione, quando sono stato ricoverato in ospedale per il Covid. Custodisco con cura la grande forza che mi hanno donato in quei giorni, con una dedizione che spesso andava ben oltre il “dovere”. Di ognuno di loro ho in mente gesti di una generosità così commovente, da non poter essere considerata solo il frutto di una capacità umana. Siamo diventati amici: non perché l’abbiamo scampata (come quei soldati contenti di essere tornati a casa dalla guerra) ma perché, pur stando in trincea, ci siamo accompagnati al Destino.

Andrea Antonuccio
direttore@lavocealessandrina.it

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