L’Editoriale di Andrea Antonuccio
Care lettrici, cari lettori,
questa settimana apriamo con l’intervista a Raoul Kouame, ordinato diacono mercoledì 21 aprile in Cattedrale dal nostro vescovo. Erano presenti quasi tutti i sacerdoti della diocesi: mi ha colpito molto vederli così, uniti nella preghiera verso un loro prossimo confratello. Confesso di conoscere poco don Raoul. Eppure, intervistandolo, ho sentito con lui una bella familiarità, che mi ha colpito e mi ha fatto pensare.
Mi sembra che l’amicizia, quella vera (il contrario della complicità o, peggio, della compagnoneria) non dipenda soltanto dal tempo che si trascorre con una persona, facendo delle cose o condividendo interessi. C’è, ci deve essere, qualcosa che viene prima: qualcosa che annulla le antipatie e valorizza le simpatie, qualcosa (o Qualcuno) che sa costruire tra noi una pace vera. Azzardo un giudizio: mi sembra che il Signore ci renda amici, indipendentemente dal carattere che abbiamo, perché possiamo diventare Suoi amici.
L’amicizia, nella mia storia personale, è sacra. Tutto è passato da lì: il lavoro, gli affetti, l’educazione dei figli, il rapporto con il denaro… se non avessi, ora, amici più grandi nella fede che mi accompagnano, sarei ancora quel ragazzotto che non andava più a Messa e si faceva beffe della Chiesa e di Gesù. Con un po’ di (tristi e rabbiosi) anni in più sul groppone, oltretutto… L’amicizia di Cristo (e dei suoi amici, qui in mezzo a noi) ha davvero ribaltato la mia esistenza, e mi ha fatto cogliere che la vocazione è una chiamata continua. Non basta decidere una volta per tutte, non si è mai a posto di fronte al Signore…
Gli amici, miei e di Raoul, hanno volti precisi che possiamo incontrare nel popolo di Dio, una compagnia che ci sta portando al compimento di noi stessi. Auguro a Raoul di vivere la sua vita con gioia e limpidezza, perché ci servono preti così. Amici di Cristo.
Andrea Antonuccio
direttore@lavocealessandrina.it
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