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Raoul è diacono

Ordinato mercoledì 21 aprile in Cattedrale ai piedi della “Salve”

Mercoledì 21 aprile la nostra Chiesa alessandrina ha accolto con una commovente celebrazione eucaristica in Cattedrale il nuovo diacono don Raoul Kouame. Noi lo abbiamo intervistato subito dopo la funzione, celebrata dal vescovo di Alessandria monsignor Guido Gallese insieme con tutti i sacerdoti della diocesi.

Raoul, anzi, “don” Raoul: come ti senti adesso?

«Sono emozionato, sono contento. Le parole per tradurre il mio stato adesso sono limitate. Perché vivo questo momento in modo profondo: ho avuto un percorso lungo, segnato da tante esperienze. Se oggi sono arrivato qui devo ringraziare il Signore che mi ha custodito e condotto fino al diaconato, ma continuo a pregare per il resto del percorso, affinché mi assista. E che la Madonna della Salve, che ricordiamo in questo Ottavario, possa sempre ricoprirmi della sua protezione».

Il vescovo nella sua omelia ha valorizzato la tua provenienza e la tua cultura. Non ti manca l’essere lontano da casa?

«Per prima cosa, vi ringrazio dell’opportunità che mi date per poter fare questa mia testimonianza. Sì, a dire la verità è difficile, mi manca la mia famiglia, mi manca la mia terra, però l’opera che sto facendo è per il Signore. Quindi, questa mancanza per me traduce il dono che ho fatto della mia persona a Lui. Obbediente allo spirito e alla volontà del Signore, mi lascio portare dove Lui mi conduce».

Monsignor Gallese ha anche detto che diventi annunciatore del Vangelo, ed è una responsabilità importante. Tu come la vivi?

«Da quando sono battezzato sono stato scelto come annunciatore, perché un battezzato è sempre un annunciatore. E l’annuncio del Vangelo si vede anche dalla testimonianza che facciamo della nostra vita. Il vescovo ha voluto ricordare questa importante dimensione nella sua predica. Il diaconato, che è una conseguenza di questa volontà di annunciare il Vangelo, mi ha consegnato la grazia sacramentale di poter portare avanti l’annuncio della Parola del Signore. È sempre di attualità questo mandato: dal battesimo fino ad adesso».

Quando hai capito la tua vocazione?

«Sin dall’infanzia ho sentito dentro di me una chiamata. Da piccolo avevo nutrito l’idea di diventare medico, ma alla fine ha preso il sopravvento la vocazione al sacerdozio. Nel mio percorso prima ho studiato al Pime (Pontificio istituto missioni estere, ndr) e dopo ho avuto un’esperienza lavorativa nella quale ho attuato questo discernimento. Proprio lavorando ho capito davvero che questa era la mia scelta, così ho preso la mia decisione. Grazie anche all’accoglienza del vescovo Guido, pastore di questa Chiesa locale, che mi ha permesso di portare avanti questo discernimento. Sono grato a Dio, al vescovo, a tutti preti della diocesi di Alessandria e a tutti i fedeli che in questi anni mi hanno accompagnato».

C’è un Santo a cui ti affidi?

«Ma certo! Il mio santo Patrono, San Raoul. Lo ringrazio e prego perché mi conduca sempre in questo percorso».

Ecco che cosa il neo diacono ha voluto dire a tutti i fedeli, al termine del rito di Ordinazione

«“Che cosa renderò al Signore per tutti i benefici che mi hai fatto?”. Così si esprimeva il salmista davanti all’immensa bontà di Dio. Ora, dopo questa bella Celebrazione, sono ridondanti nella mia mente quasi le stesse parole del salmista: “Che cosa renderò al Signore per questa meravigliosa vocazione rivolta alla mia persona?”. Le parole soltanto risultano sicuramente deboli per manifestare la mia gratitudine, ma sono certo che Dio, che scruta e conosce i cuori, gradirà i miei ringraziamenti tradotti in parole povere.

Ringrazio i miei genitori, la mia famiglia, che dalla Costa d’Avorio ci ha raggiunto con la preghiera. Grazie all’ufficio delle Comunicazioni sociali che ha permesso ai miei familiari di partecipare a questo importante momento. Grazie ai miei formatori che mi hanno accompagnato umanamente, spiritualmente e anche materialmente nel mio percorso. Grazie ai compagni del seminario. Grazie a tutto il clero alessandrino, i diaconi. Grazie a don Franco Farenga che ha posto le basi della mia amicizia con la Chiesa alessandrina. Grazie a don Mario Bianchi, a don Emil Olloh. Grazie a tutti i preti del centro città.

Grazie alle comunità parrocchiali di Valenza, San Lorenzo, Sant’Alessandro, San Giovanni Evangelista, e San Giuseppe di Taccona, in provincia di Monza e della Brianza, che stamattina mi hanno ricordato nell’Eucarestia. Grazie agli amici del seminario. Grazie al Pime. Grazie alla cooperativa sociale “Famiglia Ottolini”. Grazie ai frati cappuccini che mi hanno offerto, in questi ultimi giorni, il quadro per meditare e pregare, oltre a questo mi hanno curato. Grazie a voi che in questi anni mi avete seguito nel mio percorso formativo. Grazie a tutti voi qui riuniti: qualcuno, tra di voi, si è concesso una giornata di ferie per essere presente, in modo tale da testimoniare la testimonianza e l’affetto. […]

Ringrazio tutti i preti delle altre diocesi qui presenti. Infine, non potevo concludere questo elenco di ringraziamenti senza rivolgere un grazie peculiare al Pastore della Chiesa di Dio che è in Alessandria. Eccellenza, il 10 giugno 2018 lei era a Sant’Alessandro per le Cresime, e rivolgendosi ai fedeli presenti diceva: “È faticoso fare il prete, ma assumo questa fatica perché diventiate felici“. Sono anch’io pronto, Eccellenza, ad assumere questa stessa fatica nel mio ministero diaconale, armandomi della gioia del Vangelo, per rendere felice il popolo di Dio. Grazie Eccellenza, per avermi associato alla cura pastorale delle anime di questa Chiesa locale. Grazie a tutti».

Andrea Antonuccio

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