Crisi tra Russia e Ucraina: parla monsignor Dionisio Lachovicz
Eccellenza, sono giorni davvero complicati e difficili da interpretare. Lei come li sta vivendo?
«Con tanta preoccupazione. Soprattutto per gli ucraini in Italia, che hanno parenti, genitori e figli in Ucraina, questa è una preoccupazione molto grande. La situazione è davvero complessa. L’esercito russo ha circondato da nord a sud e minaccia di invadere, mentre ha già ha già occupato le regioni separatiste di Donetsk e Lugansk. Con il trattato di Budapest (memorandum di Budapest sulle garanzie di sicurezza, firmato il 5 dicembre 1994, ndr), l’Ucraina si è impegnata a smaltire le armi atomiche barattandole con la garanzia che nessun Paese potesse invaderla, garantendone così l’integrità territoriale. La Russia, ora, non sta rispettando i patti: prima si è presa la Crimea, e adesso queste due regioni. La tensione è grande, anche perché l’esercito ucraino vuole resistere e non vuole rinunciare alla difesa della propria patria. D’altra parte, quando i russi entrano in una nazione difficilmente poi si ritirano, e non conoscono la parola “sconfitta”. Si corre un grande pericolo per un’escalation mondiale del conflitto, perché l’Ucraina ha l’appoggio dell’Europa e degli Stati Uniti. E questo ha creato un’insicurezza, che potrebbe rompere diversi equilibri».
Il presidente russo Vladimir Putin ha firmato il decreto con cui la Russia riconosce l’indipendenza dall’Ucraina delle due repubbliche separatiste del Donbass, ossia Donetsk e Lugansk. Poi ha dichiarato: «L’Ucraina è parte della storia russa».
«La Russia è venuta due secoli dopo l’Ucraina. Questa è una bugia da parte di Putin».
Cosa dobbiamo aspettarci nei prossimi giorni?
«Non si sa che cosa pensi il presidente russo, però può fare quello che vuole. L’Occidente ha il terrore di provocare una guerra mondiale atomica… che sarebbe davvero la fine di tutto. Così altre nazioni democratiche non vogliono rischiare, lasciano spazio a Putin e lui approfitta di questa situazione».
Papa Francesco, che non ha mai smesso di richiamare l’attenzione sulla gravità dei conflitti armati, nell’Angelus di domenica 20 febbraio ha detto: «Com’è triste, quando persone e popoli fieri di essere cristiani vedono gli altri come nemici e pensano a farsi guerra!».
«La guerra porta sempre, sempre distruzione… La guerra è totalmente anticristiana. Perché il cristianesimo è per la vita, la guerra è per la morte. Per la distruzione. Un Paese come si può dichiarare cristiano se invade un’altra nazione che non ha fatto niente di male per la legge internazionale? Un altro grande scandalo è che la Chiesa Ortodossa russa, in sintonia con il governo di Mosca, sta permettendo tutto ciò. Come ci si può dire cristiani se si fa la guerra?».
In mezzo a questi conflitti lei dove vede Dio?
«Dio è ovunque, anche se non ci sembra visibile. Dio ha creato il mondo con la sua Parola. Dio è amore, ci mette in comunione. Il male, invece, sempre distrugge. Non è colpa di Dio, è colpa dell’uomo che non accetta Dio. L’uomo si è scollegato da Dio, e allora distrugge, fa il contrario. C’è Cristo che ha portato la vita, e poi c’è l’anticristo che porta la morte. Quando leggiamo l’Apocalisse, in cui si parla della bestia apocalittica, ci sembra un’utopia lontana… ma oggi lo stiamo già vedendo con i nostri occhi: l’uomo ha tra le sue dita i tasti per far esplodere una guerra nucleare. Dio non ha creato l’uomo per fare guerre e portare distruzioni. L’uomo può somigliare a Dio, ma può somigliare anche al diavolo che distrugge, ferisce, uccide».
C’è qualcosa che si sente di dire ai fedeli ucraini e italiani?
«In primo luogo devo ringraziare la Conferenza episcopale italiana, tutti i vescovi che hanno pregato e si sono mossi in solidarietà degli ucraini. E ringrazio anche tutto il popolo italiano per questa vicinanza. Io sono responsabile dei fedeli cattolici ucraini in Italia, cerco come posso di dare un supporto spirituale e umano a questa gente. Stiamo già vivendo l’emergenza della pandemia, adesso bisogna affrontare anche la guerra e non sappiamo che cosa succederà nel futuro. Allora, consegniamo tutto nelle mani di Dio: come Cristo ha sofferto e poi è resuscitato, preghiamo e attendiamo la risurrezione del popolo ucraino. Non spegniamo questa luce di speranza».
Alessandro Venticinque
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