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Un omaggio alle assistenti domestiche

“Il punto di vista” di Adriana Verardi Savorelli

Conosco, un paio di anni fa, una assistente domiciliare russa che presta il suo servizio in una famiglia accanto a due persone anziane, madre e figlia; parla più che discretamente la lingua italiana e altre lingue straniere. Una brava, pacifica e intelligente persona, con pluriennale esperienza nel suo campo, che cucina bene e prepara ottime torte e dolci vari. Socievole con tutti è pronta a dialogare con chiunque desideri informarsi riguardo al suo Paese di provenienza e della sua cultura.

In seguito ho l’opportunità d’incontrare una quarantenne, nativa della Romania, sposata con due figli e due piccoli nipoti che risiedono in una città poco lontana dalla capitale Bucarest. Semplice, di buon carattere, paziente e premurosa. Quando vado a far visita alla mia amica che lei assiste, nel tempo libero, mi parla della sua famiglia che non vede da un po’ di tempo e mi mostra varie fotografie: quando ha partecipato al matrimonio dei suoi figli e in altre occasioni, ma quelle di cui è più orgogliosa sono i suoi nipoti. Con gioia si dedica alle video chiamate telefoniche, così si sente più vicina a tutti. Nell’attesa degli incontri affettivi prepara i regali da portare, tutte cose utili e anche giocattoli per i nipoti.

A volte approfitta del pullman, che ogni sabato va in Romania, per dare a qualche amica che parte le cose da consegnare ai suoi parenti. Recentemente ho ascoltato le confidenze di una signora parrocchiana che ha in casa una donna ucraina assistente di sua madre malata da qualche anno. Ne parla con entusiasmo e grande consolazione “se non ci fosse lei saremmo nei guai, io ringrazio il Signore perché finalmente l’ho trovata!”. Racconta che è tanto buona. Da giorni c’è la guerra in Ucraina, ma questa giovane, sebbene addolorata per le sorti del suo Paese, resta in Italia perché non vuole lasciare le persone che hanno stima di lei e le vogliono bene.

Spera di continuare a inviare ai suoi parenti quanto le è possibile. Penso alle tante assistenti domiciliari che lasciano i loro Paesi di origine per venire in Italia a lavorare affrontando sacrifici. Il lavoro che compiono ogni giorno forse non è gradito a molte italiane che preferiscono scegliere qualcosa di meglio che poi forse non trovano. Certo, compiere il proprio dovere, in questa attività assistenziale, non è facile perché, oltre all’esperienza, occorrono doti di buon senso, sopportazione, capacità di affrontare e risolvere situazioni inusuali, non previste. Benedette siano queste donne che si adoperano per ridare serenità là dove la malattia ha messo in crisi!

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