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Cinque Aree pastorali per una Chiesa vicina alle persone

Alla scoperta del nuovo assetto della nostra Diocesi

Essere una Chiesa più vicina alla vita delle persone: questo è lo spirito con il quale il nostro Vescovo ha voluto rivoluzionare gli Uffici pastorali della nostra Diocesi. Giunto al decimo anno del suo episcopato, monsignor Guido Gallese ha scelto di riorganizzare la Curia e gli Uffici che sono chiamati ad aiutarlo nel suo ministero. Su Voce ne abbiamo già parlato direttamente con lui, in una intervista uscita lo scorso 28 ottobre.

Ora, in questo paginone, lasciamo spazio ai volti e alle parole dei responsabili delle cinque pastorali: tre laici e due sacerdoti, ciascuno con il proprio bagaglio di esperienze, competenze e umanità. A loro il compito di coordinare l’azione degli Uffici, di fare rete, sia con il territorio, sia nella Chiesa. Non solo tra gli organi della Curia diocesana, ma anche con le nascenti Unità pastorali e con i “filoni” delle diverse attività.

Questi cinque ambiti (Vita affettiva, Lavoro e festa, Cittadinanza, Tradizione e Fragilità) vogliono proprio “leggere” la vita delle persone, perché la Chiesa possa “stare accanto” anche fuori dalle sacrestie e dagli oratori. Non è un cambiamento da poco: l’auspicio è che questo rinnovamento della nostra Diocesi, tra uffici e Unità pastorali, possa dare nuova vita all’agire di ognuno di noi, spinti da una fede che sa “uscire” e incontrare i nostri fratelli e le nostre sorelle.

«Ho voluto costituire cinque aree per avere uno sguardo più ampio sulla vita della nostra Diocesi, e per lavorare in modo più puntuale sulle attività pastorali»

Monsignor Guido Gallese

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Vita affettiva

Leonardo Macrobio, insegnante di religione alle scuole superiori, è il responsabile dell’area pastorale “Vita affettiva“.

Leonardo, di che cosa si occupa la tua area pastorale?

«Il titolo ufficiale è area pastorale “Vita affettiva”. Ma, essendo tutto nuovo, per capire di cosa si occupi conviene ricordare quali uffici e servizi diocesani accoglie: famiglia, vocazioni, catechistico, pastorale scolastica, pastorale giovanile, università, tutela dei minori. L’obiettivo vorrebbe essere quello di mettere a fuoco l’ambito in cui la vita di ciascuno di noi riceve la sua (prima) formazione, nel senso di diventare uomini e donne in grado di vivere la vita come una missione e rispondere liberamente a questa chiamata. Ciascuno di noi ha ricevuto la vita e un’ipotesi del suo senso nella propria famiglia, anche aiutati dalla comunità ecclesiale. Da questo punto di vista gli uffici per la famiglia e catechistico sono primi in ordine cronologico, ma anche logico, nei primi passi che abbiamo mosso nel mondo, o quantomeno nella fetta di mondo che ci è stata regalata. La scuola e l’esperienza con i propri coetanei, oltre a spostare il baricentro affettivo fuori dalla famiglia, hanno un ruolo fondamentale di verifica di quell’ipotesi di senso per la propria vita che abbiamo “respirato” in famiglia. Da questo punto di vista la presenza allo stesso tavolo degli uffici scolastico e pastorale giovanile fornisce un prezioso contributo in termini di “continuità” rispetto all’esperienza iniziale, infantile. Il servizio per la tutela dei minori aiuta a ricordare che la realtà nella quale introduciamo i nostri figli può avere dei pericoli specifici ed in questo senso è un arricchimento anche per tutti gli altri uffici. L’ufficio per la pastorale universitaria si prende carico dell’ultimo tratto della formazione dei ragazzi e delle ragazze, quando, cioè, alcune scelte fondamentali, almeno in ambito “lavorativo”, sono state effettuate. Importante diventa, quindi, la collaborazione con l’ufficio per le vocazioni, non tanto per “riempire i seminari”, quanto per porre seriamente, almeno da una certa età in poi, la questione della vita come tempo dato per rispondere ad una vocazione, sia essa quella di diventare genitore o di consacrarsi a Dio in maniera più particolare. Intravvedo, quindi, una reale possibilità di arricchimento reciproco che spero saremo in grado di mettere a servizio della Chiesa che è in Alessandria».

Che cosa hai pensato quando il Vescovo ti ha chiesto di prenderti questa responsabilità?

«Mi ha letteralmente spiazzato. Quando il Vescovo mi ha cercato, alla fine della scorsa estate, tutto mi aspettavo tranne che una proposta di questo genere. Oltretutto perché il mio curriculum va in direzioni differenti rispetto a quelle con le quali mi troverò seduto attorno a un tavolo. Ma, anche se sono sufficientemente vecchio da intravvedere la difficoltà di “inventare” una cosa del genere, sono, o mi sento, ancora sufficientemente giovane e “incosciente” da buttarmi dentro a quest’impresa evidentemente più grande di me. Quello che mi consola molto è che avrò il piacere di collaborare con sacerdoti e laici che ho l’onore di considerare amici. Nostro Signore ha una fantasia impressionante, ha preso tutto da Suo Padre, evidentemente: quando Gli dici il tuo piccolo “sì”, si diverte a mettere a posto le cose, tanto da farti sentire come a casa in un luogo, una trama di relazioni, che deve ancora formalmente costituirsi…».

All’area Vita affettiva fanno capo i seguenti Uffici pastorali:

  • Ufficio catechistico, diretto da Leonardo Macrobio.
  • Ufficio per la famiglia, diretto dai coniugi Diego Lumia e Larives Bellora, insieme con don Luciano Lombardi che delegato vescovile.
  • Ufficio per la pastorale scolastica per il quale è rimasto direttore Angelo Teruzzi.
  • Il Servizio diocesano per la pastorale giovanile ha come direttore don Santiago Ortiz.
  • Riparte l’Ufficio per l’università, diretto da don Andrea Alessio.
  • A capo del Servizio per la tutela dei minori prosegue il suo servizio Mariangela Mazza.
  • L’Ufficio per le vocazioni viene reso autonomo sotto la direzione di padre Giorgio Noè.
  • Nell’Area pastorale Vita affettiva conferiscono il Seminario vesovile, il cui rettore è don Mauro Bruscaini, e il Collegio Santa Chiara, diretto da Carlotta Testa.

Lavoro e festa

Giorgio Ferrazzi, libero professionista nel campo della grafica è il responsabile dell’area pastorale “Lavoro e festa“. Da anni collabora con Voce.

Giorgio, di che cosa si occupa la tua area pastorale?

«Se ci fermiamo un momento a pensare, ci rendiamo conto di come il lavoro impegni almeno un terzo della nostra vita quotidiana, quando va bene. A volte non va così bene: ci sono persone che non hanno un lavoro e altre che sono sull’orlo dell’esaurimento perché ne hanno troppo. E poi ci sono persone che, proprio sul lavoro, muoiono. E se la Chiesa è chiamata a stare “accanto” agli uomini e alle donne, deve farlo anche in quei contesti di vita. Come? C’è la Dottrina Sociale della Chiesa, ma poi, nel “qui e ora” è tutto da inventare. Non si tratta solo di fare una visita qua e là, di organizzare un convegno, ma si tratta di tessere relazioni, con tutti: con i lavoratori, con gli imprenditori, con chi il lavoro lo cerca, con chi lo crea, con chi se lo inventa. Con chi crede e con chi non crede. Perché cattolico vuol dire universale. Poi c’è un altro “polmone” della nostra vita, delle nostre giornate: la festa. Quella a cui il lavoro deve lasciare posto. Devo ammettere, però, che mi sento poco preparato: posso solo portare le mie esperienze. Quella come “lavoratore”: ho iniziato a lavorare mentre ero all’università, oggi ho la partita iva (scelta etichetata come “da pazzo” da qualcuno), ma questo mi permette di costruire i miei sogni, di non accontentarmi di un lavoro “standard”. Poi c’è quella come “pellegrino”: nel 2002 sono partito per Lourdes insieme con l’Oftal. E ci torno (quasi) tutti gli anni. Grazie agli scout ho riscoperto lo sport, l’avventura sul fiume con canoe e zattere. E poi c’è un denominatore comune di tutte queste esperienze: lo stare insieme ai giovani. Prima da ragazzo, oggi da “fratello maggiore”».

Che cosa hai pensato quando il Vescovo ti ha chiesto di prenderti questa responsabilità?

«Non me lo aspettavo! È proprio vero, come diceva Gaudì, che “la linea retta è degli uomini, la linea curva appartiene a Dio”. Arrivo dal mondo degli scout, della pastorale giovanile. Mai avrei pensato di essere chiamato a curare questo ambito. Oltretutto arrivo da un percorso che parte dal Liceo artistico, e approda alla laurea in Ingegneria civile al Politecnico di Torino. Almeno a un primo sguardo, questo percorso non è stato lineare. Ma non è la prima sorpresa: quattro anni fa il Vescovo mi ha chiesto di lanciarmi nel ruolo di “Animatore di Comunità” per l’avvio nella nostra diocesi del Progetto Policoro. No, non è un’iniziativa musicale (sorride), ma nasce 25 anni fa a Policoro (MT), come progetto per una “pastorale integrata” tra pastorale giovanile, Caritas e pastorale del lavoro per accompagnare i giovani. E così ho scoperto quanto la Chiesa italiana, in tanti luoghi, cerchi di spendersi per creare un lavoro dignitoso, perché, come diceva don Mario Operti: “Non esistono formule magiche per creare lavoro. Occorre investire nell’intelligenza e nel cuore delle persone”. E da lì cercheremo di partire, insieme con chi vorrà farlo con noi».

All’area lavoro e festa fanno capo i seguenti Uffici pastorali:

  • L’Ufficio per la pastorale del lavoro diretto da Giorgio Ferrazzi.
  • In questa area rientra anche l’Ufficio per lo sport, diretto da Michele Menichino.
  • Allo stesso Michele Menichino è affidata anche la direzione dell’ Ufficio pellegrinaggi.
  • Nell’Area pastorale Lavoro e festa conferiscono anche l’impresa sociale Salve s.r.l. con presidente Emanuela Bovo. Portato avanti da un’équipe composta dai direttori di Pastorale Giovanile, Caritas e Pastorale del Lavoro.
  • In questa area conferisce anche il Progetto Policoro che vede in prima linea l’Animatore di Comunità Matteo Loro, al suo secondo anno di mandato.

Cittadinanza

Don Giuseppe Di Luca, parroco delle realtà alessandrine di San Pio V e Cuore Immacolato di Maria, è il responsabile dell’area pastorale “Cittadinanza“. Le sue parrocchie sono chiamate a far parte dell’Unità pastorale “Spalti”.

Don Giuseppe, di che cosa si occupa la tua area pastorale?

«La cittadinanza è l’ambito della pastorale che ricorda l’attitudine incarnata della vita cristiana, in quanto la rivelazione cristiana è ergologica, Dio si dà in un corpo, Dio si incarna nella storia, nell’uomo Gesù di Nazaret, il Cristo Figlio di Dio. Perciò, tutti i cristiani hanno il diritto, ma soprattutto il dovere di vivere la loro esperienza provando a sintonizzare le loro vite incarnate con quella del Verbo di Dio incarnato. Per i cristiani essere cittadini del mondo significa esserne l’anima, come suggerisce la Lettera a Diogneto del II secolo. Perciò una riflessione sulla cittadinanza permette di collocare i credenti nel mondo, per operare un discernimento atto a individuare e elaborare stili di vita capaci di far vivere il Vangelo nei ruoli della società civile, nei grandi temi sociali quali la solidarietà, la sussidiarietà e la giustizia, nel dialogo tra popoli e religioni, nel maturare uno sguardo ecologico nuovo sul mondo, nel movimento dei popoli in cerca di vite nuove».

Che cosa hai pensato quando il Vescovo ti ha chiesto di prenderti questa responsabilità?

«Quando il Vescovo mi ha chiesto di essere il Responsabile dell’Area Cittadinanza sono stato ben felice di dare la mia disponibilità, perché sono convinto che un cristianesimo disincantato e spiritualoide non ha mai avuto e credo non possa mai avere un’incidenza sulla vita dei credenti e del mondo. Riscoprire la cittadinanza, come l’essere-parte-di, come l’abitare, come lo stare-nel-mondo, potrebbe essere utile testimonianza e stimolo per i lontani, ma anche per i vicini».

All’area cittadinanza fanno capo i seguenti Uffici pastorali:

  • L’Ufficio per la conversione ecologica, di nuova creazione per dare maggiore attuazione alle “Laudato Si'”, diretto da don Giuseppe Di Luca.
  • L’Ufficio per la pastorale sociale, con direttore Roberto Tasso.
  • L’Ufficio per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso, affidato alla direzione di don Stefano Tessaglia.
  • C’è poi l’Ufficio per i migranti diretto da don Valerio Bersano.
  • Nell’Area pastorale della Cittadinanza conferisce anche l’Azione Cattolica diocesana, la cui presidente è Elisabetta Taverna.

Tradizione

Enzo Governale, direttore dell’ufficio delle Comunicazioni Sociali della Diocesi è il responsabile dell’area pastorale “Tradizione“.

Enzo, di che cosa si occupa la tua area pastorale?

«La mia area pastorale ha un compito molto complesso e a tratti anche “chiave” per la pastorale di oggi, anche se il termine tradizione, purtroppo evoca senzazioni negative, richiama a qualcosa di vecchio e arroccato. Infatti, non si tratta di “difendere” la tradizione cristiana, ma di “consegnarla” (dal latino traditio, consegna) tenendo conto dei cambiamenti della società e, soprattutto, dei cambiamenti della Chiesa. Un esempio sono le unità pastorali che il nostro vescovo sta introducendo in questi mesi: come cambia l’evangelizzazione (cioè la pastorale) con questa nuova visione?
L’azione concreta dell’area “tradizione” è quindi di accompagnare l’evangelizzazione a una nuova maturazione adatta ai tempi, alla società e alle persone che oggi vivono e animano le nostre diocesi e le nostre città. Un lavoro che deve portare alla costruzione di nuovi ponti tra le persone come ad esempio il linguaggio e lo stile di vita, attraverso nuovi strumenti (la comunicazione sociale e l’informatica) o strumenti “antichi” (ufficio liturgico, beni culturali, missioni e sostegno economico alla Chiesa cattolica) cercando di renderli più semplici da comprendere e quindi da vivere».

Che cosa hai pensato quando il Vescovo ti ha chiesto di prenderti questa responsabilità?

«Che forse aveva sbagliato persona… La parola che mi spaventava di più era proprio tradizione, un termine con il quale fatico molto a convivere perché è solitamente inteso come “qualcosa da proteggere a tutti i costi”. Mi ha invece affascinato da subito, la possibilità di “tradurre” in un nuovo linguaggio, ciò che fa parte della nostra Tradizione, questa volta con la T maiuscola. Una sfida che parte prima di tutto dall’interno, dalla Chiesa stessa, che purtroppo nel tentativo di proteggere la Tradizione ha rischiato con il tempo di soffocarla. Forse oggi, possiamo dare aria nuova, perché come sappiamo, dopo la morte c’è sempre la resurrezione. Altrimenti non saremmo qui».

All’area tradizione fanno capo i seguenti Uffici pastorali:

  • L’Ufficio per le comunicazioni sociali, diretto da Enzo Governale
  • L’Ufficio liturgico, diretto da don Gian Paolo Orsini
  • Di recente istituzione è l’Ufficio per i beni culturali ecclesiastici e l’edilizia di culto, diretto dal diacono Luciano Orsini.
  • C’è poi l’Ufficio missionario, diretto da don Valerio Bersano.
  • Rientra in questa area il Servizio per la promozione del sostegno economico alla chiesa cattolica diretto da don Mario Bianchi.
  • L’Ufficio per l’informatica risulta attualmente scoperto.
  • Conferisce nell’Area della Tradizione LaV Comunicazione scarl con presidente Luciano Orsini, cui appartengono La Voce Alessandrina e Radio Voce Spazio. Nell’Area conferiscono anche
  • l’Archivio storico della Curia, guidato da don Stefano Tessaglia, e la Biblioteca storica del Seminario, curata da don Marco Camillo Visconti.

Fragilità

Don Stefano Tessaglia, cappellano dell’Ospedale di Alessandria, è responsabile dell’area “Fragilità“.

Don Stefano, di che cosa si occupa la tua area pastorale?

«È l’area “Fragilità”, perché tra gli ambiti della vita umana, e dunque tra gli spazi d’impegno per l’annuncio del Vangelo, vi è anche la fragilità. Non si può infatti dimenticare che la vita dell’uomo è esposta anche a situazioni di fragilità, di malattia o povertà, che a volte si prolungano sino a diventare addirittura uno stato definitivo di vita, appunto di “vita fragile”, come nelle condizioni di vecchiaia, di disabilità o di esclusione sociale. Come cristiani noi tutti siamo chiamati a prenderci particolare cura di coloro che sono nel bisogno e nella difficoltà, facendo sentire la presenza del Signore e della Chiesa accanto a coloro che soffrono, ma anche a quanti se ne prendono cura, per ispirare una cultura (e una fede) più sensibili alla sofferenza, all’emarginazione e ai valori della condivisione. Ciò che infatti noi sperimentiamo, in questi ambiti, è fondamentalmente una delega ad alcuni specialisti delle fragilità… anche noi preti lo facciamo! “Hai un problema lavorativo o economico concreto o una famiglia vive un momento difficile? Ecco il numero del direttore della Caritas, vedetevela voi!”. Invece, alleviare le sofferenze dei fratelli è compito di tutta la comunità cristiana e questo proprio guardando alla vita e all’insegnamento di Gesù, che si è preso cura delle anime ma ha anche guarito i corpi. L’area comprende la Caritas, con la sua fondamentale realtà e molteplici iniziative, e l’Ufficio diocesano per la pastorale della salute. A questi si affiancano altri organismi ecclesiali di accompagnamento di alcune fragilità umane: il Tribunale ecclesiastico diocesano, completamente autonomo nel suo ordinamento, ma sostenuto da percorsi di sostegno pastorale, ad esempio delle coppie che vivono la fine del loro legame matrimoniale; l’associazione Oftal, che si occupa dell’accompagnamento degli ammalati a Lourdes, ma anche di decine di progetti locali ed è un sostegno prezioso per le nostre parrocchie e moltissime famiglie; Opere di giustizia e carità e Solidarietà internazionale ed emergenze».

Che cosa hai pensato quando il Vescovo ti ha chiesto di prenderti questa responsabilità?

«Un po’ di preoccupazione c’è stata, davanti alla enorme quantità di situazioni di fragilità a cui il mondo attuale espone moltissime persone. Mi ha poi però rincuorato il richiamo continuo del vescovo alla necessità di un cammino comune e a un maggiore dialogo tra gli uffici e i diversi incaricati: non è un lavoro in solitaria ma condiviso e questo lo trovo fondamentale. Al coordinatore viene così chiesto di essere al servizio degli altri, secondo una alta prospettiva “ministeriale” e non soltanto (sarebbe più facile) smistare il lavoro per competenze e poi ognuno per la sua strada. Questo è un cambio di prospettiva non da poco».

All’area fragilità fanno capo i seguenti Uffici pastorali:

  • La Caritas diocesana, diretta da Giampaolo Mortara. Delegato vescovile per la Carità è padre Daniele Noè.
  • All’area della Fragilità appartiene anche l’Ufficio per la salute diretto da don Stefano Tessaglia.
  • In questa Area pastorale conferiscono il Tribunale ecclesiastico diocesano il cui Vicario Giudiziale è don Massimo Marasini. Oltre a questo conferiscono anche l’organizzazione di volontariato.
  • Opere di giustizia e carità, con presidente Roberto Massaro e Sie – Solidarietà Internazionale ed Emergenza, diretto da Francesca Bravi. Anche l’Oftal – Opera federativa trasporto ammalati a Lourdes, con presidente Andrea Serra, conferisce in questa area.
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