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Tre libri domenicani

“La recensione” di Fabrizio Casazza

Domenica 1° maggio chi ha partecipato a Bosco Marengo alla solenne concelebrazione presieduta dal cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato di Sua Santità, in occasione del 450° anniversario della morte di san Pio V, l’unico Papa nato in Piemonte, ha notato la presenza di molti giovani frati che indossavano un saio bianco. Si tratta dei domenicani, l’Istituto religioso cui il boschese Antonio Ghislieri appartenne dal 1518 con il nome di fra Michele.

Le Edizioni Studio Domenicano, la casa editrice dell’Ordine, ha recentemente pubblicato alcuni testi molto interessanti. Nella collana “I talenti”, in collaborazione con le Edizioni San Clemente, sono usciti i volumi Cristo e l’anticristo (pp 251, euro 25) di Ippolito di Roma (vescovo, poi antipapa, poi martire in Sardegna con papa Ponziano nel III secolo), che contiene anche un’antica omelia pasquale e due interventi del cardinale Giacomo Biffi, e Storia di Vardan e compagni martiri (pp 505, euro 38), di Eliseo l’Armeno, monaco del V secolo che compose opere teologiche dopo aver assistito il generale Vardan Mamikonian nella lotta armena del 451 per resistere all’invasione persiana.

La festa della fatica umana (pp 181, euro 14) contiene le omelie tenute il 1° maggio dal 1984 e il 2003 dal cardinale Giacomo Biffi mentre era Arcivescovo di Bologna. Come sottolinea nella prefazione il suo secondo successore, il cardinale Matteo Maria Zuppi, le sue osservazioni «non sono mai astratte affermazioni di puro principio, ma sono sempre ben incarnate nel tempo, di cui egli è acuto osservatore». Il docente universitario e diacono permanente Eros Stivani nella presentazione auspica che la rilettura degli interventi biffiani serva a «stimolare alla competente e puntuale presenza cristiana nel sociale» e «ad inquadrare i problemi di oggi e a trovare le vie per la loro soluzione, grazie alla luce proveniente dal Vangelo, con la forza dello Spirito Santo».

L’acume intellettuale, la chiarezza espositiva, la profondità dottrinale, la lungimiranza dell’analisi del libro offrono certamente motivi di riflessione e d’impegno: sarebbe antitetica rispetto alla logica dell’incarnazione una prassi cristiana che si rifugiasse in un misticismo avulso dalla storia, omettendo la profusione di risorse per impregnare del messaggio evangelico la società contemporanea per trasformarla a tutela dei lavoratori. D’altronde, come spiegò a suo tempo san Giovanni Paolo II, il lavoro è fatto per la persona e non viceversa. E peraltro, come affermò nel 1987 proprio il cardinale Biffi, bisogna elaborare criteri ermeneutici nuovi perché «tutte le falci e tutti i martelli ci appaiono culturalmente arrugginiti!».

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