Cristina Ghilini nasce il 1° luglio 1784, ultima erede del marchese Ambrogio Maria. Questi, studioso di botanica, aveva curato l’allestimento di meravigliosi giardini annessi a Villa Ghilina, residenza estiva della famiglia sita a San Giuliano Nuovo. Il 9 febbraio 1803 Cristina sposa il conte Scipione Mathis di Cacciorna e si trasferisce a Torino. La vita della contessa, raccontata con dovizia di particolari da Francesco Barrera nel libro “Profumo di un’epoca”, subisce una svolta importante nel maggio del 1805 quando incontra Napoleone Bonaparte in occasione della grandiosa rievocazione della battaglia di Marengo. Qualche anno dopo la principessa Paolina Borghese, sorella dell’imperatore, le propone di entrare a far parte delle sue dame di compagnia. Cristina arriva a Parigi nel mese di ottobre 1809, separandosi temporaneamente dal marito e dalle due figlie piccole. La bella piemontese, dai lunghi capelli biondi e gli occhi celesti, cattura subito l’attenzione di Napoleone. Non senza esitazioni, e probabilmente incoraggiata dalla stessa Paolina, finisce per accettare le lusinghe del Primo Console. Secondo la vox populi, peraltro priva di alcun fondamento, Cristina Mathis avrebbe chiesto come pegno d’amore l’abbattimento del vecchio duomo di Alessandria , che oscurava la vista dell’attuale piazza della Libertà a Palazzo Ghilini, fatto erigere dal marchese Tommaso Ottaviano Antonio nel corso del XVIII secolo. Più prosaicamente, la demolizione dell’antica cattedrale – stabilita da un precedente decreto datato 18 novembre 1802 – permise la realizzazione di un’ampia area da destinare a Piazza d’Armi. La storia sentimentale tra Cristina e Napoleone si consuma rapidamente, anche a causa del divorzio tra Bonaparte e Giuseppina e il futuro matrimonio per procura con Maria Luisa d’Asburgo Lorena. All’inizio del 1810 Cristina torna così a Torino, e al conte Mathis viene concesso il titolo di barone dell’impero. Nel periodo della restaurazione deve sopportare il rancore d e l l a nobiltà sabauda c h e n o n le perdona il passato filo-francese. Decide quindi di dedicarsi alle sue passioni: la musica, il canto e il teatro. Negli ultimi anni si ritira a vita privata compiendo molte opere di carità. Una targa all’Ospedale civile ricorda il suo impegno nei confronti di ammalati e poveri. Il 10 dicembre 1841 la contessa si spegne ad Alessandria. Secondo una leggenda popolare, i fantasmi di Cristina e del marchese Ambrogio aleggiano ancora nei luoghi ormai spogli dell’antica “Ghilina”.
Mauro Remotti