Il cristianesimo non è un mero insieme di riti, tradizioni e regole ma è incontro con l’altro e con l’Altro. Questi due incontri si fecondano a vicenda e rendono la fede una forza che incide anche nella cultura. Lo sostiene l’arcivescovo Erio Castellucci, Metropolita di Modena-Nonantola e Presidente della Commissione Episcopale per la dottrina della fede, l’annuncio e la catechesi, in “Solo con l’altro”, da poco pubblicato da Emi (pp 124, euro 13).
Il brano seguente spiega bene l’approccio del testo: «Per essere integralmente cristiani non c’è bisogno di mettere tra parentesi la propria identità, come fanno i relativisti, e neppure, al contrario, di brandirla contro quella degli altri, come fanno gli integralisti; c’è bisogno piuttosto di scavare a fondo la propria identità: e si scoprirà che essa porta alla relazione e che la relazione costruisce l’identità» (p. 16). Queste considerazioni indicano il percorso che deve seguire l’evangelizzazione della nostra epoca, che si caratterizza per un pluralismo religioso con cui, volenti o nolenti, bisogna confrontarsi. Occorre porsi in ascolto dei contemporanei facendo proprie le loro questioni cercando d’illuminarle con una luce nuova, quella della fede professata nel Credo. «L’annuncio cristiano non termina con il sorgere della domanda, ma con l’accompagnamento verso la risposta» (p. 49).
Si noti che il volume parla di accompagnamento verso, a sottolineare l’ineludibile aspetto di fatica e di cammino che la ricerca comporta. In questo senso si può anche analizzare la situazione europea, nella cui cultura sono «operativi dei valori basilari alla cui formulazione ha contribuito anche il cristianesimo, e vi ha contribuito proprio attraverso la sua identità aperta» (p. 87). In questa direzione vanno anche le ultime parole del libro: «Un’identità senza dialogo contraddirebbe i contenuti della fede cristiana, aperti al riconoscimento della presenza e azione di Dio in ogni luogo e tempo. E viceversa un’apertura senza identità scadrebbe in un relativismo incapace di iniettare nelle vene del mondo la novità del Vangelo» (p. 120). L’arcivescovo Castellucci in quest’opera pone delle domande e accompagna, dolcemente ma convintamente, verso la risposta.
Fabrizio Casazza