Il gossip ecclesiastico rumoreggia che nel corso di quest’anno, a giugno o a novembre, si terrà un concistoro ordinario pubblico per la creazione di nuovi cardinali. Il motivo è che a metà ottobre gli elettori (under 80) scenderanno da 124 a 114 e quindi ci saranno sei posti liberi più altri eventuali ultraottantenni. Si vedrà. In ogni caso una delle peculiarità del pontificato di Francesco è sicuramente il cambiamento nei criteri di nomina dei cardinali, non più scelti quasi automaticamente tra le sedi metropolitane più grandi e antiche ma selezionati accuratamente in funzione della loro provenienza. Se una preferenza c’è, è per le diocesi più piccole e sperdute.
In dichiarata continuità con il volume dello scorso anno “Tutti gli uomini di Francesco” il giornalista Fabio Marchese Ragona ha voluto raccontare le storie dei porporati creati dall’attuale Pontefice con una serie di interviste, raccolte ora nel libro “I nuovi cardinali di Francesco” (San Paolo, pp 268, euro 16) e divise per continenti. Una caratteristica comune a tutti – eccetto Angelo Becciu, Prefetto della Congregazione per le cause dei santi, avvisato dal Papa stesso nei giorni precedenti in un’udienza privata – è l’aver appreso la notizia del nuovo incarico in modo fortuito: chi avvertito dalla gente mentre celebrava l’eucaristia, chi informato da amici via sms, chi svegliato nel mezzo della notte. In precedenza, arrivava qualche giorno prima una comunicazione ufficiale all’interessato da parte della Segreteria di Stato o dalla Nunziatura Apostolica del posto. I temi aff rontati nei colloqui con il vaticanista del Gruppo Mediaset spaziano a seconda dei campi d’azione prevalente dei presuli. Raccogliamo qualche aspetto particolare. Il già citato Angelo Becciu, Prefetto della Congregazione per le cause dei santi, commentando gli scandali “Vatileaks”, propone di adottare nella Santa Sede «penalità pecuniarie in caso di violazione del segreto professionale», mentre sostiene che il chierico con tendenze omosessuali che non rispetti gli impegni di castità è «doveroso che per il bene della Chiesa si ritiri a vita privata».
Giuseppe Petrocchi, Arcivescovo de L’Aquila, racconta l’origine della sua vocazione. Da liceale in sella al suo motorino per sfuggire a un acquazzone si rifugia nel cinema diocesano, ove assiste a un film su un missionario, che gli fa nascere molte domande. Sappiamo com’è andata a finire. Ricardo Blásquez Pérez, Arcivescovo di Valladolid, auspica che nella comunità cristiana «le donne potessero assumere molte responsabilità che prima erano riservate abitualmente agli uomini». António dos Santos Marto, Vescovo di Leiria-Fátima, confi da tutti i suoi dubbi giovanili sulla religiosità popolare e in particolare sui veggenti della cittadina portoghese, in cui poi venne mandato come Pastore. Louis-Marie Ling Mangkhanekhoun, Vicario Apostolico in Laos, ricorda la fame durante i tre anni di prigione, che lo spinse persino a mangiare i topi. Berhaneyesus Souraphiel, Arcieparca di Addis Abeba, evoca sia l’invasione coloniale italiana che ancora oggi getta una cattiva luce sulla Chiesa sia i sette anni nelle galere del regime comunista. Auspica poi investimenti dall’Europa per l’educazione e la formazione, così da scongiurare la partenza dei giovani. John Ribat, Arcivescovo in Papua Nuova Guinea, paventa il rischio che entro il 2050 molte isole del Pacifico siano sommerse, creando così numerosi «profughi climatici». Insomma, le interviste raccolte in questo libro fanno davvero respirare la cattolicità della Chiesa, aprono spazi di riflessione, allargano l’orizzonte.
Fabrizio Casazza