Un uomo o una donna sintonizzati su Dio e sull’umano in pienezza
Una guida spirituale può essere padre, madre, fratello o sorella. Una relazione profonda da cercare quando si ha qualcosa da trovare
La guida spirituale: che cos’è? Nella mia piccola esperienza di pastorale giovanile ho incontrato alcuni giovani che si sono impegnati con zelo nella loro vita spirituale, hanno vissuto dall’interno la vita dell’oratorio, ma alla domanda: hai una guida spirituale? Si sono bloccati. Effettivamente non è semplice spiegare qual è il valore di avere una guida che possa accompagnarti all’interno di un mondo così intimo come quello della vita spirituale, ma il primo tema da sfatare è proprio questo: una guida spirituale non è il personal trainer dell’anima, non è il consulente della preghiera del momento o il tuo confessore personale. E allora che cos’è? Di primo acchito direi un padre. Però pensandoci bene e pensando al mio vissuto direi anche un fratello, forse perché dipende da quale tipo di relazione cerchiamo. Ma il grado di parentela serve solo a dare un’idea della profondità del rapporto che possiamo costruire con la guida spirituale, che così come un padre o un fratello ha bisogno della nostra totale fiducia, perché spesso non ci dice quello che vogliamo sentirci dire. Per questo motivo non può essere semplicemente un amico. La parte più difficile dell’essere una guida spirituale non è tanto il saper “fare” la guida, quanto “essere” una guida, ovvero un uomo di Dio, un uomo capace di fondere perfettamente in sé la sua natura umana con quella divina ricevuta in dono grazie al Battesimo.
Lo scopo di avere una guida spirituale non è tanto imparare da un esperto come si fa a “vivere da cristiani”, quanto scegliere di vivere la propria vita “cristianamente” imparando a capire passo dopo passo il significato della parola “scelta” così che possiamo essere capaci di scegliere ogni volta che ci capita l’occasione (anche senza guida spirituale). Questo perché siamo noi a dover scegliere, sempre. Il vantaggio dell’avere una guida spirituale è che se nella fase del discernimento, abbiamo accanto a noi «un uomo o una donna sintonizzati su Dio e sull’umano in pienezza» (come dice il salesiano don Luca Barone nella sua intervista) la nostra scelta sarà nettamente più libera, perché sapremo dare una risposta alle domande giuste, togliendoci di mezzo quelle che rallentano la nostra vita e che con il tempo diventano rimpianti.
Insomma in un cammino di accompagnamento le domande sono nettamente più importanti delle risposte, perché diventa sempre più chiaro che la nostra vita è nelle mani di Dio, che la nostra felicità è il suo obiettivo e la santità la nostra meta. Lasciarsi accompagnare significa in qualche modo mettersi nelle mani di Dio, così come fate voi con questo speciale. Provando a capire qual è la domanda giusta per l’unica risposta che Dio vuole per noi: la felicità.
In breve (per i pigri)
- Essere e non fare
- Hai già una guida?
- Un cammino insieme
- Guida, non guardiano
- Estote parati
Speciale a cura di Enzo Governale