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L’arte del non spreco

Non sprecare le verdure: come combattere la cultura dello scarto a partire dalla tavola

Recuperare gli avanzi delle ricette con le verdure è un modo intelligente per cucinare meglio e spendere meno ma anche un gesto di civiltà

Lo spreco «è l’espressione più cruda» della cultura dello scarto. Ed è «scandaloso non accorgersi di quanto il cibo sia un bene prezioso e di come tanto bene vada a finire male». Lo ha detto Papa Francesco durante un’udienza con i membri della Federazione Europea dei Banchi Alimentari, a conclusione della riunione annuale svoltasi a Roma per celebrare i 30 anni dalla fondazione del Banco Alimentare Italiano, nel maggio scorso. Abbiamo raccolto il suo invito e abbiamo deciso di fare uno speciale sul tema dell’attenzione a non sprecare il cibo, partendo dalla verdura. L’intenzione è quella di capire, con l’aiuto di esperti sul tema, come cucinare in modo intelligente e come acquistare in modo saggio, per evitare di buttare del cibo, sprecare soldi e risorse e inquinare inutilmente. Il faro che ci guida è il buonsenso (virtù tragicamente in disuso) e il desiderio di prenderci cura dell’uomo e dell’ambiente insieme, come auspicato dal Papa nell’enciclica “Laudato Si”: «È fondamentale cercare soluzioni integrali, che considerino le interazioni dei sistemi naturali tra loro e con i sistemi sociali. Non ci sono due crisi separate, una ambientale e un’altra sociale, bensì una sola e complessa crisi socio-ambientale. Le direttrici per la soluzione richiedono un approccio integrale per combattere la povertà, per restituire la dignità agli esclusi e nello stesso tempo per prendersi cura della natura».

La questione che è importante avere in mente è che imparare a riutilizzare e non sprecare il cibo che abbiamo in dispensa non è un vezzo ecologista da radical chic, ma un utile recupero della saggezza popolare (sempre scomodando il buonsenso), come ci ha spiegato Davide Porporato, docente di Etnologia presso l’Università del Piemonte Orientale: «Per recuperare gli avanzi di un pasto occorre mettere in atto un processo creativo culinario ricombinatorio che la donna della tradizione conosceva e metteva in atto quotidianamente confezionando piatti con pochi scarti alimentari che nutrivano la grande famiglia. La cucina degli avanzi, degli scarti, è una pratica virtuosa che si caratterizza per la sua capacità di non produrre rifiuti, di ritardare, ricorrendo ad un complesso sapere tradizionale orale e gestuale, l’immissione nell’ambiente degli scarti. Una pratica ecologica quotidiana che la società del presente ha scioccamente dimenticato». Qualche dato, per inquadrare il fenomeno, preso da Slowfood Italia: quasi due miliardi di tonnellate di cibo, di cui l’80% è ancora buono, viene gettato nella spazzatura. Le previsioni per il futuro non sono rassicuranti: si stima che nel 2030 lo spreco aumenterà del 25%. E tutto questo quando più di 815 milioni di persone nel mondo sono denutrite. Se fosse possibile recuperare tutto il cibo che sprechiamo, si potrebbero sfamare quasi due miliardi di persone.

Speciale a cura di Zelia Pastore

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