“Il Vangelo e la biro” di Roberto Massaro
Carlo Maria Martini, Iman Laila e Giorgio La Pira: da loro un monito alla nostra indifferenza
Questa rubrica, che da oggi va in archivio per libera scelta di chi scrive, ha tratto il proprio titolo da una felice intuizione del cardinal Martini. Durante il suo ministero a Milano, l’arcivescovo ha molte volte invitato a leggere insieme il Vangelo ed il giornale tenendo a disposizione una biro per sottolineare ed evidenziare come la Parola, meditata e “ruminata” nella preghiera, sia in grado di dare risposte sempre nuove ai problemi di ogni tempo. Le brevi riflessioni che ho proposto, in questi mesi, sono scaturite dalla convinzione che la dimensione sociale del Vangelo esclude che l’esperienza cristiana possa ridursi ad un esercizio privato della fede.
Questo perché il mandato che il cristiano riceve con il Battesimo implica l’impegno e l’attenzione verso ogni realtà umana. L’ispirazione evangelica ci deve sempre spingere al realismo sociale e, di conseguenza, alla scelta preferenziale per i poveri. In questo tempo di Quaresima riscopriamo allora il silenzio, quale spazio per pensare, per essere attenti agli altri, per ascoltare la Parola del Signore, l’unica che salva. Mettiamo da parte la paura di diventare scomodi, ridestiamoci dal torpore e dal sonno e ritroviamo il coraggio della denuncia contro le strutture di peccato che umiliano milioni di esseri umani in ogni parte del globo. Iman Laila era una bimba siriana, morta di freddo tra le braccia del padre mentre la stava portando all’ospedale più vicino. Aveva problemi respiratori. Il padre le ha messo addosso tutto quello che aveva, e tendendola stretta, ha camminato per più di due ore nella neve. Quando è giunto a destino, con i piedi quasi congelati, i medici hanno constatato che il cuore della piccola Iman si era fermato. Questa terribile storia, impastata di guerra e dolore, simbolo delle tante altre storie sconosciute ma non meno drammatiche sia, in questo cammino quaresimale, come un monito alla nostra indifferenza, alle nostre ipocrisie e colpevoli omissioni per le quali chiedere perdono. Affidiamoci alla misericordia di Dio con la consapevolezza che nonostante tutto «C’è una primavera che si prepara in questo inverno apparente» (G. La Pira).
[Caro Roberto, ti ringrazio per la leale e proficua collaborazione con Voce. Mi auguro tu possa trovare nuovi stimoli (e il tempo necessario) per tornare a scrivere per noi: la porta è aperta, ti aspettiamo. A. A.]