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Un servizio che ci insegna a vivere

Andrea Serra, presidente dell’Oftal di Alessandria

«A chiunque lo chiediate vi dirà sempre che, a fare questo servizio, si riceve di più rispetto a quello che si dà». A dircelo, negli studi di Voce, è Andrea Serra (nella foto qui sotto), presidente della sezione di Alessandria dell’Oftal. Lo abbiamo invitato per farci raccontare come l’associazione sta vivendo questo difficile momento d’emergenza sanitaria.

Andrea, sei stato a Lourdes quest’anno?
«Sì, ci sono stato all’inizio di ottobre, sfruttando un weekend piuttosto lungo: sono partito di venerdì e sono rientrato lunedì, viaggiando in aereo. È stata un’esperienza molto particolare e, passatemi il termine, “impressionante” vedere Lourdes completamente vuota. L’unico posto dove si vede ancora dalla gente, per fortuna, è davanti alla Grotta. Anche se tenendo le distanze non si può passare sotto la Madonna, però si può pregare tranquillamente».

L’Oftal è stata la prima associazione italiana a organizzare un pellegrinaggio a Lourdes, a settembre, subito dopo il lockdown.
«Certo, abbiamo avuto la fortuna di tornare a Lourdes con un piccolo pellegrinaggio. È stato un segno tangibile dell’attaccamento che la nostra associazione ha verso quel Santuario e verso la Madonna».

Durante il momento più duro della pandemia, come avete pensato di rispondere a tutto questo bisogno?
«La cosa principale che abbiamo cercato di fare è stata rimanere vicini, anche se fisicamente lontani, a tutti i nostri associati e alle persone che aiutiamo. Questo anche attraverso la preghiera: abbiamo fatto delle Novene via Skype, grazie a questi potenti mezzi tecnologici. Poi alcuni di noi hanno fatto parte del gruppo formato dall’assessore Monica Formaiano (assessore all’associazionismo del Comune di Alessandria, ndr) che portava la spesa a casa di chi era impossibilitato a uscire perché colpito dal coronavirus».

Come arrivavano le richieste?
«Arrivavano attraverso il Cissaca o il Comune. Durante la settimana si faceva una spesa per chi ci veniva segnalato: un modo per rimanere in contatto e cercare di dare una mano in q

 

ualche modo. È stata un’esperienza molto bella, abbiamo conosciuto tanta gente ed è stato un modo per condividere questo strano e pericoloso momento».

Non credi anche tu che durante il lockdown siano emerse le qualità e la buona volontà delle persone?
«Certamente, molti si sono rivolti a noi proprio per cercare di aiutare gli altri, pur rischiando di contrarre il virus. Ma noi ci siamo attenuti rigidamente ai protocolli e alle norme igienico-sanitarie».

In questo periodo avete anche inaugurato un pulmino, che si aggiunge alla “flotta” di mezzi che già avete. A che cosa servirà, e come è arrivato?
«È arrivato grazie alla generosità della fondazione “Deiana”: l’attuale presidente, che è il figlio del fondatore, fa parte dell’Oftal. E quindi, venendo a conoscenza che uno dei nostri pulmini era malconcio e aveva raggiunto un gran numero di chilometri, si è offerto di comprarne uno nuovo. Questi mezzi servono per accompagnare le persone che hanno bisogno e non hanno possibilità di muoversi autonomamente, perché non possono camminare o hanno altri problemi. Le accompagniamo a fare delle visite, in ospedale, ma anche se hanno necessità di fare altre cose noi ci offriamo volontariamente, e in maniera gratuita, di trasportarle».

Da sinistra: Marco Deiana, monsignor Guido Gallese, Andrea Serra e Monica Formaiano

 

Un pulmino ha comunque delle spese di manutenzione. Come sostenete questi costi?
«Arrivano offerte da parte di persone che conoscono e sanno a cosa serve la loro donazione. Poi un altro esempio sono le uova di Pasqua che vendiamo in tutta Alessandria: col ricavato, oltre a sovvenzionare il pulmino, cerchiamo di pagare il pellegrinaggio a Lourdes a coloro che non possono permetterselo. Quest’anno le uova non le abbiamo vendute, ma cerchiamo di andare avanti organizzando piccole iniziative e sperando sempre nella generosità di chi ci ha sempre aiutato e continua a farlo».

Che differenza c’è tra l’Oftal e un’altra associazione di volontariato? Qual è la vostra peculiarità?
«Proviamo a fare questo servizio con uno sguardo cristiano, vedendo nelle persone sofferenti il volto di Gesù. Chiaro, non è facile, ma cerchiamo anche di avere una preparazione spirituale, supportati dai nostri sacerdoti. Non dico che siamo migliori, però facciamo volontariato in un’ottica che è leggermente diversa rispetto a quella delle altre associazioni».

Come si fa a capire se vale la pena coinvolgersi nelle vostre attività?
«Oltre alle offerte abbiamo bisogno anche di volontari. Come dicevamo prima, adesso è arrivato il pulmino, ma abbiamo bisogno degli autisti e anche di persone che accompagnino chi guida. Per guidarlo basta avere la patente della macchina, trattandosi di un pulmino normale da nove posti. Tutto questo accompagnato da sorriso, altruismo e disponibilità verso le persone: ingredienti fondamentali per il nostro servizio. Sia per le offerte che per collaborare con noi, basta telefonare in sede allo 0131 441080, oppure scriverci alla mail alessandria@oftal.org».

Qual è il tuo guadagno nel fare questo servizio?
«Non siamo noi che aiutiamo loro, ma sono loro che aiutano noi. Ci fanno capire quanto è bello condividere le proprie esperienze con le persone, cercando di essere un braccio, una mano o una gamba di chi purtroppo non ha questa capacità. Poi credo che siano loro a insegnarci come vivere la vita: anche se in situazioni difficili, riescono sempre a sorridere, a dire una parola di conforto. Loro a noi: non il contrario!».

Andrea Antonuccio

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